Noi 42014

SCHEDA FILM

Noi 4

Anno: 2014 Durata: 93 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Francesco Bruni

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:BEPPE CASCHETTO PER IBC MOVIE CON RAI CINEMA

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Ksenia Rappoport nel ruolo di Lara
Fabrizio Gifuni nel ruolo di Ettore
Lucrezia Guidone nel ruolo di Emma
Francesco Bracci Testasecca nel ruolo di Giacomo
Raffaella Lebboroni nel ruolo di Nicoletta
Milena Vukotic nel ruolo di Alberta
Gianluca Gobbi nel ruolo di Roberto
Giulia Li Zhu Ye nel ruolo di Xiaolian
 

SOGGETTO

Bruni, Francesco
 

SCENEGGIATORE

Bruni, Francesco
 
 

MONTAGGIO

Spoletini, Marco
 

SCENOGRAFIA

De Angelis, Roberto
 

COSTUMISTA

La Parola, Cristina

TRAMA

Il 13 giugno 2013 Giacomo, il figlio più piccolo di Ettore e Lara, deve affrontare gli orali degli esami di terza media. I suoi genitori sono separati da anni, ma le relazioni tra i vari componenti della famiglia (compresa la ventenne primogenita Emma) non sono affatto serene. Il fatto di doversi trovare tutti insieme nell'arco di una giornata manda la famiglia in fibrillazione; si scatena una serie di eventi nei quali di volta in volta i quattro entrano in contatto tra di loro, si amano e odiano, creando e sciogliendo alleanze e ostilità sempre diverse. È come se, smarriti nelle loro incomprensioni e nostalgie, in fondo cercassero di ritrovare l'unità familiare perduta. In più, nello stesso giorno, ognuno di loro dovrà affrontare una propria sfida personale.

