SCHEDA FILM

TEMPI DIFFICILI

Anno: 1988 Durata: 104 Origine: PORTOGALLO Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:TRATTO DAL ROMANZO DI CHARLES DICKENS

Produzione:JOAO BOTELHO, ARTIFICIAL EYE, FILM PRODUCTIONS

Distribuzione:ISTITUTO LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1989)

TRAMA

Tomas Cremalheira è un uomo che crede solo nei fatti, nella "certezza matematica", e su questo principio educa rigidamente i suoi due figli, Luisa e Tommasino, e i ragazzi ai quali insegna nella scuola locale. Sua moglie Teresa è una donna malata, che fa discorsi sconnessi. Cremalheira ha accolto nella sua casa la figlia abbandonata di un saltimbanco, Cecilia, della quale vorrebbe fare un modello delle sue teorie, ma la fanciulla si fa guidare invece dai buoni sentimenti. L'uomo più ricco della città, Josè Grandela, che ricorda a tutti continuamente la sua passata miseria e la sua ascesa, ha 50 anni quando chiede in moglie Luisa, che ne ha solo 20, e la ragazza, che ha sentito sempre incombere su di sé questo progetto, ed è spinta per interesse dal padre e dal fratello, accetta le nozze, che pure le ripugnano. Solo Cecilia non approva. La governante dei Grandela, signora Vilaverde, è una dama decaduta, che disprezza il padrone e odia la sua giovane moglie. Cerca quindi in ogni modo di nuocere, e si rallegra quando un giovane e cinico politico, in assenza del marito, insidia Luisa. Ma quando Vilaverde denuncia il presunto adulterio a Grandela, questi scopre invece che Luisa non ha ceduto al giovanotto, ma lo ha costretto a partire, rifugiandosi poi in casa dei genitori, e ora rifiuta di tornare a vivere col marito. Intanto Teresa è morta e Tommasino ha rubato nell'ufficio della fabbrica del cognato, di cui è amministratore, una grossa somma di denaro, facendo cadere i sospetti su di un operaio non troppo intelligente, Sebastiano, che è appena stato licenziato. Questi fugge lontano, e quando torna per dimostrare la sua innocenza viene investito da un camion e muore. Ma la colpa di Tommasino è scoperta, e si scopre pure che Grandela ha sempre mentito, raccontando la storia della sua misera infanzia.

CRITICA

"Secondo Ejzenstejn il padre dei cinema moderno non era un regista, ma un romanziere. E lo individuava in Charles Dickens, sul quale scrisse un saggio, 'Dickens, Griffith e noi', in cui citava, come esempio di cinema ante litteram, la descrizione della città operaia nel suo romanzo 'Hard Times' ('Tempi difficili'). Fra coloro che hanno letto, riletto e amato 'Tempi difficili', il portoghese Joao Botelho, regista conosciuto nel giro dei festival per 'Um adeus portogues', ha pensato infine di trarne un film. Un film di eleganti immagini in bianco e nero, di lunghi silenzi che una macchina da presa immobile segnala impietosa, come nei film di Straub. Ai personaggi di Dickens, Botelho ha cambiato facce e nomi, trasportandoli in un Portogallo dei giorni nostri o giù di li. Vi ha aggiunto, infine, un tocco brechtiano di ghiacciato, distacco emotivo e un'atmosfera di parabola sociale. Nella città (immaginaria) di Pozzo dei Mondo tutto vive quieto, secondo concretezza e logica, in una società che ha assassinato la fantasia. (...) Nella nitida fotografia di Elso Roque e con l'asciutta regia di Botelho, il romanzo proletario di Dickeks è divenuto una tragicommedia astratta e impietosa sui pregiudizi e i luoghi comuni di questi anni concreti, discreti, mediocri." (Giovanni Bogani, 'Vivilcinema') "Ciò che affascina di 'Tempi difficili' non è la tragicommedia di ricchi e poveri, anche se comica sempre crudele, ma il rigore con cui i personaggi sono collocati nello spazio, in una geometria di rapporti che li isola, quasi li distanzia con un tocco sempre caricaturata, sopra le righe. Ciò dà risalto a uno spazio dove, quanto più entrano elementi naturali, architettonici, umani, tanto più si materializza sino al disagio fisico il senso del vuoto. C'è nel film un richiamo molto forte ai modi quasi brechtiani del cinema di Straub: certe scene ricordano di getto, sino quasi all'analogia visiva, 'Rapporti di classe' dal romanzo di Franz Kaflka America; c'è un recupero di certo cinema muto ormai maturo, con una fotografia plastica, spesso in controluce e a illuminazione radente. Ma dall'interno del linguaggio le ascendenze portano anche a Bresson per quella combinazione antinaturalistica di linee, volumi, prevalenza di ellissi. Immagini e voce fuori campo si sfiorano, si accompagnano, reciprocamente si integrano, anche al di fuori di quel che si raffigura e significa, con un gusto ritmico di inquadrature quasi ferme, a stacco, senza movimenti di macchina. Non si può dimenticare, nella scelta dell'inquadratura e nel ritmo di una scrittura che sa materializzare le sensazioni giocando sulla durata dello sguardo, anche degli spettatori, l'eco del cinema di Manoel di Oliveira, che tra l'altro è di Oporto come Botelho." (Alberto Pesce, 'Attualità Cinematografiche') "La desolazione dei panorami urbani, grigi e anonimi, i cieli plumbei, solcati dal fumo delle ciminiere, le strade squallide dei quartieri poveri, gli interni non meno cupi degli esterni, sono aspetti che fanno pensare alle ricerche stilistiche compiute dal cinema nella grande stagione dell'espressionismo. Il proposito di risalire alle origini stesse del cinema è esplicito in Botelho, il quale dice di aver voluto approfittare della solida struttura narrativa, fornitagli da Dickens, per rifarsi in qualche modo alla tradizione del cinema degli inizi, al bianco e nero, al muto, quando il linguaggio cinematografico, ancora tecnicamente rozzo, era dotato di una grande capacità di sintesi. Il nome di Griffith s'impone a questo punto. La vicenda di Sebastiào è trattata in 'Tempi difficili' con un'essenzialità degna del primitivo 'Vittime dell'alcolismo' del 1901. A noi piace sottolineare il tono di contemplazione assorta e quasi religiosa col quale Botelho ripercorre la Via crucis del povero operaio. Alle sofferenze di Sebastiào si affianca il sacrificio di Luisa, vittima immolata sull'altare di un potere mostruoso." (Virgilio Fantuzzi, 'Civiltà Cattolica')

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