Seabiscuit - Un mito senza tempo2003

SCHEDA FILM

Seabiscuit - Un mito senza tempo

Anno: 2003 Durata: 140 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Gary Ross

Specifiche tecniche:35 MM, TECHINICOLOR

Tratto da:dal romanzo "Seabiscuit: an American Legend" di Laura Hillenbrand

Produzione:LARGER THAN LIFE PRODUCTIONS, SPYGLASS ENTERTAINMENT, THE KENNEDY/MARSHALL COMPANY, UNIVERSAL PICTURES, DREAM WORKS PICTURES

Distribuzione:BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA

ATTORI

Jeff Bridges nel ruolo di Charles Howard
Chris Cooper nel ruolo di Tom Smith
Tobey Maguire nel ruolo di Red Pollard
Elizabeth Banks nel ruolo di Marcella Howard
William H. Macy nel ruolo di Tick Tock McGlaughlin
Gary Stevens nel ruolo di George Woolf
Chris McCarron nel ruolo di Charley Kurtsinger
Annie Howard nel ruolo di Valerie Mahaffey
Valerie Mahaffey nel ruolo di Annie Howard
Gianni Russo nel ruolo di Alberto Giannini
Dyllan Christopher nel ruolo di Frankie Howard
Carl M. Craig nel ruolo di Sam, l'agente immobiliare Kingston DuCoeur
Michael O'Neill nel ruolo di Signor Pollard
Annie Corley nel ruolo di Signora Pollard
Michael Angarano nel ruolo di Red Pollard da giovane
Cameron Bowen nel ruolo di Figlio dei Pollard
Noah Luke nel ruolo di Figlio dei Pollard
Mariah Bess nel ruolo di Figlia dei Pollard
Jamie Lee Redmon nel ruolo di Figlia dei Pollard
Ed Lauter nel ruolo di Charles Strub
Sam Bottoms nel ruolo di Signor Blodget
Royce D. Applegate nel ruolo di Dutch Doogan
Danny Strong nel ruolo di Jockey da giovane
Shay Duffin nel ruolo di Sunny Fitzsimmons
David McCullough nel ruolo di Narratore (V.O.)
 
 

SCENEGGIATORE

Ross, Gary
 

MUSICHE

Newman, Randy
 
 

COSTUMISTA

Makovsky, Judianna

TRAMA

America della Grande Depressione. Charles Howard è un uomo che si è fatto da solo. E' ricco e potente, ma dopo la morte di suo figlio Frank in un incidente ha visto naufragare anche il suo matrimonio. Red Pollard è stato abbandonato da piccolo alle cure di un tutore poiché i genitori non potevano occuparsi di lui. Tom Smith, colui che potrebbe definirsi uno degli ultimi cowboy, vaga di paese in paese, cercando di sbarcare il lunario. I tre uomini si incontreranno quando Howard decide di assumere Tom Smith come allevatore nelle sue scuderie. Alla ricerca di un fantino adatto a Seabiscuit, un cavallo nervoso e dalle ginocchia deboli, ma dalle alte potenzialità, Smith si imbatte in Red. Sarà l'inizio di un'avventura da sogno americano.

CRITICA

"'Seabiscuit' di Gary Ross ('Pleasantville') non è solo un affascinante affresco storico e sportivo con al centro tre uomini e un cavallo. E' la storia di quattro perdenti che si annusano, si riconoscono e non si mollano più. L'unione fa la forza diceva qualcuno. Il cuore e l'intelligenza registica di Gary Ross fanno, in più di un momento, del grandissimo cinema classico. Quello di Ford e di Hawks. Quello che ti fa accapponare la pelle per come sintetizza in immagini emblematiche emozioni e idee. Qualcuno lo considererà un biscottone datato. Noi, soprattutto oggi, lo difendiamo a spada tratta." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 31 ottobre 2003) "Un mito senza tempo, subito diventato un best seller e un film scritto e diretto da Gary Ross. Alle prodezze del cavallo s' intrecciano sullo schermo tre vicende umane: quella di Jeff Bridges magnate dell' auto convertito ai cavalli, di Chris Cooper cowboy in cerca di una ragione per sopravvivere al tramonto della Frontiera, e di Tobey Maguire divenuto fantino sull'onda dell'amore per gli animali. 'Seabiscuit' è uno spettacolo, è grandioso e a tratti emozionante, gli attori sono eccellenti: ma c' è troppa carne al fuoco, come nelle cavalcate cinematografiche d'altri tempi, e a un certo punto sopravviene un senso di sazietà. (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 1° novembre 2003) "Il film fa incrociare i tre personaggi sui campi da corsa, nel comune sforzo di valorizzare le neglette qualità del sorprendente Seabiscuit. Vittorie e rovesci, gioie e rovinose cadute con gravi conseguenze si susseguono come avvenne in realtà, ma secondo il tipico andamento del cosiddetto "cinema di papà" di marca hollywoodiana. Di notevole impegno l'impianto produttivo, appassionanti e ben girate le gare, bravi gli interpreti: ma nel corso dei 140' che dura lo spettacolo, come ha scritto Kenneth Turan sul 'Los Angeles Times', 'il tutto assomiglia troppo a un film'." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 31 ottobre 2003) "Come finisce è immaginabile, anche perché andò veramente così. E' proprio questa prevedibilità, insieme a una stesura canonica dell'inno alla resistenza, che diminuisce la suspense e la fiducia dello spettatore. A meno di non avere anime belle e candide. Sono assicurate bellissime scene di corsa." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 1 novembre 2003)

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