Pietro2010

SCHEDA FILM

Pietro

Anno: 2010 Durata: 82 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Daniele Gaglianone

Specifiche tecniche:35 MM, WIDE SCREEN

Tratto da:-

Produzione:ENRICO GIOVANNONE, ANDREA PARENA, GIANLUCA ARCOPINTO, EMANUELE NESPECA PER BABYDOC FILM, LA FABBRICHETTA

Distribuzione:LUCKY RED

ATTORI

Pietro Casella nel ruolo di Pietro
Francesco Lattarulo nel ruolo di Francesco
Fabrizio Nicastro nel ruolo di NikiNiki
Carlotta Saletti nel ruolo di Ragazza
Diego Canteri nel ruolo di Amico di NikiNiki
Giuseppe Mattia nel ruolo di Capo
 

SCENEGGIATORE

Gaglianone, Daniele
 

MONTAGGIO

Giovannone, Enrico
 

SCENOGRAFIA

Fucà, Lina
 

COSTUMISTA

Fucà, Lina

TRAMA

Pietro vive insieme a suo fratello Francesco nel vecchio appartamento dei suoi genitori, in un'anonima periferia, e si guadagna da vivere distribuendo volantini per strada. Il rapporto con Francesco, tossicodipendente e legato in modo irreversibile al suo "amico" spacciatore NikiNiki e al suo gruppo di compari, è molto difficile ma Pietro cerca di mantenere un contatto con lui nonostante i suoi soprusi e quelli dei suoi amici. Anche sul lavoro la situazione per Pietro non è rosea, costretto alle continue vessazioni del suo capo, losco e violento. Poi, l'incontro con una ragazza sembrerà aprire uno spiraglio di speranza, ma quando cercherà di introdurla nel suo ambiente Pietro si renderà conto che la sua ricerca della felicità, attraverso un rapporto diverso in cui dare spazio alla tenerezza e alla comprensione, è solo una mera illusione.

