Ray2004

SCHEDA FILM

Ray

Anno: 2004 Durata: 152 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, MUSICALE

Regia:Taylor Hackford

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85) TECHNICOLOR

Tratto da:-

Produzione:UNCHAIN MY HEART LOUISIANA LLC, CRUSADER ENTERTAINMENT LLC, ANVIL FILMS, BALDWIN ENTERTAINMENT, BRISTOL BAY PRODUCTIONS, UNIVERSAL PICTURES

Distribuzione:UIP (2005)

ATTORI

Jamie Foxx nel ruolo di Ray Charles
Kerry Washington nel ruolo di Della Bea Robinson
Regina King nel ruolo di Margie Hendricks
Clifton Powell nel ruolo di Jeff Brown
Harry J. Lennix nel ruolo di Joe Adams Harry Lennix
Bokeem Woodbine nel ruolo di Fathead Newman
Aunjanue Ellis nel ruolo di Mary Ann Fisher
Sharon Warren nel ruolo di Aretha Robinson
C.J. Sanders nel ruolo di Ray Robinson da piccolo
Curtis Armstrong nel ruolo di Ahmet Ertegun
Richard Schiff nel ruolo di Jerry Wexler
Larenz Tate nel ruolo di Quincy Jones
Terrence Howard nel ruolo di Gossie McKee Terrence Dashon Howard
David Krumholtz nel ruolo di Milt Shaw
Wendell Pierce nel ruolo di Wilbur Brassfield
Chris Thomas King nel ruolo di Lowell Fulsom
Thomas Jefferson Byrd nel ruolo di Jimmy
Rick Gomez nel ruolo di Tom Dowd
Denise Dowse nel ruolo di Marlene
Warwick Davis nel ruolo di Oberon
Patrick Bauchau nel ruolo di Dr. Hacker
Robert Wisdom nel ruolo di Jack Lauderdale
Kurt Fuller nel ruolo di Sam Clark
Julian Bond nel ruolo di Se stesso
Kimberly Ardison nel ruolo di Ethel McRae
Renee Wilson nel ruolo di Pat Lyle
Willie Metcalf nel ruolo di Sig. Pitt
Terrone Bell nel ruolo di George Robinson giovane
Richard A. Smith nel ruolo di Til
Gary Grubbs nel ruolo di Billy Ray
Carol Sutton nel ruolo di Eula
Robert 'Bob' Harris nel ruolo di Jesse Stone
Tom Clark nel ruolo di Alan Freed
Fahnlohnee Harris nel ruolo di Trudy Daniels
Michael Travis Stone nel ruolo di Robert
Eric O'Neal Jr. nel ruolo di Ray Charles Jr. a 5/6 anni
Tequan Richmond nel ruolo di Ray Charles Jr. a 9/10 anni
 

SCENEGGIATORE

White, James L.
 

MONTAGGIO

Hirsch, Paul
 

SCENOGRAFIA

Altman, Stephen
 

COSTUMISTA

Davis, Sharen

TRAMA

Nato in un piccolo paese della Georgia, Ray diventa cieco all'età di 7 anni dopo aver subito lo choc di assistere alla morte accidentale del fratello. Sua madre, una donna molto forte, lo spinge a combattere e a non arrendersi dinanzi al suo handicap e gli compra una tastiera per aiutarlo a coltivare il suo talento per la musica. Tutta la vita di Ray Charles viene ripercorsa dai primi successi alla fama mondiale. Il musicista di colore che creò un nuovo tipo di musica mescolando la cultura dei cori gospel con la musica country cara alla popolazione americana e con il jazz dalle note struggenti segnò un'epoca, un nuovo modo di avvicinarsi al mondo della musica e di viverla. Emerge, quindi, la storia di un uomo dalla vita sfortunata, segnata dalla malattia e dall'uso delle droghe, che però si sforzò di combattere per i diritti della popolazione di colore e che ha attraversato un secolo di storia e cultura insieme alla sua musica.

