Romanzo di una strage2011

SCHEDA FILM

Romanzo di una strage

Anno: 2011 Durata: 129 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, STORICO

Regia:Marco Tullio Giordana

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ, GIOVANNI STABILINI PER CATTLEYA IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA, BABE FILMS

Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2012) - DVD E BLU-RAY: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO (2012)

ATTORI

Pierfrancesco Favino nel ruolo di Giuseppe Pinelli
Valerio Mastandrea nel ruolo di Luigi Calabresi
Michela Cescon nel ruolo di Licia Pinelli
Laura Chiatti nel ruolo di Gemma Calabresi
Fabrizio Gifuni nel ruolo di Aldo Moro
Luigi Lo Cascio nel ruolo di Giudice Ugo Paolillo
Giorgio Colangeli nel ruolo di Federico Umberto D'Amato
Omero Antonutti nel ruolo di Presidente Giuseppe Saragat
Thomas Trabacchi nel ruolo di Marco Nozza
Giorgio Tirabassi nel ruolo di Il Professore
Fausto Russo Alesi nel ruolo di Guido Giannettini
Denis Fasolo nel ruolo di Giovanni Ventura
Giorgio Marchesi nel ruolo di Franco Freda
Andreapietro Anselmi nel ruolo di Guido Lorenzon
Sergio Solli nel ruolo di Questore Marcello Guida
Antonio Pennarella nel ruolo di Brigadiere Vito Panessa
Stefano Scandaletti nel ruolo di Pietro Valpreda
Giacinto Ferro nel ruolo di Antonino Allegra
Giulia Lazzarini nel ruolo di Madre di Pinelli
Benedetta Buccellato nel ruolo di Camilla Cederna
Alessio Vitale nel ruolo di Pasquale Valitutti
Bruno Torrisi nel ruolo di Colonnello Carabinieri Pio Alferano
Francesco Salvi nel ruolo di Cornelio Rolandi
Diego Ribon nel ruolo di Giudice Giancarlo Stiz
Marco Zannoni nel ruolo di Junio Valerio Borghese
Fabrizio Parenti nel ruolo di Giangiacomo Feltrinelli
Gianni Musy Glori nel ruolo di Confessore di Moro Gianni Musy
Gianmaria Martini nel ruolo di Enrico Rovelli
Giovanni Visentin nel ruolo di Maggiore Genio
Corrado Invernizzi nel ruolo di Giudice Pietro Calogero
Paolo Bonanni nel ruolo di Tenente Carabinieri Savino Lograno
Claudio Casadio nel ruolo di Brigadiere PS Carlo Mainardi
Giovanni Federico nel ruolo di Brigadiere PS Pietro Muccilli
Angelo Raffaele Pisani nel ruolo di Vicebrigadiere PS Giuseppe Caracuta
Bob Marchese nel ruolo di Giudice Carlo Biotti
Davide Paganini nel ruolo di Agente Salvatore Ippolito
Maurizio Tabani nel ruolo di Ingegnere Teonestro Cerri
Edoardo Natoli nel ruolo di Mario Merlino
Francesco Sciacca nel ruolo di Nino Sottosanti
Marcello Prayer nel ruolo di Stefano Delle Chiaie
Giovanni Anzaldo nel ruolo di Giovane Anarchico
Angelo Costabile nel ruolo di Carabiniere
Lorenzo Gioielli nel ruolo di Giudice Procura di Roma
Vittorio Ciorcalo nel ruolo di Aldo Palumbo
Gianluigi Fogacci nel ruolo di Corrado Stajano
Irmo Bogino nel ruolo di Giampaolo Pansa
Alessandro Bressanello nel ruolo di On. Mariano Rumor
Roberto Sbaratto nel ruolo di Maresciallo Alvise Munari
Riccardo Maranzana nel ruolo di Avv. Lorenzon
Riccardo Von Hoenning Cicogna nel ruolo di Guelfo
Miro Landoni nel ruolo di On. Luigi Gui
Lollo Franco nel ruolo di On. Franco Restivo
Giovanni Capalbo nel ruolo di Gen. Guido Vedovato
Edoardo Rossi nel ruolo di Ruggero Pan
Luca Zingaretti nel ruolo di Medico Tribunale
 
