SCHEDA FILM

Sogni d'oro

Anno: 1981 Durata: 109 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, PSICOLOGICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO

Tratto da:-

Produzione:RENZO ROSSELLINI PER OPERAFILM, RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA

Distribuzione:GAUMONT V.A.L.E. - VIDEORAI, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE

TRAMA

Grazie al successo ottenuto con il suo secondo film, il giovane regista Michele Apicella è chiamato a partecipare a cineforum, dibattiti, tavole rotonde, interviste televisive, per sentirsi dire quasi dovunque che si ripete, che distorce la realtà giovanile, che i suoi film non saranno mai capiti "da una casalinga di Treviso, da un pastore abruzzese, da un bracciante lucano". Michele si difende gridando di essere l'unico, e il migliore, ma si sente bene soltanto a casa, dove può sfogarsi con la madre insegnante. Intanto prepara un altro film, "La mamma di Freud", in cui il fondatore della psicoanalisi appare come un adulto-bambino, che telefona a Jung, detta le proprie memorie alla figlia, ma fa le bizze con sua madre, pestando i piedi e strillando con voce infantile. Alla fatica di costruire un film che sia all'altezza della sua fama, Michele deve sommarne altre: difendersi dai suoi amici Nicola e Claudio, che vogliono diventare suoi assistenti per imparare il mestiere: subire gli sfoghi dell'amico sceneggiatore Gaetano, che non trova chi voglia produrre i suoi film; fronteggiare la concorrenza del regista Gigio Cimino, che bada al mercato e se ne infischia dei film impegnati. Cattivo con tutti loro sino alla ferocia - e la fama di intrattabile giova al suo mito - Michele ha il cuore insidiato dall'amore per Silvia, una sua ex-compagna di scuola alla quale appare, nei propri sogni, come un professore che non capisce la vita. Finalmente, "La mamma di Freud" arriva sugli schermi, ed è un successo. Michele, però, si sente lo stesso un mostro, e come tale sogna di mostrarsi a Silvia, dalla quale scappa gridando: "Non voglio morire, non voglio morire!".

CRITICA

"L'effetto comico delle 'stripes' di Moretti è irresistibile nel sintetizzare in un'immagine la sua carica eversiva (...) In altri momenti la nevrastenia imbriglia il talento e l'umor nero del diarista stringe sul nitore dei suoi disegni alla Gian Burrasca. Alla fine lo spettatore si ripete: bravo questo Moretti, ma che cosa farà da grande?" (Tullio Kezich - 'Il nuovissimo Millefilm'). "'Sogni d'oro' è un esempio di ottimo cinema e di ottimo stile registico personale. A taluno potranno dispiacere certe acerbità di messa in scena e qualche slittamento di recitazione, ma l'autore c'è, solido, fertile d'idee, non legato al déjà vu e alle convenzioni della macchina da presa. Vi sono passaggi che dispiacciono, certo. La lunga disputa televisiva (...) induce presto sazietà; il finale con Michele in vesti di licantropo lascia abbastanza interdetti. Peccati veniali." (Giannalberto Bendazzi, 'Letture', 12, 1981)

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