CRITICA

"Il 'Ray' di Hackford e Foxx non smette di commuovere e insieme di convincere. Questione di equilibrio, certo. Un briciolo in più e si cade nella commiserazione. Un briciolo in meno ed ecco il santino. Invece Ray Charles, con tutte le sue eccezionalità, resta un uomo. Insondabile, imperfetto, inesauribile. Unico. Con un orecchio così fine che distingue il frullo di un colibrì dietro la finestra, o il respiro della mamma che segue di nascosto i suoi movimenti, da bambino. Con un talento così prepotente che quando incide spesso azzecca il disco alla prima prova. E può unire gospel e blues cantando l'ebbrezza dei sensi su arie da inni religiosi, con scandalo di molti neri e della sua stessa moglie. Ma lo script così nutrito di James L. White non potrebbe nulla senza una vera scienza dei dettagli e un cast di rara perfezione, dal manager turco pelato alla madre giovane e magrissima fino alla moglie incantevole senza essere troppo bella. Per non parlare dell'immedesimazione impressionante perché mai esteriore di Jamie Foxx che non imita tic, risata, andatura, ma sembra generarli miracolosamente da dentro, riproducendone l'intima necessità. Speriamo nell'Oscar. Sarebbe la prima volta che dei veri ciechi premiano un cieco finto." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 gennaio 2005) "Scoppia la moda del film biografico: ed ecco la vita infelice ma gloriosa di Ray Charles 'The Genius' che doppia lo straordinario Jamie Foxx. Impegnato a rivivere traumi morali e materiali del leggendario Ray, che ha unito in matrimonio gospel, blues e soul: musica, cura omeopatica. Tutto nella tradizione non agiografica (emozionante la tossicodipendenza e la cura), ma il regista Hackford non va oltre la superficie delle note." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005) "Le ricorrenti cine-biografie hollywoodiane patiscono spesso l'handicap della magniloquenza e della banale imitazione fisiognomica. 'Ray' ha invece il coraggio di assumere tutti i rischi del genere riuscendo a volgerli a suo favore: Taylor Hackford non cerca di dettagliare mezzo secolo di storia né di sottoporre le emozioni al vaglio della critica nel mettere in bella calligrafia alcune fasi, quelle decisive, della lunga carriera di The Genius e Jamie Foxx, il tassista di 'Collateral', si esibisce in una sorta di reincarnazione prodigiosa (già premiata ai Golden Globe, vedremo cosa gli recapiteranno gli Oscar). La sorpresa sta nella felice coincidenza dello stile del regista con la performance del protagonista: il percorso esistenziale di Ray Charles Robinson e la sua ascesa nell'empireo del soul (e non solo) ritrovano, così, a tutto schermo quell'eccezionalità che ne costituisce la principale componente artistica. Il primo aspetto da cogliere, per spiegarsi la scorrevolezza e la credibilità del film, è che dal tribolato ritratto personale scaturisce la trascinante suggestione della musica e non viceversa. (...) In fondo 'Ray' è la favola romantica e insieme realistica di un uomo povero, nero e cieco, tutt'altro che un santino, che perde a più riprese il controllo della propria vita e poi lo riconquista, a costo d'infliggere nuove ferite a una sensibilità eccessiva come il suo talento. Se dovessimo scegliere, infatti, tra i tanti scorci al top d'intensità emotiva, penseremmo subito alla sequenza in cui Ray dimostra alla futura moglie come il suo udito riesca a percepire il battito d'ali di un colibrì nella babele sonora di un'ora di punta al ristorante." (Valerio Caprara, 'Il Mattino, 22 gennaio 2005) "Le biografie musicali sono roba delicata. Possono dare luogo a capolavori ('Bird', di Clint Eastwood), a pezzi di trovarobato ('De-Lovely'), a film politicamente ed esteticamente corretti. Ricade nel terzo caso 'Ray', biopic ufficiale che Taylor Hackford dirige da gentiluomo, accreditando la mitologia di 'The Genius'; però senza dimenticare, nel sottofondo, il contesto civile e politico in cui l'inarrestabile ascesa del musico avvenne (...) Neocandidato all'Oscar (in doppietta con la sua performance in 'Collateral'), Jamie Foxx sceglie, più che la via dell'interpretazione, quella della metamorfosi. Diventando un clone di Charles, davvero impressionante." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 28 gennaio 2005) "The Aviator e Ray, pur diversissimi, hanno in comune un atteggiamento nuovo: quello di evocare con il massimo della verosimiglianza i personaggi chiamati in causa, senza nasconderne vizi, debolezze e malefatte.(...) L'importante tuttavia è che dietro i protagonisti, come riesce in maniera eccelsa a Scorsese e in buona misura anche al Taylor Hackford di Ray, emergano il mondo nel quale hanno operto, gli ambienti, gli umori, le situazioni. E' un modo emozionale e tipicamente americano, di ricostruire la cronaca mentre diventa storia." (Tullio Kezich, Corriere delle Sera, 29 gennaio 2005) "Scoppia la moda del film biografico: con la vita di Hughes ecco anche quella infelice ma gloriosa del genius della musica Ray Charles che doppia straordinariamente il bravo protagonista Jamie Foxx, due candidature all'Oscar. Nel film tradizionale e prolisso di Taylor Hackford egli rivive i traumi del leggendario Ray, colpito dalla morte del fratello e poi dalla cecità. Successo e nevrosi del mito musicale che unì in matrimonio gospel, soul e blues ma che non seppe resistere agli eccessi. La parte più emozionante di un film che resta in superficie e non entra in profondità è proprio quella della tossicodipendenza." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 gennaio 2005)

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