SCHEDA FILM

Oggetti smarriti

Anno: 1979 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, SURREALE

Regia:Giuseppe Bertolucci

Specifiche tecniche:35 MM, PANORAMICO, TECHNICOLOR

Tratto da:-

Produzione:GIOVANNI BERTOLUCCI PER FICTION CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:20THE CENTURY FOX - BALMAS

ATTORI

Mariangela Melato nel ruolo di Marta Casetti
Bruno Ganz nel ruolo di Werner
Renato Salvatori nel ruolo di Davide Casetti
Maria Luisa Santella nel ruolo di Gina
Laura Morante nel ruolo di Sara, la drogata
Aisha Cerami nel ruolo di Marta da bambina
Michael Barnes nel ruolo di Werner da bambino
Francesca Rinaldi nel ruolo di Daniela
Michel Pergolani nel ruolo di Carlo
Dina Sassoli nel ruolo di La suocera
Giorgia O'Brien
Giovanni Attanasio
Rosa Anna Benvenuto
 

MUSICHE

Rava, Enrico
 
 

SCENOGRAFIA

Biagetti, Paolo
 

COSTUMISTA

Nerli Taviani, Lina

TRAMA

Marta, avendo ricevuto notizia della suocera che la figlia Daniela sta facendo disperare la nonna a Roma, sta per partire per Fiumicino quando, avendo notato un collasso del marito Davide Casetti che l'ha accompagnata all'aeroporto, rinuncia al volo e, ancora pilotata dall'imbelle marito, si reca alla stazione centrale di Milano. Qui sale su di un treno nel quale ha già preso posto l'irruente suo amante Carlo e dove, inopinatamente, fa la sua apparizione Werner, un giovanotto di Zurigo nel quale lei finisce per riconoscere il fanciullo con il quale ha vissuto molti momenti dell'infanzia. Trascinata dai ricordi e dal fascino di Werner, Maria perde un treno dopo l'altro e, giocando per i meandri dello scalo ferroviario, conosce Sara, una ragazza drogata e Gina, grottesca custode del diurno, a sua volta innamorata di Werner. Ma Werner, disperato e pago di avere risvegliato i sopiti ricordi di Marta, si butta sotto un treno. Marta perde la ragione e la memoria, ma non riesce a imitare lo svizzero. Quando, accolti da Davide, giungono alla stazione la suocera e Daniela, è la piccola a notare la mamma è a condurla nella casa ove, forse, poco alla volta riprenderà contatto con la realtà."

CRITICA

"E' difficile dire se la protagonista di questo film, dopo avere così a lungo vagato per i meandri della stazione di Milano accanto a figure tipiche dell'emarginazione, abbia preso coscienza di se stessa o di quello che sono le realtà della vita e della società. E' difficile definire se il regista (fratello del più famoso Bernardo Bertolucci) e i suoi tre collaboratori alla sceneggiatura abbiano avuto delle idee ben precise da incarnare in una storiella pressoché grottesca o non abbiano, piuttosto, frugato in un materiale vario ed eterogeneo alla ricerca di idee. La stazione di Milano del Bertolucci è piena di fumi impenetrabili, come quando, appena costruita, era invasa non da elettromotrici ma da sbuffanti vaporiere. I personaggi di contorno (Sara, Gina, Carlo e i tanti relitti di una stazione di metropoli) sono, in un film dove La Melato-Marta è onnipresente, degli 'alieni': non dicono nulla di lei, e non le comunicano niente di niente; al massimo rappresentano un tributo alle sterili intenzioni dell'autore di celebrare un ennesimo processo alla società borghese che vegeta accanto a sporchi androni popolati di fantasmi. Il personaggio di Werner e di una gratuità che, se non fosse per i risvolti realistici e tragici dell'opera, si dovrebbe definire 'da fumetto populista': che sia stato il compagno di infantili 'giochi proibiti' di Marta sa di psicanalisi d'accatto poiché non basta a spiegare la crisi della donna-moglie-amante-madre che così tardivamente si scopre borghesemente 'vigliacca'; inoltre, sono del tutto strampalate tutte le altre sue connotazioni come il provenire da Zurigo per suicidarsi a Milano, l'essere l'idolo della corpulenta Gina o il fornitore di droga della eterea Sara. La mancanza di idee precise fa sì che la pellicola assuma solo delle generiche e negative espressioni di disperazione esistenziale e di rifiuto di ogni valore, espressioni che le numerose trivialità dei dialoghi e licenziosità delle immagini appesantiscono ulteriormente. ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 89, 1980)

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