CRITICA

"Che qualcosa stia cambiando nella commedia italiana mainstream (ammettendo che questa definizione sia pertinente ed esaustiva) mi sembra incontestabile. Alcuni registi continuano a percorrere strade battute e ribattute, alla ricerca di un «usato sicuro» che però comincia a mostrare i primi, significativi segni di erosione (penso a Brizzi, Genovesi, Patierno, Misero, Vanzina. E vorrei aggiungere tra le «delusioni» anche Milani o Genovese). Altri, e penso a Virzì, a Verdone, a Luchetti, all'Archibugi (se proseguirà sulla strada di 'Questione di cuore'), persino - anche se con molta più timidezza - a Veronesi, sembrano invece alla ricerca di un modo diverso di pensare la commedia, meno farsesca e più umoristica, meno debitrice delle pure tecniche di sceneggiatura a favore di una più attenta riflessione sul reale. Con esiti non sempre soddisfacenti ma comunque indicativi di una diversa voglia di cambiare. Anche Francesco Bruni regista sembra indirizzarsi su questa strada. Il confronto generazionale già alla base di 'Scialla!' è presente pure nel nuovo 'Noi 4' dove però si colora di una diversa e più «quotidiana» sfumatura. Non ci sono più le pause satiriche a casa della pornodiva bisognosa d'affetto né le divagazioni grottesche col gangster cinefilo e leopardiano, ma «solo» i problemi normali di una famiglia normale in una giornata nomale, dove ognuno farà i conti con le proprie ansie e le proprie ambizioni e forse imparerà a conoscere se stesso un po' di più. (...) queste quotidiane disavventure, Bruni le racconta con uno sguardo partecipe ma anche un po' disincantato, cercando di smorzare o di ironizzare sulle nevrosi e le paure dei suoi quattro non-eroi, alla ricerca di una «distanza» capace di restituire sullo schermo con sincerità e verosimiglianza le cose della vita. Ma se è interessante lo sforzo di evitare le trappole di una comicità di grana grossa, che stonerebbe con le ambizioni narrative, così come la tentazione di un happy ending che cancellasse in un solo colpo il percorso di scavo nei comportamenti su cui il film si regge, si sente anche il rischio di una eccessiva «semplificazione» di quello sguardo quotidiano. Sautet, per ricordare un altro cantore delle «cose della vita», offriva allo spettatore lo spunto per entrare dentro le pieghe dell'esistenza, restituendo verità dolorose o rimosse. Così Deville o la Varda, per citare altri registi su questa lunghezza d'onda (senza scomodare i sommi Ozu o Mizoguchi). Bruni, invece, sembra fermarsi troppo all'inizio di quel viaggio: individua con coraggio una strada non molto battuta (almeno dal cinema italiano degli ultimi anni) ma poi non trova la forza di stile o di racconto che possano fare di quella storia qualche cosa di veramente unico e necessario. Nei suoi quattro personaggi ci si può anche rispecchiare (forse un po' meno nelle punte melodrammatiche della ventenne Emma) ma quando sono stati scelti per finire davanti all'obiettivo di una macchina da presa si rischia di passar loro accanto senza che si accenda una vera curiosità, un'autentica voglia di conoscenza. Come se alla fine la scelta del sottotono avesse finito per rivoltarsi contro il suo artefice e le ambizioni cechoviane della scrittura non avessero trovato una qualche ragione importante su cui innalzarsi davvero." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 17 marzo 2014) "Il tema della famiglia è attualmente il più diffuso, non solo perché tutti ce l'hanno o non ce l'hanno, ma perché propone mille storie, raccontabili a buon mercato, con quattro attori e tre stanze, e comunque sempre adatte ai telespettatori anche infanti. Tanto che pure 'Noi 4', prodotto e distribuito dalla Rai, pare già pronto per una piacevole serata davanti al piccolo schermo, a meno che i gusti si ribaltino, e si preferisca che sia il cinema a rispecchiare la nostra quotidianità, le lenzuola stropicciate e mai tutti insieme a tavola, e la televisione ad aggredirci con la grandiosità storica o fantasy. Già il titolo fa capire che (pur girato a Roma), non si tratta di un film corale, universale, tipo quello di Paolo Sorrentino, e che i quattro non saranno né i Magnifici né quelli dell'Apocalisse, ma niente di più consueto di un babbo, una mamma, una figlia, un figlio; che si sentono 'noi', cioè una famiglia, anche se dissestata a suo modo, e come tante. Il secondo film da regista di Francesco Bruni, 53 anni, che come sceneggiatore ha già riempito il nostro buon cinema italiano di mogli mariti e prole, soprattutto quello di Paolo Virzì, anche lui livornese e quasi coetaneo, compreso il recente 'Capitale umano'. 