Anno: 2014 Durata: - Origine: CANADA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, STORICO
Regia:Paul W.S. Anderson
Specifiche tecniche:RED EPIC, D-CINEMA
Tratto da:-
Produzione:PAUL W.S. ANDERSON, JEREMY BOLT, DON CARMODY, ROBERT KULZER, MARTIN MOSZKOWICZ PER CONSTANTIN FILM, DON CARMODY PRODUCTIONS, IMPACT PICTURES
Distribuzione:01 DISTRIBUTION
Kit Harington | nel ruolo di | Milo |
Emily Browning | nel ruolo di | Cassia |
Carrie-Anne Moss | ||
Kiefer Sutherland | ||
Paz Vega | nel ruolo di | Strigana |
Jared Harris | nel ruolo di | Lucretius |
Adewale Akinnuoye-Agbaje | ||
Jessica Lucas | nel ruolo di | Ariadne |
Sasha Roiz | nel ruolo di | Proculus |
Currie Graham | nel ruolo di | Bellator |
Ben Lewis |
La storia dell'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo vista attraverso gli occhi di Milo: schiavo su una nave in direzione di Napoli, cercherà di tornare a casa per salvare la donna che ama e il suo migliore amico, un gladiatore intrappolato all'interno del Colosseo della città.
"Nel 1932 il grande e prolifico regista Cecil DeMille firmò 'Il segno della croce' ('The Sign of the Cross'), ispirato all'omonima tragedia di Wilson Barrett. Il film ebbe enorme successo e suscitò scandalo per le scene erotiche (...). Nel 1944 comparve una nuova edizione censurata e abbreviata di questo film che oscurava gli aspetti esotici e trasgressivi a favore di un messaggio moraleggiante. Fu aggiunto anche un prologo: un prete cattolico e un pastore protestante volano sopra Roma su un aereo militare e introducono gli spettatori alla storia del cristianesimo. (...) Veniva così impostata un'immagine nazi-fascista della Roma antica che avrebbe dominato gran parte della successiva produzione cinematografica. Nel 'Quo Vadis?' di Mervyn LeRoy (1951) mentre Roma brucia Nerone suona la cetra indossando una tunica nera trapunta di aquile fasciste. (...) Questa atmosfera risale ormai ad oltre sessant'anni fa ma a giudicare dal nuovissimo 'Pompei' di Paul Anderson si direbbe che nulla sia cambiato. Raramente nella storia del cinema è stato anzi proposto un ritratto così ideologicamente esasperato degli antichi romani. Dalla prima all'ultima scena i romani sono più nazisti dei nazisti: sempre avvolti da corazze e tuniche nere sgozzano ridendo uomini donne e bambini, frustano senza motivo a destra e a manca, sprecano una quantità enorme di energie per spingere a calci e pugni prigionieri mansueti, il tutto accompagnato da un parossismo di insulti, di offese, di sguardi torvi e disgustati. I professori che vanno a caccia di errori nei film storici sprecano il loro tempo e trasmettono un messaggio sbagliato. Anche i poeti antichi, quando componevano poemi storici si prendevano le loro libertà, manipolavano, non rispettavano i dati geografici e cronologici. Il racconto artistico, che sia in versi, su immagini statiche o in movimento, ha le sue regole e non è un saggio scientifico. Ma il distacco dall'autenticità storica deve avere una ragione, una motivazione artistica, almeno un messaggio originale. Che senso ha, come vuol dirci questo nuovo film, rappresentare la romanissima città di Pompei come una comunità colonizzata, ostile a Roma perché vittima di una speculazione edilizia ordita da un affarista locale e da uno spregiudicato senatore? Nessun senso ovviamente, se non un tocco di ambientalismo e l'adesione a un usurato cliché antiromano che ha fatto il suo tempo, non diverte, non emoziona. Con una clamorosa incoerenza, il film presenta inoltre l'eruzione del vulcano come un castigo divino, che punisce le colpe degli uomini. Ma a subirne le conseguenze sono proprio i pompeiani vittime di Roma ladrona. A parte un'affrettata storiella d'amore, tutto il resto è una serie interminabile di atrocità gladiatorie che imitano 'Il gladiatore' di Ridley Scott senza nemmeno sfiorarne la smagliante originalità. Tutto il resto è noia direbbe il poeta. Come hanno sempre saputo i romanzieri, i pittori e i registi un minimo di sensualità è consigliabile quando si tratta dell'antica Roma. Ma questo nuovo film su Pompei è meno erotico di 'Mary Poppins'. L'unica attività riprovevole dalla quale le belve romane di Paul Anderson si astengono è lo stupro. Non ne deduciamo certo che la loro sia una casta violenza, ma che la produzione e il regista hanno fatto una scelta ben precisa: niente sesso, perché il sesso è osceno e fa perdere un po' di spettatori, mentre le teste mozze, i bambini sgozzati, gli arti troncati nulla avrebbero d'indecente. La cosa può stupire ma dice molto sui nostri tempi." (Andrea Giardina, 'Il Messaggero', 13 febbraio 2014)
Incasso in euro