SCHEDA FILM

Salto nel vuoto

Anno: 1980 Durata: 108 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, PSICOLOGICO

Regia:-

Specifiche tecniche:EASTMANCOLOR, TECHNOSPES

Tratto da:-

Produzione:SILVIO E ANNA MARIA CLEMENTELLI PER CLESI CINEMATOGRAFICA, ENZO PORCELLI PER ODYSSIA, RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA (ROMA), MK 2, FILM 66 (PARIGI)

Distribuzione:CINERIZ - DURIUM HOME VIDEO, WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)

TRAMA

Marta Ponticelli ha fatto da madre e da sorella al fratello Mauro e ora, con la visione della vecchiaia davanti agli occhi e l'animo vuoto, mostra notevoli scompensi psichici. Mauro, che fa il giudice, ha paura che Marta impazzisca e si tolga la vita. D'altra parte, a sua volta ampiamente complessato per la vita solitaria e per le esperienze drammatiche del suo lavoro, non riesce ad influire positivamente sulla sorella. Un giorno, quasi senza premeditazione, Mauro fa conoscere a Marta un suo imputato, Giovanni Sciabola, attore stravagante che si trova spesso a compiere azioni al di fuori della legalità. La conoscenza diviene amicizia e Marta, messe in disparte le crisi abituali, esce sempre più spesso. Il giudice si sente tradito dalla sorella, diventa geloso, anche se non ne è cosciente. Teme persino che Marta, plagiata, da Giovanni, possa rovinare economicamente il loro piccolo nucleo familiare. Mauro cerca di liberarsi di Giovanni facendolo arrestare e l'uomo, dopo un ultimo incontro con Marta, fugge lontano. La vita riprende e Marta, finalmente più sicura di sé, decide di passare qualche giorno a Ostia, ospite della domestica Anna. Questa volta sono i nervi di Mauro che cedono e lo sospingono verso il vuoto della finestra dove, appena poco tempo prima, temeva che Marta trovasse una soluzione ai suoi problemi.

CRITICA

"Marco Bellocchio non ha lesinato dichiarazioni a riguardo di questo suo ultimo lavoro che, in tutti i casi, si lega chiaramente alle sue maggiori opere per lo stile, per gli umori che lo sostanziano a volte in forma ossessiva (i ricordi, le paure, le domande esistenziali alle quali non rispondono aperture complete) e a volte in forma aggressiva (più vitalista che rivoltosa). Lo stile, forse, è qui più coerente, coraggioso nel rifiuto di ogni concessione allo spettacolo banale, concentrato in una meditazione sincera, sofferta e provocante per il suo ripiegarsi su tutto ciò che sconvolge la psiche e i sentimenti. Un film su casi patologici è sempre intriso di angoscia e, per conseguenza, esige dallo spettatore un rapporto del tutto diverso da quello della comunicazione fatta tramite vicende drammatiche o comiche che, in ogni caso, comportano degli interessi capaci di sostenere la riflessione. Inoltre, un film che si imposta su lacerazioni interiori originate da una lunga dedizione tra fratello e sorella viene facilmente inteso morbosamente. A questo riguardo è doveroso riconoscere che Marco Bellocchio, abbastanza abituato alle strade scandalose o quanto meno sconvolgenti, qui si è mantenuto in serio rispetto ai drammi dei suoi personaggi." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 88, 1980)

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