'Scialla!', il primo film che ha diretto, (con Bentivoglio, Bobulova e il bel ragazzo Filippo Scicchitano), era piaciuto alla critica, al pubblico e meritato parecchi premi. Si aspettava il secondo con preci propiziatorie, però era il 2011, e nel frattempo, nel vorticoso affastellarsi del cineimmaginario, forse i gusti si sono fatti più esigenti o più indiavolati, o più impazienti: o addirittura più superficiali. Da spettatore qualsiasi si potrebbe definire 'Noi 4', un film 'per tutti', 'carino', e ci si augura che questa carineria, questa medietà, collegata al successo di 'Scialla!', attiri un pubblico interessato e festoso. (...) Sarà perché viviamo in tempi duri, che anche 'Noi 4', come la maggior parte dei film recenti, ha un quadruplo lieto fine. Il marito Fabrizio Gifuni e la moglie Xenia Rappoport riescono a rendere attraenti i loro antipatici personaggi, la figlia Lucrezia Guidone è graziosa e il figlio ha la giusta timidezza adolescente." (Natalia Aspesi, 'la Repubblica', 17 marzo 2014) "Quattro personaggi che erano una famiglia e oggi chissà. Una commedia che per non salire in cattedra resta generica e sommaria. E un mix di caratteri più scontati che sfumati: il padre piacione e eterno peter pan, Fabrizio Gifuni; la mamma ansiosa e lamentosa, Ksenia Rappoport; la figlia attrice (Lucrezia Guidone) innamorata di un 'grande regista' straniero che ha l'età del padre (ma va'?); il figlio studioso che vorrebbe dare gli esami di terza media senza sentirsi quei tre scoppiati sul collo, e magari flirtare con una compagna di scuola cinese (Francesco Bracci Testasecca, l'unico dei 4 cui tocca un personaggio simpatico). Dopo la deliziosa sorpresa del lieve e acutissimo 'Scialla!' ci si aspettava molto dalla seconda regia di Francesco Bruni. Ma qui all'affollamento di temi (...) non corrispondono scelte di racconto precise, né uno sguardo abbastanza affabile, arguto, penetrante o inventivo sulle post-famiglie in cui viviamo. Così si sciupa l'occasione, per calcolo o timidezza. Succede. Aspettiamo fiduciosi la prossima volta." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 marzo 2014) "Francesco Bruni, dopo una lunga e feconda collaborazione come sceneggiatore con Paolo Virzì, tre anni fa era diventato anche regista con 'Scialla!', un film sui rapporti difficili tra un padre e un figlio andato subito incontro a un larghissimo successo e a molti premi. Eccoci adesso alla sua seconda prova, questo 'Noi4' di cui naturalmente si è scritto anche il testo, analizzando molto da vicino non più un rapporto padre-figlio, ma quello tra quattro persone che, pur abbastanza disordinato e contraddittorio, arriva ad assomigliare a una famiglia. (...) Un ritratto dal vero di un gruppo familiare di oggi a Roma. Quei quattro personaggi incisi con finezza, studiati con attenzione all'interno delle singole psicologie ma anche nel corso di quei rapporti reciproci che si concedono non di rado risvolti comici pur affiancati, ma senza stonature, a momenti concitati e affannosi, mentre li travolgono dei ritmi spesso quasi frenetici che tendono a proporre un'azione di corsa, pur vincendo sempre nel concreto ogni aspetto di improvvisazione: con felice segno d'autore. Si riconosce questo segno anche nella scelta degli interpreti, individuati abilmente secondo caratteristiche precise. Il padre, metà cialtrone metà spaccone, è Fabrizio Gifuni con accenti però anche intimi e raccolti; da citargli al fianco oltre a un esordiente sciolto e disinvolto, Francesco Bracci che è Giacomo, Ksenia Rappoport, la madre, Lucrezia Guidone, la sorella. Con facce, tutte, che non si dimenticano." