ONCE WERE WARRIORS - UNA VOLTA ERANO GUERRIERI1994

SCHEDA FILM

ONCE WERE WARRIORS - UNA VOLTA ERANO GUERRIERI

Anno: 1994 Durata: 99 Origine: NUOVA ZELANDA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA COLORI

Tratto da:TRATTO DAL ROMANZO OMONIMO DI ALAN DUFF

Produzione:ROBIN SCHOLES

Distribuzione:INDIPENDENTI REGIONALI (1995) - PANARECORD

TRAMA

Nuova Zelanda. Nei sobborghi degradati di Auckland vive la famiglia di Beth, discendente da una nobile stirpe Maori. Beth si è sposata, contro la volontà dei genitori, con un discendente di schiavi, Jake Heke detto la Furia, un bruto violento ed ubriacone che la tratta come una serva e la malmena. Il figlio maggiore, Nig, è in rotta coi genitori, e cerca motivazioni aggregandosi ad una banda di teppisti di quartiere, che lo sottopongono ad un brutale rito di iniziazione. la maggiore delle figlie, Grace, che pur avendo un buon rapporto con la madre è oppressa dal padre, ha come soli confidenti il suo diario e Toot, un emarginato che vive nella carcassa di un'automobile. Il secondo figlio maschio, Booge, è in attesa di processo per vari furtarelli, e la madre non può accompagnarlo per via di un violento pestaggio da parte del marito: così viene affidato ad un riformatorio. Beth tenta di convincere il consorte a far visita a Booge e Jake affitta addirittura una vettura caricandovi la famigliola, ma durante il tragitto si ferma al bar e si ubriaca. La sera Jake, come di consueto, porta gli amici a casa ad ubriacarsi, ma Beth rifiuta di bere e di cantare come al solito. Bully, il fratello di Jake, violenta la nipote Grace, e la ragazza dopo aver confidato sul suo diario l'orrore subito, si impicca ad un albero in cortile. Dopo una violente lite con Jake che affronta sfidandolo, Beth porta la figlia defunta nell'isola paterna per un funerale Maori. Poi leggendo il diario di Grace scopre l'infamia e torna in città dove affronta lo stupratore, che dapprima nega, spalleggiato da Jake: questi però, letta la confessione della figlia, assale il fratello massacrandolo. Mentre Beth porta via i figli presso i nonni, Jake rimane solo ad imprecare, in attesa della polizia.

CRITICA

"Dialogato coniugando molto il verbo to fuck, tratto da un molto discusso romanzo di Alan Duff (edito da Frassinelli), 'Once were warriors' Una volta eravamo guerrieri è la travolgente, spietata, violenta opera prima di Lee Tamahori, ex assistente di Oshima, ora chiamato a Hollywood. Ha fatto un film di fiction contro la violenza, osservando quali traumi si nascondano dietro l'antropologia culturale. Ci vorrebbe Lévi Strauss per le rifiniture, ma ai fini dell'impatto emotivo il film dà tutte le coordinate morali, sociali e somatiche (compresi gli eleganti tatuaggi) per parteciparvi: ci si emoziona, si soffre, si parteggia, si tira un mezzo respiro di sollievo." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 13 Gennaio 1995) "Tratto da un romanzo di Alan Duff, il film ha il suo tema centrale nell'identità del popolo maori che rivendica, come il titolo suggerisce, l'antica dignità guerriera, umiliata e soffocata della civiltà urbana. E' significativa, a questo proposito, la vicenda di Boogie, il secondo dei cinque figli, che finisce in un riformatorio dove un insegnante gli fa orgogliosamente riscoprire le radici e i valori delle origini. (??) La carta vincente del film è la forza dei personaggi, l'appassionata partecipazione affettiva con cui sono descritti e la sensuale fisicità con cui sono interpretati. Se Temuera Morrison (Jake) fa qua e là da spia agli eccessi sensazionalistici della regia, la presenza di Rena Owen (Beth) è straordinaria. Figlia di padre maori e di madre europea (per il regista Tamahori i termini vanno invertiti), già intravista in 'Rapa Nui', attrice e regista teatrale, la Owen è un'interprete sul cui volto passano il discorso e le emozioni del film." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 12 Gennaio 1995) "Certo, il cinema americano storie così ce ne ha raccontate con frequenza, in cornici non dissimili, con personaggi egualmente ai limiti della norma, ma il tocco neozelandese del film trapela da tutti i suoi contesti (si veda, per un esempio, il rilievo dato ai tatuaggi), in cifre che, nel diverso modo di guardare e di rappresentare, nel gusto del colore, nella vitalità degli snodi narrativi, raggiungono subito una originalità tutta speciale: in linea con i pochi, significativi film neozelandesi visti finora (si ricordi Lezione di piano).Gli interpreti concorrono largamente alla positività dei risultati, soprattutto la protagonista, Rita Owen, già intravista in 'Rapa Nui', una maschera angolosa ma intensa, segnata, sorretta da una carica fortissima di suggestione. D'effetto, al suo fianco, come marito guerriero, Temuera Morrison, chiuso in un groviglio di sentimenti contrapposti." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 16 Gennaio 1995)

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