Preferisco il rumore del mare1999

SCHEDA FILM

Preferisco il rumore del mare

Anno: 1999 Durata: 88 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Mimmo Calopresti

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:DONATELLA BOTTI, ROBERTO CICUTTO, LUIGI MUSINI PER BIANCAFILM, MIKADO, RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA, ARCAPIX

Distribuzione:MIKADO FILM (2000) - FOX VIDEO

ATTORI

Silvio Orlando nel ruolo di Luigi
Paolo Cirio nel ruolo di Matteo
Michele Raso nel ruolo di Rosario
Fabrizia Sacchi nel ruolo di Serena
Andrea Occhipinti nel ruolo di Massimo
Eugenio Masciari nel ruolo di Cappabianca
Marcello Mazzarella nel ruolo di Vincenzo
Mimmo Calopresti nel ruolo di Don Lorenzo
Raffaella Lebboroni nel ruolo di Miriam
Palma Valentina Di Nunno nel ruolo di Adele
Lorenzo Ventavoli nel ruolo di Umberto
Enrica Rosso nel ruolo di Elisabetta, moglie di Luigi
Concettina Luddeni nel ruolo di La madre di Luigi
Laura Curino nel ruolo di Maria, la governante
Antonio Ferrante nel ruolo di Pasquale, il padre di Rosario
Walter Malosti nel ruolo di Il proprietario della libreria
Toni Mazzara nel ruolo di Commesso della libreria Tony Mazzara
Stefano Venturi nel ruolo di Giovanni
Alessandro Piron nel ruolo di Commesso della pasticceria
Paola Rota nel ruolo di Ragazza della comunità
Anita Manachino nel ruolo di Ragazza della comunità
 
 

MONTAGGIO

Fiocchi, Massimo
 

SCENOGRAFIA

Marrazzo, Alessandro
 

COSTUMISTA

Nebiolo, Silvia

TRAMA

Tornato a Torino dopo una vacanza nel suo paese natale in Calabria, Luigi, dirigente affermato, non riesce a togliersi dalla mente Rosario, un ragazzo conosciuto al cimitero del paese, dove è sepolta la madre, vittima di una faida, mentre il padre è in carcere. Rosario, quindici anni, è silenzioso, composto, scontroso e solitario. Luigi, separato dalla moglie, ha un figlio della stessa età, Matteo, che, all'opposto, è svogliato, dispersivo, inconcludente e sfoga la sua insoddisfazione dipingendo e ascoltando musica. Luigi si rivolge a don Lorenzo, un sacerdote che gestisce una comunità per giovani disagiati e, con il suo aiuto, fa arrivare Rosario a Torino. Qui il ragazzo, che ha un forte sentimento religioso, entra nella vita della comunità, lavora in biblioteca, serve la Messa. Luigi fa incontrare Rosario e Matteo. Tra i due c'è all'inizio una inevitabile distanza e quando finalmente iniziano a prendere confidenza, alcuni episodi scavano profonde incomprensioni tra i due ragazzi. Luigi giorno dopo giorno trasforma Rosario nel bersaglio delle proprie difficoltà emotive, accusandolo di abusare della sua fiducia. La notte dell'ultimo dell'anno Rosario è in comunità con gli altri, Luigi è da solo, mentre Matteo va a una festa dove rimarrà per poco tempo. All'improvviso, a casa, avverte un vuoto che lo porta a tentare il suicidio. Luigi e Rosario si incontreranno proprio sulla porta di casa per soccorrerlo, ma ancora una volta non riusciranno a capirsi...

CRITICA

"Complesso e affascinante, il film ha un interprete davvero ammirevole in Silvio Orlando e sa raccontare i problemi degli italiani attraverso i personaggi". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 aprile 2000) "Ancora un bellissimo film, fatto di emozioni incrociate tra noi e loro, platea e schermo, di Mimmo Calopresti, autore che sa andare controcorrente e rendere eloquenti le pause, i silenzi, le occhiate. (...) Se nel contorno ci sono peccati veniali di stereotipi, soprattutto della high society che quando vuole dà ancora del 'terrone', ciò che arriva anche diretto e con grande personalità è il complicato trasloco dei sentimenti, quel modo di raccontare compatto ed espressivo, l'impaginazione sommessa in cui la sceneggiatura si poggia gentile e mai casuale. Voce, volto, cuore. Lo schizzo psicologico e la 'fratellanza', sensibilmente resa dai due ragazzi ricorda 'Così ridevano' di Amelio". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 25 marzo 2000) "Amaro dramma sociale del misurato e sensibile Mimmo Calopresti, che ha il vizio di voler apparire sempre nei propri film, ma, ahilui, a differenza di Hitchcock si ritaglia ruoli fastidiosamente prolissi. Un film dove si parla fino allo sfinimento, succede poco e non si capisce tutto. Il poetico titolo è carino, ma fa venire voglia di andare in montagna ". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 18 luglio 2003)

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