L'uomo nell'ombra2010

SCHEDA FILM

L'uomo nell'ombra

Anno: 2010 Durata: 131 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:Roman Polanski

Specifiche tecniche:35 MM, D-CINEMA (1:2.35)

Tratto da:romanzo "Il ghostwriter" di Robert Harris (ed. Mondadori, coll. Omnibus, 2007)

Produzione:ROMAN POLANSKI, ROBERT BENMUSSA E ALAIN SARDE PER R.P. FILMS, FRANCE 2 CINEMA, ELFTE BABELSBURG FILM, RUTEAM III

Distribuzione:01 DISTRIBUTION - DVD E BLU-RAY: 01 DISTRIBUTION (2010)

ATTORI

Ewan McGregor nel ruolo di Ghost Writer
Nicolas Cage nel ruolo di Ghostwriter
Pierce Brosnan nel ruolo di Adam Lang
Kim Cattrall nel ruolo di Amelia Bly
Olivia Williams nel ruolo di Ruth Lang
James Belushi nel ruolo di John Maddox
Timothy Hutton nel ruolo di Sidney Kroll
Eli Wallach nel ruolo di Anziano della vigna
Tom Wilkinson nel ruolo di Paul Emmett
Robert Pugh nel ruolo di Richard Rycart
Jon Bernthal nel ruolo di Rick
 
 
 

MONTAGGIO

de Luze, Hervé
 

SCENOGRAFIA

Konrad, Albrecht
 

COSTUMISTA

Collin, Dinah

TRAMA

Un ghostwriter viene assunto dall'ex premier britannico Adam Lang per completare la stesura delle sue memorie. Tuttavia, il lavoro si rivelerà molto pericoloso per lo scrittore che scoprirà segreti di tale importanza da metterne a repentaglio la vita.