 
 

SCENOGRAFIA

Basili, Giancarlo
 

COSTUMISTA

Sartori, Francesca

TRAMA

Basato su una minuziosa ricostruzione dei fatti, il film narra il contesto e le conseguenze della bomba esplosa alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, che causò 17 vittime e un'ottantina di feriti, inaugurando la cosiddetta "strategia delle tensione". La bomba, considerata inizialmente di matrice anarchica, finì invece per rivelarsi, tra mille ostacoli e depistaggi, di matrice neofascista. Figure centrali del racconto sono quelle dell'anarchico Giuseppe Pinelli, che precipitò dal quarto piano della questura di Milano in circostanze mai veramente chiarite, e del commissario della Squadra politica Luigi Calabresi, al quale fu addebitata la responsabilità morale del terribile episodio. Luigi Calabresi proseguì per proprio conto le indagini sulla bomba di piazza Fontana finché non venne assassinato nel 1972.

CRITICA

"La scena autobiografica del tram è per paradosso la più genialmente visionaria di 'Romanzo di una strage', uno dei rari film da vedere per poterne discutere. Ci voleva coraggio per fare a distanza di quarant'anni il primo film su Piazza Fontana ed è indubbio che Giordana e gli sceneggiatori Rulli e Petraglia ne abbiano avuto. Ma forse ne occorreva una dose supplementare per affrontare un vero viaggio negli orrori dell'eterna guerra civile italiana. Dove il film lascia perplessi è nell'estendere il mistero ai fatti storici. Nessun mistero, nessuna doppia pista bipartisan, a cavallo fra anarchici e neo fascisti, come si ipotizza nel finale del film. Sostenere queste tesi non serve a pacificare gli animi, com'è forse nelle intenzioni di Rulli e Petraglia, ma soltanto a spargere un inaccettabile perdonismo generale." (Curzio Maltese, 'La Repubblica', 30 marzo 2012) "Non si sa se Marco Tullio Giordana sia molto, poco o per nulla lieto della diatriba che il suo film oggi in circuito sta precocemente suscitando sui media. Anche perché, dal nostro punto di vista, è molto più importante verificare 'sul campo' la forza d'impatto del film, la sua originalità espressiva e la sua coerenza drammaturgica piuttosto che rinfacciargli l'adesione parziale o totale a questa o quella tesi sui convulsi avvenimenti italiani tra la fine dei Sessanta e l'inizio dei Settanta. Discutere è sempre utile, ma è difficile negare che discutere sulle spoglie di un film sulla scorta di marmorei presupposti ideologici è una pratica inguaribilmente vecchia; d'altra parte si deve pure tener conto che Giordana e soprattutto gli affiatati e prolifici sceneggiatori Rulli & Petraglia sono i capiscuola di un sottogenere, il cosiddetto cinema d'impegno civile all'italiana, ciclicamente demolito proprio dagli intellettuali e gli opinionisti attestati sullo stesso versante. Ne consegue il pericolo che anche questo maxi-soggetto, impastato di cronaca e, appunto, di romanzesco in parti variabili, sia ridotto a innescare un ozioso duello tra sinistra moderata e/o riformista e sinistra antagonista e/o giustizialista. Giordana non è un regista da colpo di fulmine, ma la sua filmografia, dopo l'inizio imbarazzante ('Maledetti vi amerò', 'La caduta degli angeli ribelli'), ha ottenuto degni riscontri grazie a 'I cento passi' e 'La meglio gioventù' e, proprio in relazione alla duplice destinazione di quest'ultimo, 'Romanzo di una strage' dà l'impressione d'assomigliare a un'onesta fiction tv riveduta e corretta sulla scala del grande schermo. (...) Sorvolando qua e là (le sentenze sgradite della magistratura; la campagna d'odio lanciata contro lo 'sbirro defenestratore' da Lotta Continua ecc.), azzeccando qualche caratterista (il questore D'Amato di Colangeli) e sbagliandone qualcun altro (la Gemma Calabresi di Laura Chiatti), descrivendo l'Italia dell'epoca come una specie di Prussia bismarkiana, infarcendo i dialoghi d'accenti sentenzioso-didascalici e quindi distaccandosi dalle innovative procedure linguistiche di 'Gomorra' o 'Il divo' (ma anche da quelle delle serie come 'Romanzo criminale' o 'Faccia d'angelo')." