I morti non muoiono2019

SCHEDA FILM

I morti non muoiono

Anno: 2019 Durata: 103 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA, HORROR

Regia:Jim Jarmusch

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA LF

Tratto da:-

Produzione:JOSHUA ASTRACHAN, CARTER LOGAN PER ANIMAL KINGDOM

Distribuzione:UNIVERSAL PICTURES

 

SOGGETTO

Jarmusch, Jim
 

SCENEGGIATORE

Jarmusch, Jim
 

MONTAGGIO

Alfonso Goncalves
 

SCENOGRAFIA

DiGerlando, Alex
 

COSTUMISTA

George, Catherine

TRAMA

Nella tranquilla cittadina di Centreville, qualcosa non va come dovrebbe. La luna splende grande e bassa nel cielo, le ore di luce del giorno diventano imprevedibili e gli animali iniziano a mostrare comportamenti insoliti. Nessuno sa bene perché. Le notizie che circolano sono spaventose e gli scienziati sono preoccupati. Ma nessuno prevede la conseguenza più strana e più pericolosa che inizierà presto a tormentare Centerville: I morti non muoiono - escono dalle loro tombe e iniziano a nutrirsi di esseri viventi, e gli abitanti della cittadina dovranno combattere per la loro sopravvivenza.

CRITICA

"Potrebbe esistere film migliore di uno sui morti viventi per aprire Cannes? Non sono forse gli zombie il precipitato di una guerra dei mondi, nello specifico i vivi e i morti, che proprio la 72esima edizione del festival francese sembra declinare a più riprese? Tredicesima volta dietro la macchina da presa e decima sulla Croisette, l'americano Jim Jarmusch porta in Concorso 'I morti non muoiono' ('The Dead Don't Die') (...) ha torto Ted Sarandos dell'arcinemica Netflix, quando stigmatizza che "Cannes ha scelto di celebrare la distribuzione e l'esercizio più che l'arte del cinema"? Una guerra di mondi che non divampa come l'anno scorso, però non si placa: 'Il cinema è nato per essere fruito collettivamente, ma Netflix sta facendo un gran lavoro', concede il presidente di giuria Alejandro G. Iñárritu. (...) stavolta Jarmusch serve una commedia horror con 'un cast che farà risvegliare i morti': i sodali Bill Murray, Adam Driver, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Iggy Pop, Steve Buscemi e Tom Waits, e i nuovi arrivati Selena Gomez, Danny Glover, Caleb Landry Jones. (...) 'The Dead Don' t Die' risolve più di qualche problema al direttorissimo Thierry Fremaux: annacqua l'ormai cronica siccità di film americani? rimpolpa il tapis rouge di divi e divine, merce anche qui sempre più rara? si fregia di uno spin politico, scorciando tra gli zombie l'apocalisse ecologica e il deplorevole stato dell'unione sotto Donald J. Trump? tributa onori e oneri dell'inaugurazione a un signor Jarmusch e non, per dire, a una 'signora nessuno' quale Emmanuelle Bercot, 'A testa alta' nel 2015. Insomma, meglio morti viventi che morti di fama, (...) Il sangue scorre a fiumi, ed ecco il dubbio: e se fossero questi nostri tempi a minacciare di divorarci vivi? Voltaggio metaforico, come genere vuole, e punteggiatura satirica, l'America è qui e ora. E a tornarci è anche Iñárritu, complice il muro in costruzione al confine con il suo Messico: 'Non sono un politico, ma c'è chi sparisce nel deserto e chi affoga nel mare. Il problema è l'ignoranza: quando non si conosce, è facile essere manipolati'." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 15 maggio 2019) "«In un mondo che rischia la distruzione c'è chi cavalca rabbia, paura e ignoranza» a Cannes. «Che mondo del cavolo!». Con queste parole si chiude il nuovo attesissimo film del regista americano Jim Jarmusch che con 'I morti non muoiono' popolato di zombie sanguinari. (...) Un inizio dunque all'insegna del divertimento, ma anche della riflessione, perché da sempre i «non morti» sono usati dal cinema, dal fumetto e dalla letteratura per alludere, neanche troppo velatamente, alle conseguenze della massificazione e dell'omologazione. Jarmusch torna dunque sulla Croisette (...) con un film di genere assai personale, l'horror appunto, dopo aver già frequentato a modo suo cowboy e vampiri. Ma nel mettere in scena questo esilarante zombie movie (...) Jarmusch torna a riproporre tutti gli elementi che rendono inconfondibile il proprio cinema: personaggi laconici, situazioni spesso surreali, umorismo sofisticato, musica che gioca un ruolo fondamentale, un ritmo lento che cerca di riprodurre quello della vita reale. Non a caso nel cast figurano molti degli attori con i quali collabora da tempo, come Tom Waits, Iggy Pop, Adam Driver, ai quali si aggiungono Bill Murray e Tilda Swinton. (...) Tra cultura pop e citazioni cinefile (tra tutte quella de 'La notte dei morti viventi' di George Romero, che già nel 1968 denunciava il marciume del sogno americano e la merce come valore mortifero, e 'Star Wars', nominato grazie al portachiavi di Adam Driver, che nella saga interpreta la nuova Morte Nera), il film gioca con il genere e il metalinguaggio.