Paradise Now2005

SCHEDA FILM

Paradise Now

Anno: 2005 Durata: 90 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Hany Abu-Assad

Specifiche tecniche:AATON 35, ARRIFLEX 535, SUPER 35 (3-PERF) STAMPATO A 35 MM (1:2.35)

Tratto da:-

Produzione:AUGUSTUS FILM, RAZOR FILM, LUMEN FILM

Distribuzione:LUCKY RED (2005)

ATTORI

Kais Nashef nel ruolo di Saïd
Ali Suleiman nel ruolo di Khaled
Lubna Azabal nel ruolo di Suha
Amer Hlehel nel ruolo di Jamal
Ashraf Barhoum nel ruolo di Abu-Karem
Mohammad Bustami nel ruolo di Abu-Salim
Hiam Abbass nel ruolo di Madre di Saïd
Olivier Meidinger nel ruolo di Abu-Shabaab
Nour Abd El-Hadi nel ruolo di Sorella di Saïd
Amjad Al-Imlah nel ruolo di Fratello di Saïd
Dina Titi nel ruolo di Sorella di Khaled
Yosef Abo Dheir nel ruolo di Padre di Khaled
Hana Sha'alan nel ruolo di Madre Di Khaled
Mohammad Kosa nel ruolo di Fotografo
 
 

MUSICHE

Sumedi, Jina
 

MONTAGGIO

Vos, Sander
 

SCENOGRAFIA

Meidinger, Olivier
 

COSTUMISTA

Maw'Ed, Walid

TRAMA

Khaled e Saïd, due giovani palestinesi amici fin da piccoli, sono stati reclutati come kamikaze per un attentato a Tel Aviv. Dopo aver passato la loro ultima notte di vita insieme alle proprie famiglie, Khaled e Saïd vengono sottoposti dall'Organizzazione al rito preparatorio nel corso del quale indossano i congegni esplosivi. Tuttavia, mentre i due ragazzi si preparano al momento decisivo, qualcosa non va come previsto e si ritrovano da soli a fare i conti con i propri ideali e le loro paure. Mentre Khaled si sente indotto a scegliere la vita, Saïd ha bisogno di riscattare l'onore della sua famiglia dopo il tradimento di suo padre. L'incontro con l'amica Suha, figlia di un eroe della resistenza palestinese, aiuterà entrambi a scegliere il proprio destino...

CRITICA

"Difficile trovare soggetto più incandescente di quello affrontato da 'Paradise Now', del palestinese Hany Abu-Assad. Al cinema è sempre questione di distanza e con i martiri di Allah è facile scivolare nell'ironia facile, nel ricatto socio-politico o nel dibattito sceneggiato. (...) Intanto scopriamo che nei videostore si affittano cassette con i proclami dei martiri, ma anche le ultime parole dei traditori (più richieste, dunque più care...). Entriamo nella quotidianità assurda delle famiglie palestinesi e degli attentatori. Insomma ci affacciamo sopra un abisso vertiginoso. Magari un film solo non basta a sondarlo. Ma l'essenziale era cominciare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 febbraio 2005) "Più apertamente politico è 'Paradise Now' del palestinese emigrato Hany Abu-Assad, che ha il fegato di affrontare il retroterra privato di due amici d'infanzia prescelti per immolarsi come kamikaze. Prima d'imbottirsi d'esplosivo e valicare la frontiera con destinazione Tel Aviv, Khaled e Said trascorrono con i familiari inconsapevoli quella che dovrebbe essere l'ultima sera della loro vita: è il momento migliore del film, grazie al ben imbastito contrasto tra la toccante normalità dei rapporti quotidiani e il tormento segreto di una scelta estrema in parte voluta in parte subita. Poi il racconto s'inaridisce e, al di là degli astuti colpi di scena, il manicheismo cacciato dalla porta cinematografica rientra dalla finestra dell'ideologia." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 15 febbraio 2005) "Nella filmografia sul Medio Oriente ecco un eccezionale film palestinese di Hany Abu-Assad girato prima dello sgombero dei coloni. La liberazione che ci porterà al paradiso del titolo da 'Living Theatre' è nel sacrificio della vita dei kamikaze, mistica e follia. Il film segue quasi in tempo reale le ultime ore di due di loro che diventano strumenti di morte: la preparazione, il segreto, la purificazione. L'autore cerca di mantenere perfino un filo di ironia, spiega più che giustificare, apre la porta di un territorio dove il confine tra vita e morte è labile, come quello tra finzione e documento. La storia prende alla gola, allo stomaco, al cuore, al cervello. E' difficile rimanere insensibili anche di fronte a un atto criminale e politicamente controproducente: ci interessano i dubbi e i pensieri di due giovani impossibilitati ad essere normali." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 ottobre 2005) "Appartiene a quel ristretto numero dei film, 'Paradise Now' di Hany Abu-Assad, dove riesce difficile concentrarsi sulla forma linguistica: tanta è la forza con cui situazioni mai viste su uno schermo afferrano la tua attenzione, senza permetterle di allentarsi fino all'ultima immagine. Detto in poche righe, il soggetto è insufficiente a far capire la grande novità della prospettiva adottata dal regista palestinese. (...) La novità non è rappresentata tanto dai contenuti, quanto piuttosto da una macchina da presa piazzata 'all'interno' del terrorismo palestinese, con l'effetto di mostrarci come persone in carne e ossa e sentimenti coloro che ci fa comodo percepire solo come minacciose astrazioni." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 15 ottobre 2005)

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