Anno: 2009 Durata: 110 Origine: GERMANIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Hans-Christian Schmid
Specifiche tecniche:D-CINEMA, 35 MM, CINEMASCOPE
Tratto da:-
Produzione:23/5 FILMPRODUKTION, IDTV FILM & VIDEO PRODUCTIONS, PAIN UNLIMITED GMBH FILMPRODUKTION, ZENTROPA ENTERTAINMENTS, ZENTROPA INTERNATIONAL BERLIN, ZENTROPA INTERNATIONAL NETHERLANDS
Distribuzione:-
Kerry Fox | nel ruolo di | Hannah Maynard |
Anamaria Marinca | nel ruolo di | Mira Arendt |
Stephen Dillane | nel ruolo di | Keith Haywood |
Rolf Lassgård | nel ruolo di | Jonas Dahlberg |
Alexander Fehling | nel ruolo di | Patrick Färber |
Tarik Filipovic | nel ruolo di | Mladen Banovic |
Kresimir Mikic | nel ruolo di | Alen Hajdarevic |
Steven Scharf | nel ruolo di | Jan Arendt |
Joel Eisenblätter | nel ruolo di | Simon Arendt |
Bent Mejding | nel ruolo di | Lars Andersen |
Wine Dierickx | nel ruolo di | Jule Svensson |
Reinout Bussemaker | nel ruolo di | Carl Mathijsen |
Alexis Zegerman | nel ruolo di | Daliah Sofer |
Arturo Venegas | nel ruolo di | Arnold Michaelis |
Drazen Kuhn | nel ruolo di | Goran Duric |
Izudin Bajrovic | nel ruolo di | Branco Stanic |
Jadranka Djokic | nel ruolo di | Belma Sulic |
Jesper Christensen | nel ruolo di | Anthony Weber |
Leon Lucev | nel ruolo di | Milorad Alic |
Nadezda Perisic-Nola | nel ruolo di | Biljana Duric |
Hannah Maynard, pubblico ministero presso il tribunale dei crimini internazionali de L'Aia sta seguendo il processo contro Goran Duric, ex comandante dell'esercito jugoslavo. Dal momento che le prove di genocidio a suo carico sono contraddittorie, il tribunale decide di mandare una delegazione in Bosnia per chiarire la situazione. I dubbi emersi durante la deposizione del testimone chiave vengono confermati e non si trovano tracce di nessun massacro imputabile a Duric. Per Hannah però il caso è tutt'altro che chiuso, soprattutto dopo il ritrovamento del cadavere del testimone, apparentemente suicida. Sarà solo con la testimonianza di Mira, la sorella dell'uomo morto, che Hannah riuscirà a ottenere la prova schiacciante delle responsabilità del comandante. Ma Hannah scoprirà che non è facile ottenere giustizia e che anche tra i suoi colleghi si nascondono dei nemici.
"Verità, ancora più incandescenti e pericolose, quelle per cui si batte il procuratore della corte dell'Aja Kerry Fox in 'Storm', del tedesco Hans-Christian Schmid. Un courtroom drama all'europea è un complimento che dribbla lo spettacolo sempre un po' facile del tribunale per spingersi dietro le quinte del processo contro un criminale di guerra serbo. Si comincia con un teste chiave dell'accusa, un musulmano bosniaco che si vede sbugiardare in aula e si suicida. Si va avanti scoprendo che quella testimonianza abborracciata "copriva" la sorella del teste, una giovane bosniaca oggi felicemente sposata a un tedesco, vittima di violenze inenarrabili ai tempi della pulizia etnica, che non vuole parlare temendo ritorsioni anche contro la sua famiglia. In un clima di ferocia balcanica arroventato da minacce tutt'altro che velate, l'intrepida procuratrice tira dritto solo per scoprire che perfino il suo compagno, alto burocrate dell'Unione Europea, intralcia le sue indagini con la scusa di accelerare l'integrazione delle repubbliche ex-jugoslave. Voltiamo pagina, insomma, e tanto peggio se qualche criminale di guerra resterà a piede libero. È il prezzo della politica, che raramente è amica della verità." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 febbraio 2009) "Un film etico, prima che estetico, che si fa cinema quando tocca il genere del thriller giudiziario, e invece didascalico quando cerca l'emotività e l'empatia. Forse troppo pudore per ferite ancora aperte, Schmid è forte con i forti e debole con i deboli. Attacca la politica, non scende nei meandri più terribili e scivolosi della tragedia, solo accennata. Tra ricostruzione implacabile e passaggi da fiction. Un film, comunque, da vedere e, forse, premiare. Perché dice e mostra quello che spesso si nasconde: l'apatia interessata dell'Occidente (e dell'Europa soprattutto) verso ciò che non le conviene. Un continente, il nostro, che sa chiudere l'orrore in soffitta. E Schmid, con il bel finale, ci ricorda, invece, che (come vediamo ora nelle sale con Frost/Nixon ) non esiste vera punizione e giustizia, senza verità. La verità nota a tutti, ma sottintesa, non è tale. Mai." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 8 febbraio 2009) "Le buone intenzioni del film, che alludono più che ovviamente al lavoro del pool di Carla Del Ponte e a Radovan Karadzic, affogano in uno stile fotocopiato dal dramma televisivo carcerario e dalla ritmica 'Law and Order'. Ma questa potrebbe essere anche solo una furbata comunicativa e di marketing. Proprio come utilizzare attrici intense e celebri del cinema d'arte e d'essai come Kerry Fox e la testimone chiave inascoltata, che è la rumena Anamaria Marinca, di '4 mesi, tre settimane e due giorni'. Quel che non va è che se si è capaci di prescindere dalla 'storia ufficiale', così come la si dovrà tramandare ai posteri e non si vuol criticare il ruolo della Germania e degli altri europaesi che aizzarono pesantemente allo smembramento della ex Jugoslavia per esigenze geo-politiche e necessità di globalizzazione, fare tutto questo piagnisteo è un po' truce e ridicolo." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 11 febbraio 2009)
Incasso in euro