(...)" (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 15 maggio 2019) "Un film fortemente cinefilo, pieno di comicità e intelligenza, capace di far ridere e riflettere, grazie a quella speciale malinconia ironica che caratterizza tutto il cinema di Jim Jarmusch. (...) nel segno della più acuta leggerezza, mette a fuoco i problemi del momento, dai rigurgiti suprematisti all' allarme ambientale, dalla mania della connessione perenne alla violenza strisciante che governa i rapporti umani, anche quelli in apparenza sereni." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 15 maggio 2019) "Con l'eleganza dei maestri, Jim Jarmusch conduce il suo gioco senza strafare, e anche la cinefilia è autoironica e gentile, come se si sapesse, quello sguardo cosciente sul cinema, appartenere a un'altra epoca. E torna ovviamente (e non solo per via del cast) il mondo del regista, con qualche autocitazione e tanta memoria decantata. Al di là dei riferimenti politici diretti (le autorità che negano i cambiamenti climatici, un cane di nome Rumsfeld) quello che il film racconta, nella sua tonalità di fondo, sembra il nostro. Quest'America fuori del tempo in realtà siamo noi: un'umanità stanca, che al massimo può contare sulla saggezza zen di personaggi che osservano disincantati. In cui gli zombie sono appena un po' più zombie di noi, e dalle loro vene non esce sangue, ma cenere. Jarmusch rimane un po' dentro e un po' fuori la storia, i suoi personaggi la commentano, sanno di star recitando un copione, ci strizzano l'occhio? e se non possono non combattere, lo fanno con leggerezza. Come il regista. (...)." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 15 maggio 2019) "'What a Fucked Up World'. Ma che mondo schifoso, traducendo con un po' di approssimazione ed eleganza. Sono le ultime parole di 'The Dead Don' t Die' ('I morti non muoiono'), che ha aperto la settantaduesima edizione di Cannes. Eppure, nonostante il pessimismo finale, il film per più di cento minuti ha divertito, strappando anche qualche risata e soprattutto ha confermato la vena surreal-favolistica di Jim Jarmusch che, partito dalla new wave newyorkese e approdato qui all'Universal, ha conservato il suo spirito sorprendentemente lucido e la sua anima cinéphile . (...) La struttura è quella del film di genere, come era già stato per 'Dead Man' (un western) e 'Solo gli amanti sopravvivono' (una storia di vampiri), rispettosa dei luoghi canonici, con tanto di mani che escono dalle tombe e qualche budella sanguinolenta (mai splatter), ma sempre pronta a piegarsi all' autoironia. Senza però che il film imbocchi la strada del citazionismo postmoderno: tirare in ballo George Romero o sorprendere lo spettatore con una parentesi meta-cinematografica (come farà verso la fine Adam Driver con Bill Murray) non serve a Jarmusch per fare sfoggio della propria cultura o rivendicare parentele e affinità, quanto piuttosto per instaurare con lo spettatore una specie di complicità che lo accompagni su quel nuovo terreno. (...) Jarmusch è sicuramente un anti-trumpiano e vede con lucidità i limiti dell'american way of life ma in questo film sembra più interessato a farci sopra dell' ironia piuttosto che sottoporli a una qualche critica serrata." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 15 maggio 2019) "(...) L'America dei sempliciotti alle prese con il mostro reinventato dal compianto George Romero nel 1968 con un occhio al suo capolavoro 'Zombi' (1978), cui collaborò per la versione europea anche Dario Argento (lì i resuscitati sentivano l'istinto di tornare in un centro commerciale), e l'altro alla prima grande zombie-parodia firmata Dan O' Bannon ovvero 'Il ritorno dei morti viventi' (1985). L'ultima volta che il veterano del cinema indipendente di chiacchiere e silenzi Jarmusch aveva affrontato il mostro erano venuti fuori gli struggenti vampiri intellettuali di 'Solo gli amanti sopravvivono' (2013). In questo caso è invece tutto da ridere anche quando si può morire tragicamente perché non crediamo che nonna possa volerci mangiare. Cast scherzoso che sta al gioco anche se ultimamente abbiamo visto di meglio con' Benvenuti a Zombieland' (2009? dove c'era Bill Murray nel ruolo di sé stesso) e ancora prima 'L'alba dei morti dementi' (2004)." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 15 maggio 2019) "C'era urgenza di altri morti viventi? Urgenza proprio no, dopo 131 episodi di 'The Walking Dead', adattamento della serie a fumetti di Robert Kirkman (per chi soffre di astinenza, esiste anche lo spin-off 'Fear The Walking Dead'). Ma non si può impedire a un regista di culto come Jim Jarmusch la sua variazione sul tema. Anche se non ha fatto i compiti, non si è messo in pari e forse disdegna le serie tv (come tanti che però non sentono il bisogno di dare la loro versione dei fatti). (...) Ciliegina muffita sulla torta scaduta, la morale della favola. Il consumismo e gli smartphone hanno spostato l'asse terrestre, per questo i morti non stanno più tranquilli nelle tombe." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 15 giugno 2019)

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