Sesso e filosofia2005

SCHEDA FILM

Sesso e filosofia

Anno: 2005 Durata: 102 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:MAKHMALBAF PRODUCTIONS, WILD BUNCH

Distribuzione:BIM (2006)

TRAMA

Dopo aver festeggiato da solo il suo cinquantesimo compleanno, un uomo dà appuntamento nella sua scuola di danza alle sue quattro ex-fidanzate, tutte e quattro insieme, all'insaputa l'una dell'altra. Durante l'incontro, l'uomo tenta di spiegare il suo comportamento parlando di passione, del tempo che fugge e dell'origine dell'amore. Poi, cosciente del fatto che resterà solo, regala alle sue donne un cronometro perché possano contare quanti minuti di amore vero vivranno nella loro vita. Un giorno, una delle donne si rifà viva e invita l'uomo ad un incontro nella sua casa, ma una volta giunto all'appuntamento, lui scopre di essere parte di un gruppo composto da altri tre amanti che la donna ha invitato contemporaneamente. Incapaci di accettare la situazione, gli uomini discutono e se ne vanno, lasciando l'uomo, ancora una volta, solo.

CRITICA

"Il nuovo film di Makhmalbaf, che non assomiglia ad alcuno dei suoi, è una simulazione del concetto di tempo e una poetica dichiarazione all'infelicità. (...) Visivamente assai seducente fin dalla sfilza di candeline in auto dell'inizio, ma maniacalmente studiato e manierato in ogni taglio di colore e d'immagine, il film pecca di troppe metafore, svende metafisica e fa le domande eterne come in un "Broken Flowers" dopo crisi mistica. Come le foglie secche al vento: tra passi di danza, primissimi piani di occhi, mani e bocche, anche con simulazioni erotiche, l'autore iraniano insegna che bisogna cronometrarli i momenti di felicità: e nel suo film ce ne sono." (Maurizio Porro, "Corriere della Sera", 13 aprile 2006) "Un uomo, quattro donne, l'età che incalza. "Broken Flowers" di Jarmusch? No, "Sesso e filosofia" di Makhmalbaf. Il tema è quasi lo stesso, i toni non potrebbero essere più diversi. Là permissivismo, ricchezza, buffoneria, malinconia. Qui ricordi, poesia, austerità morale e materiale. E il sospetto che la libertà sessuale non faccia bene all'amore. Girato nel più liberale Tagikistan, come "Il silenzio", il nuovo film del regista di "Viaggio a Kandahar" accumula un po' alla rinfusa immagini, riflessioni, divagazioni. (...) Le prime scene sono molto belle. Il resto è più aperto e qua e là confuso, anche perché per Makhmalbaf tutto può rivelare la verità dei sentimenti: un gesto, un dettaglio del corpo, un passo di danza, un movimento della macchina da presa. Non mancano gli omaggi (Godard, Demy). Ma a tratti le immagini sembrano dire una cosa e le parole un¿altra. Sul finire, ironicamente, la situazione si ribalta. Anche la quarta donna convoca tutti insieme i suoi quattro amanti. Si chiude un¿epoca, se ne apre un'altra. Forse era questo che Makhmalbaf voleva registrare." (Fabio Ferzetti, "Il Messaggero", 14 aprile 2006)

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