Anno: 1972 Durata: 93 Origine: ITALIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, SOCIALE
Regia:Marco Bellocchio
Specifiche tecniche:PANORAMICA EASTMANCOLOR, 35 MM.
Tratto da:tratto liberamente da un soggetto e una sceneggiatura di Sergio Donati
Produzione:UGO TUCCI PER JUPITER GENERALE CINEMATOGRAFICA, UTI PRODUZIONI ASSOCIATE (ROMA), LABRADOR FILM (PARIGI)
Distribuzione:EURO FILM, DISTR. RAROVIDEO
Gian Maria Volonté | nel ruolo di | Bizanti |
Jacques Herlin | nel ruolo di | Lauri |
Laura Betti | nel ruolo di | Rita Zigai |
Fabio Garriba | nel ruolo di | Roveda |
Corrado Solari | nel ruolo di | Boni |
John Steiner | nel ruolo di | Ing. Montelli |
Carla Tatò | nel ruolo di | Moglie di Bizanti |
Jean Rougeul | nel ruolo di | Direttore del giornale |
Michel Bardinet | nel ruolo di | Un redattore |
Marco Bellocchio | nel ruolo di | Un giornalista |
Gianni Solaro | nel ruolo di | Prof. Martini |
Enrico Dimarco | ||
Gérard Boucaron | nel ruolo di | Questore |
Gisella Burinato | nel ruolo di | Segretario editoriale |
In un periodo politicamente caldo, l'8 marzo 1972, alla vigilia delle elezioni e quando la sede de "Il Giornale" ha subito un'aggressione da parte di gruppuscoli di sinistra, la quindicenne Maria Grazia, figlia del noto professor Italo Martini, viene trovata violentata e strozzata in un prato nella periferia di Milano. Il redattore-capo Bizanti, sentito il parere dell'ingegner Montelli, finanziatore de "Il Giornale", incarica di seguire il caso Roveda, un giornalista principiante, affiancandolo allo smaliziato e senza scrupoli Lauri. Dal canto suo Bizanti avvia indagini private: avvicina la professoressa Rita Zigai, amante di Mario Boni (della sinistra extraparlamentare) e in possesso del diario della defunta. Manipolando le notizie ottenute, Bizanti e Lauri presentano, per mezzo di Roveda, un colpevole alla polizia, alla magistratura e all'opinione pubblica. Mario Boni viene difeso inutilmente dai compagni di cellula. Solo Roveda, che nutre dubbi, avvicina il bidello della scuola di Maria Grazia scoprendo con orrore la mistificazione e l'autentico assassino. Il redattore-capo anziché denunciare l'assassino, licenzia Roveda, tenendo pronta la notizia per sfruttarla secondo l'esito delle elezioni, sempre d'accordo con Montelli.
"Questo film, che Bellocchio ha ereditato da un altro regista, fa pensare ad un affresco soltanto in piccola parte dipinto e per il resto appena abbozzato (...). Gian Maria Volonté, nella parte improbabile del direttore del giornale riesce tuttavia a creare un personaggio molto vivo, insieme corrotto e conscio della propria corruzione." (Alberto Moravia, "L'Espresso", 12 novembre 1972) "La manipolazione della notizia da parte della grande stampa d'informazione è stigmatizzata quale offesa grave alla verità e al diritto dei cittadini all'autenticità dell'informazione. Situando però i responsabili di tale ignominia in un preciso contesto socio-politico, il film mira anche a dimostrare che il malcostume giornalistico ha una sola paternità. Un pronunciamento del genere, proprio in forza della sua erezione a principio di condanna, si infrange equivocamente contro il tema base avverso alla manipolazione delle notizie, poiché diviene a sua volta una comunicazione al pubblico di realtà etiche sì obiettive, ma distorte per intenti di parte." ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 75, 1973) "Cupo melodramma social-politico del fantasioso Marco Bellocchio che costruisce un'assurda, ma senza dubbio avvincente, storiaccia tra cronaca nera e poliziesco. I padroni, ecco i veri mostri, è la rabbiosa morale, Un'avvertenza, il film è del 1972, 'il Giornale', quello vero, è nato nel '74. Stavolta la sarcastica dicitura finale (ogni riferimento è puramente causale) non mente". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 24 febbraio 2003).
Incasso in euro