CRITICA

"Ogni tanto i panni sporchi bisogna proprio tornare a lavarli in casa. Il film italiano del festival 'Pietro' (...) ha ottenuto un'ovazione di oltre 10 minuti parlando di un ragazzo come tanti con molti problemi psicologici. (...) Girato in 12 giorni a Torino ma dopo due mesi di prove nella casa dove vivono davvero i tre attori, in autonomia morale e materiale totale, realizzato con l'entusiasmo della complicità e della condivisione che non hanno prezzo corrente." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 9 agosto 2010) "Discontinuo e insieme coinvolgente, toccante, a volte fuori controllo, poggiato sulla difficile, non sempre riuscita, prova da mattatore del giovane Pietro Caselli (che, con gli altri interpreti Francesco Lattarulo e Fabio Nicasto forma il gruppo di cabaret Senso D'Oppio, ospite anche di 'Zelig'), 'Pietro' è un raro film italiano in cerca di verità." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 9 agosto 2010) "Il ritratto che fa Gaglianone è desolante. Forse suona un po' fuori tempo il fratello tossico, forse l'overdose di pessimismo è eccessiva, ma l'intera vicenda sembra arrivare sullo schermo direttamente dalla cronaca. Quella dove il branco compie nefandezze, dove i deboli invece di trovare solidarietà sono bersaglio di battutacce se va bene o percosse se va male." (Annibale Bezzan, 'L'unità', 9 agosto 2010) "Pochi soldi per produrlo, poco tempo per girarlo. In cifre 120 mila euro e dodici giorni sul set. Buona e collaudata l'idea: l'idiota che guarda il mondo, lo subisce - i primi ad accanirsi sono gli stretti parenti - forse contrattacca. (...) Bravi gli attori (che quando non recitano fanno il cabaret ). Peccato per gli accenti, i due fratelli non sembrano cresciuti insieme." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 10 agosto 2010) " 'Pietro', film girato in 12 giorni e provato per due mesi, 110 mila euro circa di budget - senza l'apporto del cast che l'ha resa di fatto un'opera autoprodotta, parleremo di almeno 350 mila euro - racchiude anni di rabbia che implodono dentro il corpo esile di Pietro. Che forse ha un cuore grande ma una mente ingenua e disarmata che lotta contro l'orrore quotidiano di una Torino che non conosciamo e che esploriamo con la macchina da presa di Daniele Guaglianone. (...) E Pietro Casella questa innocente disperazione sa incarnarla perfettamente, entrando anima e corpo in quel piccolo grande uomo, nelle sue 'facce da banana', nelle sue canzoni sussurrate nel chiasso circostante, nel finale che si concede qualche minuto e parola (pur essendo il film quasi privo di dialoghi 'normali') di troppo. Si fa fatica a pensare che non sia afflitto da handicap, che sia un ragazzo in salute, la sua interpretazione è perfetta e potentissima, dallo sguardo disorientato alle incertezze fisiche. Ecco perché dispiace, forse, che quella rabbia di Guanaglione, motore principe del film (...) in qualche modo lo spezza, non riesce a dargli quel respiro che lo renderebbe un capolavoro. Si attorciglia su se stesso, si accontenta a volte di quel mondo morboso e sballato, non va oltre perché c'è tanto da vedere nell'esplorazione umana del lato oscuro delle nostre (finte) metropoli, di cui Torino è simbolo. Economico, industriale, sociale. 'Pietro' rimane dentro, devi rivederlo più di una volta." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 10 agosto 2010) "Pietro è nato in un giorno speciale, l'estate dell'82, quando l'Italia ha vinto i mondiali. (...) Gaglianone mantiene il registro della narrazione controllando con sapienza la messinscena: spazi, movimenti degli attori, luci, interni ed esterni di una realtà (siamo a Torino) verso la quale prevale un sentimento di nausea, sempre vicinissimo ai personaggi con la macchina da presa da sentirne quasi il respiro (ha girato con la Red), senza però che il proprio sguardo coincida mai con il loro. La distanza è anzi chiave dichiarata in un rapporto che cerca la 'compassione' e, al contrario vuole mettere lo spettatore di fronte a una coscienza delle proprie reazioni. Ma c'è davvero bisogno di tanta sottolineatura per mostrare quella sostanza del mondo, di conflitto e brutalità, che rimane fuori dalle immagini dominanti? Gaglianone, almeno in questo film, sembra ispirarsi a una certa idea di cinema della crudeltà (...) in cui lo spettatore è messo con le spalle al muro di fronte all'insostenibile' che, in questa storia, è anche l'assolutizzazione moralistica del dolore (un po' cattolica), soffocante, fantasmagorica di una rivincita ineluttabile pure se non giustificata (...)." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 10 agosto 2010) "È l'unico film italiano selezionato per il Festival di Locarno dov'è stato proiettato. Lo firma Daniele Gaglianone che, soprattutto con il suo primo, 'I nostri anni', aveva dato valide prove sia nell'ambito di una solida drammaturgia, sia riecheggiando gli impegni e la vitalità del nostro cinema civile. (...) oggi si immerge nel nero e nel male volutamente senza una luce. (...) Tutto crudo, con asprezze che, specie all'inizio quando son descritte le povere pagliacciate cui Pietro deve soggiacere, rischiano perfino di non essere sostenibili. Però non oscurando mai il disegno psicologico e drammatico di quel personaggio sempre all'insegna della sconfitta, salvo nel finale in cui, mantenendo la sua immobilità disperata si concede la pagina più bella, un lungo monologo in primo piano, di fronte a una sedia vuota che poi occuperà un poliziotto. La crea, con forte intensità, un giovaner attore, Pietro Casella, noto finora soprattutto per le esibizioni comiche sulle scene di un cabaret. Qui invece è il ritratto del perdente con raccolto, dimesso dolore." (Gian Luigi Rondi. 'Il Tempo', 11 agosto 2010)

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