State buoni se potete1982

SCHEDA FILM

State buoni se potete

Anno: 1982 Durata: 115 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, STORICO

Regia:Luigi Magni

Specifiche tecniche:PANORAMICO A COLORI

Tratto da:-

Produzione:CARLO CUCCHI E SILVIA D'AMICO BENDICO' PER EXCELSIOR CINEMATOGRAFICA, RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA

Distribuzione:MEDUSA (1983) - VIDEORAI

ATTORI

Johnny Dorelli nel ruolo di Filippo Neri
Philippe Leroy nel ruolo di Ignazio di Loyola
Mario Adorf nel ruolo di Sisto V
Rodolfo Bigotti nel ruolo di Cirifischio
Renzo Montagnani nel ruolo di Il calderaro
Angelo Branduardi nel ruolo di Spiridione
Flora Carabella nel ruolo di La venditrice di carbone
Roberto Farris nel ruolo di Cirifischio
Federica Mastroianni nel ruolo di Leonetta
Iris Peynado nel ruolo di La creola
Marisa Traversi nel ruolo di Teresa d'Avila
Piero Vivarelli nel ruolo di Carlo Borromeo
Eurilla Del Bono nel ruolo di Leonetta
Franco Javarone nel ruolo di Il Bargello
Gianni Musy Glori nel ruolo di Il Principe
Raimondo Ricci nel ruolo di Ricciardello
 
 
 

SCENOGRAFIA

Mirisola, Lucia
 

COSTUMISTA

Mirisola, Lucia

TRAMA

"State buoni se potete", raccomandava spesso Filippo Neri (1515-1595) ai ragazzi dell'Oratorio e l'Oratorio - dove, nel film, vengono assistiti i bambini abbandonati raccontandosi, con il canto, la vita dei santi - è l'ambiente attorno al quale idealmente il regista ha girato tutto il film. Della Roma politica, religiosa e sociale del cinquecento, si vedono ben pochi aspetti. Magni coglie qua e là degli spunti, incurante di una oggettiva e complessiva corrispondenza storica. Assistiamo così ad una serie di pennellate di vita romana cinquecentesca. Al centro campeggia sempre Filippo Neri, mentre attorno si alternano papi (Sisto V: "L'ordine urbano - dice a Filippo Neri - è tutto mio, e questo è lo specchio dell'ordine morale che è tutto tuo"), personaggi (che saranno fatti tutti santi, profetizza Filippo Neri, e cioè Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, Giovanni della Croce, Teresa D'Avila e Francesco Saverio. Vi si alternano ancora varie incarnazioni del diavolo (un calderaio, una carbonaia, una bella mora, uno scultore e un sarto ecclesiastico), la soldataglia, i briganti e una storia sentimentale di Leonetta ritiratasi in convento prima ancora che il suo Cirifischio finisse, come brigante, sul patibolo.

CRITICA

"Il film segna certamente una novità nella cinematografia di un regista come Magni che si pone di fronte a questa figura di Filippo Neri (convincentemente interpretata da Dorelli) con una considerazione disinvolta si, ma anche molto benevola. Il film è una riduzione di uno spettacolo ben più lungo che vedremo sui teleschermi; ma anche la visione integrale non modificherà, crediamo, l'impressione di fondo e cioè che si tratta di uno spettacolo costruito su alcuni momenti della vita di Filippo Neri, colto nei suoi più convincenti atteggiamenti di effettiva povertà, di persuasiva umiltà e di sincera umanità; il regista, in altre parole, non si è posto il problema di una rilettura, in sua complessità, sia del periodo storico che del personaggio; a tanto, del resto, ben difficilmente potrebbe bastare un film." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 95, 1983) "Tacendo le ragioni toscane del suo scetticismo, e mettendolo in situazioni da sketch romanesco, Magni lo spicciola per le grandi platee di un Anno Santo ambientato al Teatro Sistina: non corre il rischio dell'agiografia ma della commedia parrocchiale. Con tutto ciò il film si vede con piacere, perchè Magni ha l'avvertenza di introdurre qua e là elementi macabri e tragici, perchè molte scenette hanno un ritmo vivace, e perchè la fotografia di Danilo Desideri e le scene di Lucia Mirisola gli danno una grande prestanza figurativa." (Giovanni Grazzini - Cinema '83). "(...) Il racconto scoprre gradevole e pigro come una collezione di storielle lievi, spesso storicamente infondate, quasi mai incisive, talora garbate ma non di rado scipitelle. (...) Magno questa volta mette in scena la Roma papale dei porporati e degli sbirri senza veleni polemici né grinta spettacolare. (...) La fiacchezza e l'oscurità di non poche scene di 'State buoni se potete' è forse imputabile al fatto che questa è la riduzione cinematografica di uno sceneggiato televisivo a puntate." (L. Bini, 'Attualità Cinematografiche', Ed. Letture, 1983).

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