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 30 marzo 2012) "Un film per chi c'era e ricorda benissimo tutto l'orrore scatenato quel lontano 12 dicembre 1967, quando alle 16.37 un'esplosione devastò la sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano provocando diciassette morti e una novantina di feriti. Un film per chi non c'era, o era troppo giovane per ricordare e oggi, quarantatré anni dopo, è convinto che queste cose accadono solo nei film. O negli altri paesi. 'Romanzo di una strage' di Marco Tullio Giordana, mirabilmente interpretato da un cast di ottimi attori (tra cui Valerio Mastandrea, Piefrancesco Favino, Fabrizio Gifuni) ricostruisce, dall'uccisione dell'agente Antonio Annarumma a quella del commissario Luigi Calabresi, il complicato puzzle di quegli anni dominati dalla strategia della tensione, da intrighi e complotti, menzogne e depistaggi, finti suicidi e attentati, sullo sfondo di un paese che sembrava avviato a una nuova dittatura. Non tutte le tessere vanno al loro posto, nella finzione come nella realtà, si sorvola sulle responsabilità di Lotta Continua ma al tempo stesso si ridisegna il profilo umano di tanti protagonisti di quegli anni, a cominciare dallo stesso Calabresi per finire ad Aldo Moro passando per l'anarchico Pinelli." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 30 marzo 2012) "Spiacerà a chi magari non s'aspettava il film obiettivo (...), ma dall'autore di 'La meglio gioventù' s'attendeva un'opera soda, robusta, incalzante, un thriller politico all'americana. 'Romanzo di una strage' è invece sì, ben diretto, recitato (ma quante belle facce han scovato), chiaro e scandito nella narrazione. Ma i suoi limiti sono quelli di una fiction televisiva (che differenza c'è? Che un film al cinema ti fa scattare sulla poltrona, il teleromanzo nella poltrona ti sprofonda)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 marzo 2012) "«lo so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. lo so. Ma non ho le prove». Marco Tullio Giordana riparte da Pasolini, e l'articolo del '74 'Cos'è questo golpe? Il romanzo delle stragi' diventa un film, 'Romanzo di una strage'. Sempre 'Romanzo criminale' è, eppure tra il Calabresi di Mastandrea, il Pinelli di Favino, l'Aldo Moro di Gifuni e i rispettivi storici non c'è quella distanza fascinosa ma fuorviante tra il Freddo, il Libano, il Dandi e la vera Banda della Magliana. La strage di Piazza Fontana, le diversioni e le eversioni conseguenti, le morti eccellenti di Pinelli, Feltrinelli e Calabresi tornano sullo schermo per ricordarci che giustizia non è fatta: «Io so», ripete Giordana, ma nemmeno lui ha le prove. Allora, cinema civile, senza il graffio di Petri, ma con il mood scolastico per l'auspicabile visione nelle scuole: qualche gradino più su della fiction tv, qualcuno più giù del 'Carlos' (lo Sciacallo) di Assayas, l'enfasi, i dialettismi e gli attori no (Laura Chiatti) ci sono, ma si può pretendere da un film quello che le aule giudiziarie non hanno saputo, potuto e voluto? D'appendice è la Giustizia, non questo Romanzo." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 29 marzo 2012)

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