Terraferma2011

SCHEDA FILM

Terraferma

Anno: 2011 Durata: 88 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Emanuele Crialese

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ, GIOVANNI STABILINI PER CATTLEYA, RAI CINEMA E BABE FILM, CON LA PARTECIPAZIONE DI FRANCE 2 CINÉMA, CANAL+, CINÉCINÉMA E IL SUPPORTO DEL CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE (CNC)

Distribuzione:RAI CINEMA/01 DISTRIBUTION - DVD E BLU-RAY: 01 DISTRIBUTION (2012)

ATTORI

Filippo Pucillo nel ruolo di Filippo
Donatella Finocchiaro nel ruolo di Giulietta
Francesco Casisa
Mimmo Cuticchio (II) nel ruolo di Ernesto
Beppe Fiorello nel ruolo di Nino Giuseppe Fiorello
Timnit T. nel ruolo di Sara
Martina Codecasa nel ruolo di Maura
Filippo Scarafia nel ruolo di Marco
Pierpaolo Spollon nel ruolo di Stefano
Tiziana Lodato nel ruolo di Maria
Rubel Tsegay Abraha nel ruolo di Omar
Claudio Santamaria nel ruolo di Capitano della Finanza
 
 
 

MONTAGGIO

Paggi, Simona
 

SCENOGRAFIA

Bonfini, Paolo
 

COSTUMISTA

Coen, Eva

TRAMA

In un'isola siciliana abitata da pescatori, rimasta intatta e poco battuta dal turismo, i comportamenti e la mentalità degli isolani sta cominciando a mutare, anche a causa dei continui sbarchi di clandestini. E' qui che si svolgono le vicende della famiglia Puccillo, in cui a dettare le regole è un vecchio di grande autorità, che si intrecciano con quelle di Sara, una donna che arriva dall'Africa insieme al figlio Ernesto di nove anni...

