SOLSTIZIO D'ESTATE2000

SCHEDA FILM

SOLSTIZIO D'ESTATE

Anno: 2000 Durata: 112 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LAZENNEC, LE STUDIO CANAL+, ARTE FRANCE CINEMA

Distribuzione:BIM

TRAMA

Ad Hanoi nei nostri giorni, tre sorelle si incontrano per celebrare l'anniversario della morte della madre. Molto affiatate tra loro, le tre giovani passano una giornata serena in cui è evidente la complicità e l'affetto tra di loro. Ma nessuna apre il cuore per svelare il proprio segreto alle altre. Suong, la maggiore, proprietaria del bar in cui lavora anche la sorella Lien di 23 anni, ha un marito le cui assenze per motivi di lavoro, celano un segreto. Il marito di Khanh, la terza sorella, di nome Kien, è uno scrittore che lavora soprattutto in casa. Ma un viaggio a Saigon lo allontana da Hanoi e dalla moglie per un paio di giorni. Lien, infine, desidera un marito che abbia le stesse doti del fratello Hai, cui è legata da un rapporto intriso di troppe ambiguità. Tempo dopo questo incontro, ognuna delle tre sorelle avrà detto all'altra tutto quello che la vergogna e la delicatezza delle relazioni familiari avevano tenuto nascosto. TRAMA LUNGA Ad Hanoi oggi, Lien, ventitré anni, vive in un appartamento con il fratello Hai, che fa l'attore e cerca un ruolo finalmente da protagonista. Lien lavora come cameriera in un ristorante gestito dalla sorella Suong. Una terza sorella, Khanh, raggiunge le altre due: come ogni anno si ritrovano in occasione dell'anniversario della morte della madre. E' un'occasione per rinsaldare i legami, ma qualcosa di più per le tre donne: è il momento in cui si lasciano andare a confessioni più intime e precise, si raccontano fatti particolari e minime impressioni. In realtà eventi importanti vengono alla luce. Suong è sposata con un fotografo della società botanica di Hanoi. Impegnato in frequenti viaggi, l'uomo ha avviato una relazione con una ragazza da cui ha avuto anche un figlio. Suong si lamenta, ma anche lei incontra un suo amante in un appartamento vicino. Il marito di Khanh è invece uno scrittore: bloccatosi all'ultimo capitolo del nuovo romanzo, va fuori, torna dopo due giorni e finisce il lavoro con l'incontro tra il protagonista e una ragazza. Khanh però gli ha confessato di essere incinta, e ora lo rivela alle sorelle, proprio mentre la stessa cosa dice anche Lien. Ma per quest'ultima si tratta di un falso allarme. Non è vero. Lien in realtà sogna di trovare un marito e intanto prosegue a vivere con il fratello tra scherzi e gesti affettuosi. Tutti e due ora si preparano per andare alla festa di commemorazione della madre.

CRITICA

"In 'Solstizio d'estate' il vietnamita Tran Anh Hung intreccia questi temi con lo stile languido de 'L'odore della papaya verde'. Gesti, sguardi, volti, arredi, relazioni: quelle tre sorelle di Hanoi sembrano vivere in un eterno e sensuale presente. Ma l'apparenza inganna, ogni marito nasconde qualcosa, forse anche la mamma, dopotutto, non era perfetta. E come un mandala tibetano quel sogno d'armonia, splendido e impalpabile, svanisce in un soffio. Un piccolo gioiello, molto orientale". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 ottobre 2000) "Le quotidiane ritualità così come i dialoghi fra le tre protagoniste sono perfetti ed eleganti. Il regista è molto bravo quando firma gli ambienti e descrive l'intimità familiare, meno nella direzione degli attori". ('Positif'). "Fra i dieci titoli francesi che affollavano quest'anno le sezioni parallele, quello che ha suscitato l'applauso più lungo e caloroso, 'A la verticale de l'étè, è anche il più atipico (...) Tutto nel piccolo mondo delle tre donne sembra scorrere dolce e tranquillo: dallo svolgersi della festa ai rapporti parentali e coniugali. Non è così: Tran Anh Hung quietamente svela l'esistenza di segreti, conflitti, infedeltà (...) Nulla riesce a rompere l'ipnotica illusione di immagini che sono un distillato di memoria. Lien e suo fratello che fanno insieme ginnastica mattutina, le tre sorelle affaccendate a cucinare che si scambiano ridendo confidenze e confessioni birichine, l'acqua che scintilla in un catino di bronzo: ogni scena, ogni gesto, ogni oggetto possiedono una grazia incantevole e senza tempo". (Alessandra Levatesi, 'La Stampa'). "Forse lo stile riservato e pacato dei personaggi nel conservare le apparenze e rimuovere le pene segrete è tipicamente orientale e il gap culturale gioca a favore della poesia e contro una vera decifrazione della storia. Ma ricordiamo che Tran Anh Hung è di cultura francese e si professa antonioniano. E nella esibita intimità, nelle giocose confidenze e nei segreti profondi che le tre sorelle si celano lo spettatore non coglierà forse tutti i riferimenti giusti, ma ritroverà i gesti e i sentimenti della complicità femminile, dei suoi limiti, dei suoi pudori, in un quadro di perfetta eleganza. Che è al tempo stesso la qualità e il limite di un film seducente e ingannatore, ipnotico ed elusivo, più simile a una danza rituale che a un pezzo di vita". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 15 ottobre 2000)

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