THE AGRONOMIST2003

SCHEDA FILM

THE AGRONOMIST

Anno: 2003 Durata: 90 Origine: USA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO, POLITICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35MM (1:1,68)

Tratto da:-

Produzione:JONATHAN DEMME, KEVIN MCNAMARA, PETER SARAF, DANY WOLF PER CLINICA ESTETICO LTD.

Distribuzione:BIM

TRAMA

Riconoscimento a Jean Dominique, giornalista e attivista dei diritti umani, che ha gestito per diversi anni, dal 1968, Radio Haiti-Inter, la più vecchia radio haiatiana, portando una serie di innovazioni che hanno rivoluzionato il modo di fare radio in tutto il paese a cominciare dall'uso della lingua locale a discapito della lingua francese.

CRITICA

"Il liberal Demme non trasforma il ritratto dell'uomo in santino del martire. Il film procede a ciglio asciutto, spiegando gli interessi economici in gioco e l'altalenante rapporto intrattenuto con l'isola dal governo statunitense. Insieme a 'Persona non grata', il documentario di Oliver Stone sull'incasinato conflitto tra israeliani e palestinesi, 'The Agronomist' conferma insomma la vitalità creativa di questi cineasti cinquantenni capaci di muoversi fuori e dentro il sistema degli Studios: passando tranquillamente dalle superproduzioni hollywoodiane (Stone è alle prese con 'Alessandro il Grande') a un documentarismo fatto in economia". (Michele Anselmi, 'Il Giornale', 5 settembre 2003) "La favola più ammaliante di quest'anno è così bella che è anche vera. Jonathan Demme l'ha girata fra il 1986 e il 2000 seguendo un personaggio strepitoso per carisma, coraggio, umorismo, azione politica, sorriso. (...) Così 'The Agronomist', ritratto di un uomo meraviglioso, diventa un pezzo palpitante di storia dal vero, con nomi e cognomi. Violenza, ottusità, barbarie, contro bellezza, intelligenza, coraggio, divertimento (come ride Dominique rievocando le raffiche di mitra contro la radio!). E amore. Per la sua terra, la moglie, la figlia. Giù il cappello e portatevi il fazzoletto." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 novembre 2004) "Finalmente il documentario, capace di produrre capolavori né più né meno del cinema di fiction, sta riconquistando il proprio posto sugli schermi dopo anni d'indifferenza generale. Meglio che un genere, converrebbe definirlo un 'insieme' di tipologie diverse. Con 'The Agronomist', il versatile Jonathan Demme regala un piccolo prodigio di documentario biografico-politico appassionante non meno che istruttivo, dove l'acquisizione di sapere va di pari passo con l'indignazione e con la commozione. (...) 'The Agronomist' alterna le lunghe interviste che il regista gli fece personalmente con immagini attinte ad altre fonti; attualità, archivi di Dominique, brani di cinema haitiano ecc. Rifiutando la consequenzialità cronologica dei documentari banali, Demme dà al suo film l'andamento di un thriller politico a esito tragico, molto più appassionante di tante fiction cinematografiche di maniera." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 novembre 2004) "Jonathan Demme, l'amico americano del carismatico Jean Dominique, agronomo e giornalista assassinato il 3 aprile 2000 all'ingresso della sua, unica, radio libera e democratica di Haiti, ha girato, prima del 'Manchurian Candidate', questo bellissimo documentario civile su un oscuro eroe della libertà nato nel '31, studente a Parigi, difensore della lingua creola, militante dei diritti umani. 'The Agronomist' omaggia coraggio e intelligenza di un uomo e mescola la politica Usa in Centro America e la storia di Haiti dove, come dice il protagonista, 'bastava una telefonata della Casa Bianca per far tornare la democrazia' oscurata dal regime di Duvalier e da altri poteri corrotti che l'hanno poi messa a tacere per sempre. La moglie oggi continua il compito di Dominique e presentò questo film a Venezia nel 2003. Consigliamo di non perderlo, è un utile pezzo di storia anche del bravo Demme, il racconto del fattore umano, del silenzio di un innocente reso evidente dal carisma dello stesso Dominique che parla e racconta in diretta sia da Haiti che dall'esilio di Manhattan." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 4 dicembre 2004) "Partito dalla 'fattoria' di Roger Corman, arrivato al successo mondiale e agli Oscar (Il silenzio degli innocenti, Philadelphia), a sessant'anni Demme non rinuncia a inventare un cinema nuovo e indipendente; merita il massimo dei voti (con lode) per la sua irrequita carriera." (Claudio Carabba, Corriere della Sera Magazine, 09.12.2004)

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