SCHEDA FILM

PADRE DAENS

Anno: 1992 Durata: 144 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA, 35 MM.

Tratto da:TRATTO DAL LIBRO DI LOUIS PAUL BOON "PIETER DAENS"

Produzione:DIRK IMPENS PER FAVOURITE FILMS, FILMS DERIVES

Distribuzione:LUCKY RED (1994) - SAN PAOLO AUDIOVISIVI

TRAMA

Belgio, 1893. Nella cittadina industriale di Aalst giunge Padre Adolf Daens, sacerdote cattolico noto per il suo carattere ribelle e la sua grande carità. Colpito dalla morte di una ragazza-prostituta, e dalle condizioni miserande del mondo operaio, scrive un articolo sul giornale cattolico, stampato dal fratello Pieter che lo ospita. La pubblicazione dell'articolo suscita le ire di Cherles Woeste, presidente del Partito Conservatore Cattolico che cerca di screditare il sacerdote, il quale nel frattempo ha fatto amicizia con l'intelligente operaia Nette Scholliers e la sua famiglia. La visita della commissione governativa nella fabbrica di Nette assume aspetti grotteschi: i deputati non parlano fiammingo; i minori vengono chiusi nel bagno del caporeparto Schmitt; le dichiarazioni delle operaie sono distorte ed il loro tentativo di portare ai Commissari il cadavere di un fanciullo morto sul lavoro è represso nel sangue dai gendarmi. L'approvazione del suffragio universale permette a Daens di fondare un Partito Cristiano che coagula i voti dei socialisti e dei liberali, ed il vano tentativo di broglio di Woeste non gli impedisce di essere eletto. Ormai osteggiato dai cattolici conservatori e dalle autorità, Re Leopoldo II e Nunzio compresi, Daens viene mandato a Roma e, dopo nove giorni di frustrante attesa, è inviato, con una lettera del Papa, ad occuparsi del mistero sacerdotale e non di politica. Gli industriali licenziano chi ha simpatie per Daens mentre Nette, che ha una relazione col socialista Jan De Meter, viene violentata da Schmitt. I Bock, integralisti cattolici, distruggono la tipografia di Pieter e Adolf è relegato in un cronicario per religiosi. Ma la morte di un bimbo che voleva rubare la carne ad una tigre del circo a cui il parroco del luogo rifiuta le esequie perché ladro, convince Padre Daens a continuare la sua attività per lottare a favore dei diseredati.

CRITICA

"Jan Decleir, quasi un Michel Piccoli dalla folta capigliatura argentea, incarna con intensa partecipazione, dosando sdegno morale e furbizia politica, il personaggio del prete; attorno a lui si muove una folla di facce ben scelte, credibili anche nel trucco accentuato, che rendono perfettamente lo spirito del tempo. Con l'aria che tira, è difficile che 'Padre Daens' diventi un successo di pubblico, ma chi crede che il cinema debba raccontare anche storie come queste farebbe bene a non perderlo. Sembra che la Rai non ci faccia sopra un pensierino: in fondo, tonaca & lotta classe potrebbero funzionare in prima serata, magari di domenica sera." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 30 agosto 1994) "Diretto dal trentasettenne Stijn Coninx, con precedenti nella commedia e nel genere comico, presentato alla Mostra di Venezia '92 e nel '93 finalista all'Oscar come miglior film straniero, 'Padre Daens' racconta la sofferta esperienza di questo prete che con gli operai tessili condivise umiliazioni e dolore, patimenti e amarezze. L'accostamento con 'Germinal' di Claude Berri è inevitabile, così come lo è anche, in diversa misura, con 'I compagni' di Monicelli e i romanzi di Dickens che si sono occupati delle condizioni della classe lavoratrice nell'Ottocento. Ma nonostante qualche incertezza e ambiguità sui riferimenti storici, 'Padre Daens' (presto disponibile anche in videocassetta distribuita dalla Sampaolo Audiovisivi) appare più contenuto, più sobrio ed equilibrato nel descrivere le condizioni di vita operaia. Merito di un'attenta sceneggiatura ma anche della mano di Stijn Coninx nella costruzione del racconto, di immagini che si richiamano alla pittura fiamminga e alla misurata interpretazione di Jan Decleir." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 28 settembre 1994) "Una storia che gronda lacrime e sangue (non solo metaforicamente) ma che nel film di Coninx oscilla tra la descrizione palpitante della povertà (evitando però i nodi più crudi, come l'aborto della giovane operaia violentata da un kapo) e la voglia di spiegare il momento storico (con semplificazioni che sanno tanto di senno di poi, tipo i risibili dibattiti al Parlamento). Così, l'ideologia (molto europea) soffoca la passione (molto più hollywoodiana) lasciando nello spettatore il gusto insoddisfatto per una lezione di storia troppo schematica e per un melodramma troppo poco appassionato. E per un film che assomiglia troppo a un Bignami per spettatori distratti. Riassuntivo." (Paolo Mereghetti, 'Sette')

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