CRITICA

"E' un'immagine che resterà impressa per sempre nella memoria emotiva di chiunque vedrà 'Terraferma' di Emanuele Crialese. È un primo piano: quello in cui Timnit, profuga africana con una figlia in grembo, ringrazia chi l'ha raccolta nelle acque del Mediterraneo, salvandola da quella morte in mare a cui la legge italiana condanna quelli come lei: i dannati della terra. Gli ultimi. I profughi, gli esuli, i clandestini. Quelli che non hanno nulla da perdere. Quelli che non hanno niente di niente. Quelli che un Parlamento che anche noi abbiamo eletto condanna a morte solo perché osano rivendicare anche per sé il diritto alla vita. Il volto di Timnit emerge dal buio. Nero come il nero che lo avvolge. Eppure vivido, luminoso, abbagliante. Il suo grazie è poco più che un sussurro. Un bisbiglio. Ma taglia. Graffia. (...) 'Terraferma' drammatizza un conflitto etico-giuridico fra l'antica, millenaria legge dei pescatori ('non si lascia mai nessuno in mare') e la brutalità di una legge come quella italiana che invece infrange la legge del mare e trasforma chi soccorre e raccoglie un naufrago senza permesso di soggiorno in un criminale perseguibile per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non è un film a tesi, 'Terraferma'. Non vuole dimostrare nulla. Non credete allo snobismo elitario di quei critici che hanno arricciato il naso, accusandolo di finire suo malgrado nell'estetica del barbarico, nell'estetizzazione del folklorico o, ancora, nella fascinazione del primitivo. Crialese ha in mente il mito piuttosto che il romanzo. Racconta per blocchi. Non abbisogna di psicologie. Gli bastano i gesti. A volte opera perfino per allegorie. " (Gianni Canova, 'Il Fatto Quotidiano-Saturno', 9 settembre 2011) "I pescatori italiani conoscono la 'legge del mare e molto altro ancora'. Sanno bene che ci sono 'cose che non si possono fare', dentro il Mediterraneo e fuori. Sono stati infatti costretti a studiare ogni cavillo del diritto internazionale e dei codici penali tunisini, libici e marocchini visto che per pescare qualcosa penetrano da decenni clandestinamente, e senza virgolette, in acque territoriali altrui, dopo che le grandi compagnie di pesca hanno fatto scempio ormai dei nostri fondali. (...) Per criminalizzare un cittadino come 'clandestino' bisogna prima analizzare la sua richiesta di soggiorno. Ma ha fatto male, Crialese, a non farcene vedere neppure un'immagine della lotta. Come mai? La rivolta popolare, Io scontro di piazza è ormai un oggetto tabù, è antiquariato dell'immaginario? Eppure tutti questi black block vecchietti avrebbero spinto il buon senso collettivo almeno a decidere di abbassare, e non di alzare, l'età pensionabile... Ha fatto bene Emanuele Crialese, cineasta, a spezzare una lancia contro questi orrori morali e illegali e a puntare tutto il film sulla presa di coscienza e sui conflitti etici di Filippo (l'attore Filippo Pucillo, che è un po' per lui quel che Ninetto Davoli era per Pasolini e Harpo Marx per i suoi fratelli), giovane e ingenuo pescatore orfano di padre, che si sbatte per un futuro part-time da operatore turistico senza licenza, sopportando pure amici scellerati, donne pavide e un trio di orridi coetanei del nord in subaffitto, e a includere nella fiaba, ma a forti contenuti polemici, satirici e realistici, la sua ribellione contro un mondo 'arcaico' che la crisi sta cancellando ma che si sta arrendendo alla prepotenza dei più forti, allo sfruttamento schiavistico dei più deboli (qui rappresentati da una mamma etiope, anche violentata dalle guardie di Gheddafi), alle speculazioni, al profitto e a un modello di piacere e divertimento piuttosto miserabile." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 6 settembre 2011) "Tema importante, di quelli che dividono e fanno discutere. Svolgimento così così: tra realismo magico e svolazzi poetizzanti, un pizzico di Malavoglia e un copione perso strada facendo. Magari la foto sul manifesto, che è poi la sequenza più reclamizzata in tv, l'avrete vista. Una barchetta in mezzo al mare, una folla di gente che si butta in acqua contemporaneamente, a formare un'immagine suggestiva. (...) 'Terraferma' si propone come una ballata corale, arsa dal sole e toccata da una pietas che si vorrebbe intensa, emotiva, slegata dalla cronaca. La fotografia di Fabio Cianchetti è densa, non artefatta; la musica di Franco Piersanti intonata e non invadente; e gli interpreti, specialmente i 'locali' Donatella Finocchiaro, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio e Giuseppe Fiorello, offrono un timbro veritiero nell'uso del dialetto. E tuttavia il film, quasi una versione deluxe di 'Sul mare' di Alessandro D'Alatri, non è proprio risolto sul piano drammaturgico: schematico, a tratti ideologico, così estetizzante da diventare lezioso. Il regista, romano di formazione newyorkese, sposa totalmente il punto di vista della famiglia Pucillo scossa dalle mutazioni sociali, dalla tragedia dell'esodo, dal bisogno di guadagnare. Così i turisti sono ritratti perlopiù come viziati e insensibili; il vecchio Ernesto appare come un personaggio epico che giganteggia sulla mediocrità del figlio avido di guadagni facili; il rapporto tra le due donne si nutre solo di sguardi e poco di parole. Sfoltire ancora non era possibile, il film dura solo 88 minuti. Magari bisognava pensarci prima." (Michele Anselmi, 'Il Riformista', 6 settembre 2011) "Al quarto lungometraggio, 'Terraferma', Emanuele Crialese tira il fiato. Capita, è quasi fisiologico. (...) Qui Crialese racconta un sogno ai margini della globalizzazione, in cui le tragedie rimangono sullo sfondo, anche se lo spirito anti-leghista e la vecchia legge del mare - per cui i naufraghi vanno salvati comunque, da dovunque arrivino - hanno una loro nobiltà." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 5 settembre 2011) "A Emanuele Crialese sono bastati due film, 'Respiro' e 'Nuovomondo', per proporsi fra gli autori più significativi del cinema italiano di oggi. Ce lo conferma ampiamente questo suo terzo film, 'Terraferma', ambientato nella stessa isola di 'Respiro', anche se, in questo caso, il desiderio dei suoi principali personaggi è di lasciarla per rifarsi una vita in terraferma, luogo mitico e ad un tempo reale, tramato di sogni ma anche di dati concreti. I personaggi più coinvolti in questo sogno sono due donne e un ragazzo. (...) Un film prezioso. Per i suoi climi, ma soprattutto per gli accenti tra favola e cronaca con cui limpidamente si affrontano e per un senso del cinema - studiato, meditato - che si realizza sempre all'insegna dello stile. Lo completa un'interpretazione felice, da Donatella Finocchiaro (Giulietta) a Filippo Pucillo (Filippo), già incontrato quest'ultimo in occasione di "Respiro". Un duetto che lascia il segno. Specie si vi si aggiunge l'altra donna, Timnit T., l'immigrata, un viso dolce da Madonna nera." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 5 settembre 2011) "Gli immigrati, grandi protagonisti di questo Festival, si affacceranno oggi nella prima pellicola italiana in competizione, 'Terraferma' di Emanuele Crialese che torna a fotografare la Sicilia e il mare dopo 'Respiro' (girato a Lampedusa) e 'Nuovomondo' (dedicato al dramma della migrazione in America nei primi del Novecento). Interpretato tra gli altri da Donatella Finocchiaro e Beppe Fiorello, il film ambientato nell'isoletta di Linosa, tra realtà e mito, racconta un drammatico sbarco, l'incontro tra un'isolana e una straniera, ospite inattesa, la dolorosa presa di coscienza del giovane Filippo (Filippo Pucillo, attore non professionista al suo terzo film con Crialese) che in 20 anni non ha mai lasciato casa, il cinismo di un mondo che chiude gli occhi sul dramma dell'altro, la tragedia di chi è sopravvissuto rimanendo a galla, il coraggio di chi rischia la vita per cambiare la propria storia e quello di chi pensa che prima della crudele legge dell'uomo venga quella antica e compassionevole del mare." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 4 settembre 2011)

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