CRITICA

"Chi è capace di fare oggi un thriller gotico e politico insieme? La risposta è una sola: Roman Polanski, che con le atmosfere inquietanti si è sempre trovato a suo agio e che con 'The Ghost Writer' (in italiano, 'L'uomo nell'ombra') torna ai temi contemporanei, firmando un'opera all'altezza della sua miglior tradizione, (...) costruito sfruttando al meglio l'ostilità della Natura (vento, pioggia, mare burrascoso); giocato con sapienza tra inquietanti personaggi «secondari» e reticenti comprimari, il film sa trasmettere un senso di angoscia insinuante e sotterraneo che trasporta lo spettatore in un mondo senza più certezze, dove le macchinazioni politiche diventano l'altra faccia dell'insicurezza quotidiana. E se si aggiunge l'evidente rimando all'attualità (Lang fa subito pensare a Tony Blair, di cui per altro Harris è stato davvero ghost writer) si può capire come thriller, fantapolitica e allusioni varie si intreccino in maniera inestricabile. Perché così è il mondo d'oggi, risponderebbe probabilmente Polanski, che ha sempre cercato di scavare dietro le apparenze che la realtà sembra offrire. Ma anche perché il regista polacco è un vero maestro dell'inquietudine e del sospetto, che sa instillare nello spettatore senza far ricorso a colpi di scena o effettacci truculenti. E questo film lo dimostra magistralmente." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 13 febbraio 2010) "'L'uomo dell'ombra' (...) sfrutta gli innegabili pregi della fonte letteraria per un racconto cinematografico serrato in cui la provata abilità di Polanski si arricchisce di eco del vecchio Hitchcock mai esplicitamente citato ma presente per le situazioni e le atmosfere (...). Le similitudini con il caso di Blair sono naturalmente puramente accidentali ma non sarà un caso se il vero primo ministro, un tempo vecchio amico di Harris, oggi non gli rivolge la parola. Polanski per l'occasione ritrova la brillantezza giovanile quando l'arte del thriller sembrava interamente in suo possesso e vi aggiunge la purezza asciutta dell'età sicché il film può essere definito capolavoro senza alcun imbarazzo. E non si vede, in linea di principio chi possa sottrargli l'Orso d'oro." (Andrea Martini, 'Nazione, Carlino, Giorno', 13 febbraio 2010) "E' uno dei film più attesi dell'anno, terminato 'a distanza' dal resista già agli arresti domiciliari. (...) Polanski è un vero maestro nel trasmettere allo spettatore un forte senso di inquietudine, disagio, incertezza e gioca con tutti gli elementi dark a disposizione per farci sospettare di chiunque e dubitare di quello che vediamo." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 9 aprile 2010) "In medianico contatto con Hitchcock, Polanski, arrestato nel suo chalet svizzero, ha montato un thriller capolavoro che come soggetto ha i nostri tempi. Ghost writer è chi scrive senza nome, il «negro» come si diceva, 'L'uomo nell'ombra' come traduce banalmente il titolo italiano di questo straordinario film in cui nessuno saprà mai la verità. Ispirato da 'The ghost writer' di Robert Harris, un Oscar Mondadori, il regista lo supera per virtù fantastiche, efficacia di spettacolo, tempismo di cinema. (...) Riferimenti a Blair ottimi e abbondanti: Harris, sceneggiatore, ex giornalista politico, è stato suo supporter e il film di Polanski non fa sconti nel denunciare nascoste strategie e subalternanza britannica a Bush. E forse questo è oggi un reato peggiore delle vecchie cose di sesso. Se per Truffaut un film è un treno che fila nella notte, questo è un Orient express che corre come il vento, non fa fermate e conduce senza respiro a scavare oltre la realtà virtuale in confezione di cinema puro che splende pure per virtù scenografiche in un match fra volgarità interiore e fasto post moderno. E come spesso accade (vedi 'Invisibile' di Paul Auster) pure qui si parla di un libro, del suo pericoloso farsi, dell'umiliazione ben nota in Italia di non poter mai sapere come stanno davvero le cose: storia di tradimenti che non risparmia nessuno. Orso d'argento a Berlino, Polanski dà lezione di suspense arricchito con humour di qualità e senza smettere d'essere attuale, fino al finale londinese, certo con sorpresa. I due interpreti sono perfetti, Ewan McGregor assorbe scena dopo scena i miasmi peggiori della società, indeciso se fare l'eroe; Pierce Brosnan, con volgare eleganza, dimostra che è tanto meglio di quanto pensassimo quando faceva 007." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 9 aprile 2010) "A undici chilometri dalle coste del Massachusetts, distesa sull'Atlantico, lontana dal mondo reale, Martha's Vineyard è il set di 'The Ghost Writer' ('L'uomo nell'ombra'), una specie di Alcatraz dorata, equivalente al domicilio coatto di Roman Polanski, segregato nel suo chalet elvetico da mesi. Spazio astratto, tempo dilatato, I'isola esprime l'estraneità di un 'innocente' al dispositivo di morte che macina le trame dei servizi, gli omicidi mirati, le menzogne politiche e che scarta e distrugge gli 'incompatibili', come l'artista nomade di 'Rosemary's Baby'. (...) Polanski architetta in salsa hard-boiled il suo atto d'accusa su partitura di 'The Ghost', romanzo di Robert Harris, ex giornalista della Bbc, autore anche di 'Pompei' (il kolossal storico, precedente progetto del regista, bloccato dalla produzione), ex supporter fedele di Tony Blalr fino al secondo conflitto in Iraq, quando, come il ghostwriter, si accorse che il suo ministro del cuore era diventato 'un'arma di distruzione di massa'. (...) Con Ewan McGregor, perfetto nel ruolo del testimone 'qualunque', siamo sospesi nell'atmosfera di incertezza e spinti pericolosamente a rivelare, contro le regole della detective-story, la verità negata. Un biglietto passerà di mano in mano, nel mezzo di una festa di diplomatici, tra brindisi, sorrisi e, smoking, un biglietto con su scritta la soluzione dell'enigma. Bellissima la sequenza e l'epilogo su una strada londinese, evocando 'L'uomo che sapeva troppo'." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 9 aprile 2010) "Capi di Stato, di governo (e ministri) agenti della Cia se ne sono visti: di re Hussein si sanno perfino i compensi percepiti... Certo, la Giordania è solo un frammento senza petrolio dell'Impero ottomano, separato dall'Irak - come il Kuwait - dalla volontà di spartizione dei colonialisti. Ora qual è il potere della Cia sul Regno Unito, cioè su chi, nel 1919, s'impose agli arabi, dopo averli illusi che emanciparsi dai turchi significasse la loro sovranità? Se lo chiede un romanzo, inglese, e autobiografico, di Robert Harris, 'Il Ghostwriter'. Come ultimo atto d'artista prima del carcere, Polanski ne ha tratto il film omonimo - almeno nel titolo originale -, diventato in Italia 'L'uomo nell'ombra' (...). Il mistero del film sono i dettagli che spiegano perché la Gran Bretagna, con la sua prosopopea imperiale e democratica, non è più sovrana, proprio come l'Italia, e senza nemmeno essersi arresa nel 1943... Ci sono verità che i giornalisti non scrivono più, allora le dicono romanzieri e registi: la precisione dei fatti non ne soffre oltre al cambio dei nomi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 9 aprile 2010)

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