Anno: 2003 Durata: 136 Origine: GERMANIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, GUERRA
Regia:Margarethe von Trotta
Specifiche tecniche:35 MM (1:2,35)
Tratto da:-
Produzione:GET REEL PRODUCTIONS, STUDIO HAMBURG LETTERBOX FILMPRODUKTION, TELE-MUNCHEN
Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2004)
Katja Riemann | nel ruolo di | Lena Fischer |
Maria Schrader | nel ruolo di | Hannah Weinstein |
Jürgen Vogel | nel ruolo di | Arthur Von Eschenbach |
Martin Feifel | nel ruolo di | Fabian Fischer |
Jutta Lampe | nel ruolo di | Ruth Weinstein |
Fedja van Huêt | nel ruolo di | Luis |
Doris Schade | nel ruolo di | Lena Fischer a 90 anni |
Carola Regnier | nel ruolo di | Rachel Rosenbauer |
Jutta Wachowiak | nel ruolo di | Sig.ra Goldberg |
Jan Declier | nel ruolo di | Nathan Goldberg |
Thekla Reuten | nel ruolo di | Klara Fischer |
Lilian Schiffer | nel ruolo di | Erika |
Lena Stolze | nel ruolo di | Miriam Sussmann |
Nina Kunzendorf | nel ruolo di | Litzy |
Svea Lohde | nel ruolo di | Ruth a 7 anni |
Carine Crutzen | nel ruolo di | Madre di Erika |
Fritz Lichtenhahn | nel ruolo di | Padre di Fabian |
Isolde Barth | nel ruolo di | Madre di Fabian |
Martin Wuttke | nel ruolo di | Joseph Goebbels |
Ruth è una signora newyorkese che ha appena perso il marito. Nei giorni di lutto comincia a riflettere sempre più sulla religione ebraica ortodossa e questo la porta a disapprovare anche il matrimonio della figlia Hannah con il sudamericano Luis. Per capire le ragioni di un cambiamento tanto radicale, Hannah si reca a Berlino dove conosce Lena Fisher, che da bambina aveva incontrato sua madre a Rosenstrasse: la strada in cui, nel 1943, centinaia di donne si riunirono per manifestare contro la deportazione dei loro mariti ebrei.
"Pur non avendo la qualità espressiva di 'Schindler's List' o di 'Il pianista', questo nuovo film dello stesso filone ha il pregio dell'autenticità. I bravi interpreti, tutti tedeschi, parlano la propria lingua, le atmosfere rivivono con perfezione allucinante e il film si presenta come la microstoria di un capitolo dell'Olocausto bizzarramente a lieto fine. Peccato che Margarethe pretenda di finire in gloria, con un grosso grasso matrimonio ebraico. Perché non tagliare, in omaggio alla verità dei sentimenti che s'impone nel resto del film, gli ultimi cinque minuti?". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 1 settembre 2003) "Margarethe von Trotta, già narratrice degli anni di piombo, ha uno stile lento e solenne, un tantino ampolloso. Ma entro i limiti del dramma convenzionale, 'Rosenstrasse' ha una sua forza tragica: la sincerità dell'antico dolore prevale sul vizio della retorica". (Claudio Carabba, Sette', 11 settembre 2003) "Centotrentasei minuti di emozioni, lacrime e al tempo stesso radiografia dell'animo femminile nei momenti della sofferenza e del dolore: non si potrà dire che a 'Rosenstrasse' manchino né sincerità né grandiosità. Manca comunque quel soffio vitale che trasforma il pathos in forza drammatica e illumina lo schermo". (Andrea Martini, 'La Nazione', 1 settembre 2003) "Ne esce una Germania sfaccettata, dove come sempre nella vita, il meglio rasenta il peggio. A condurre la ricerca che riporta alla luce l'evento della Rosenstrasse è non a caso Maria Schrader, già interrpete di 'Aimée & Jaguard', di Max Faerberoeck per il quale venne premiata al Festival di Berlino del 1998: anche quello era un film tedesco, anche quello raccontava una storia simile e basata su un fatto vero, solo che la coppia in questione era lesbica e il personaggio della Schrader veniva ucciso. Qui invece ci fu il lieto fine, paradossalmente in base alle leggi di Norimberga". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 1 settembre 2003) "Uscito per il Giorno della Memoria, come se per gli altri 364 dovessimo tranquillamente dimenticare, 'Rosenstrasse', onesto e civile film dell' onesta e civile Margarethe von Trotta mostra un lato nascosto ma vero della Shoah. (...) Un intreccio di destini a cavallo del tempo, storia minuscola e maiuscola raccontata con un alto senso del dovere morale e dell' informazione, ma anche della convenzione e pure della retorica dello spettacolo, per cui le attrici Katja Riemann, premiata a Venezia, e Maria Schrader sono strepitose." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 31 gennaio 2004)
Incasso in euro