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 20 marzo 2014) "In linea generale non è certo entusiasmante l'insistenza del nostro cinema nello sfornare commedie in salsa familiare e per lo più romana, però Francesco Bruni, storico sceneggiatore di Virzì nonché esordiente tre anni orsono dietro la macchina da presa con l'ottimo 'Scialla!', meritava grande attenzione e giustificata curiosità per l'attesa replica. Ora ci sembra che 'Noi 4', senza tradire le aspettative dei tanti che hanno colto le vivide e non omologate scintille dell'opera prima, susciti alternanza tra le impressioni favorevoli e quelle deludenti sul neo-profilo di regista la scrittura e soprattutto i dialoghi sono di alto livello, specie se paragonati a quelli più diffusi tra i colleghi della stessa generazione e i comuni orientamenti; le recitazioni sono controllate senza forzature, mentre la qualità di messinscena, ammesso che sia di per sé importante, si limita a una disinvoltura senza guizzi; il gioco (pericoloso) di costeggiare il sentimentalismo edulcorante e coltivare l'indulgenza per la tipologia metropolitana, borghese e 'progressista' della società talvolta sospinge, talaltra abbassa il livello dell'intreccio; il timore strisciante di lasciare i temi troppo sospesi - proprio come succede nella vita - produce un'overdose di finali. Il congegno narrativo, credibilmente ispirato dai risvolti complicati degli odierni sistemi relazionali dentro e fuori il matrimonio tradizionale, incrocia sin dall'incipit e per la durata di una sola giornata di giugno i percorsi pratici e psicologici di quattro personaggi principali. (...) Le distonie che interessano il regista e nelle sue intenzioni dovrebbero divertire lo spettatore aperto a modelli meno grezzi di commedia non riguardano tanto la diaspora degli affetti causata dalla separazione dei coniugi, quanto la (mezza) tragedia dell'intero quartetto nostalgico del nucleo protettivo frantumato, ma perseguitato dal caos quotidiano della metropoli, dei suoi riti e dei suoi abitanti. Altro che 'La grande bellezza': la Roma del toscano Bruni mette quasi paura, sia quando - a dispetto degli estatici intermezzi di tramonti e albe catturati dal direttore della fotografia Catinari si presenta come un frastornante, martellante, pervasivo cantiere a cielo aperto, sia quando propone l'infelice contrappunto della sopravvivenza di qualche raggio di sole societario (tutta la parte incentrata sul famigerato Teatro Valle 'okkupato'). Non dispiace per principio, ovviamente, che il film finisca per mettere la sordina alle fonti d'amarezza per irrobustire la speranza nella forza dei vincoli che impediscono all' amore di spegnersi e possono sempre riemergere come un fiume carsico; quello che vorremmo chiedere al riaccendersi delle luci è il passo in avanti di un autore in grado di staccarsi dai lidi conosciuti per tuffarsi nel vasto mare della tragicommedia umana." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 20 marzo 2014) "Ottimo sceneggiatore e sodale fisso di Virzì, Francesco Bruni alla seconda regia non sempre ritrova la spontanea freschezza di 'Scialla!'. Probabilmente per via dell'imbastitura più complessa, 'Noi 4' si rivela a tratti troppo programmatico nell'impianto, ma ciò detto è un film di sicuro interesse. Incorniciata fra due risvegli sullo sfondo di una Roma tanto splendida quanto caotica, si svolge la giornata speciale di quattro personaggi che ne usciranno uguali e al contempo mutati. (...) Essendo i coniugi separati, i quattro si muovono nella vita come singole entità che però di continuo si incontrano, si allontanano e si riavvicinano. Perché? Perché a dispetto di tutto - delle differenze di mentalità e caratteriali - 'Noi 4' resta(no) una famiglia. Non la famiglia allargata tanto in voga, bensì un cerchio concentrico di affetti che Bruni racconta con la sua tipica ironia, tenerezza e sensibilità." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 marzo 2014) "Al secondo film da regista dopo 'Scialla!', Francesco Bruni prosegue la propria indagine sulla famiglia italiana e sui rapporti genitori/figli. Stavolta, però, non c'è la rivelazione di una paternità sconosciuta come nell'azzeccata e divertentissima opera prima, dove Fabrizio Bentivoglio si ritrovava fra i piedi un figlio improbabile e amabilmente ingombrante. Stavolta Bruni racconta le normalissime 24 ore di una famiglia media con madre, padre, figlia ventenne e figlio adolescente. Solo che le 24 ore tanto 'normali' non sono (...). Come diceva Vittorio Gassman nel 'Sorpasso', vedendo una dozzina di persone in viaggio sull'Aurelia stipate su un'Ape? «Ah, le belle famiglie italiane!». Appunto. Bruni, lo sapete tutti, è un bravissimo sceneggiatore. È collaboratore abituale di Paolo Virzì ma ha lavorato anche con comici-comici (Ficarra & Picone) e con autori che comici non sono (Nina Di Majo). È un maestro della struttura, della sceneggiatura «tonda» e ferrea, e chi ha visto recentemente 'Il capitale umano' sa di che cosa stiamo parlando. La sua scommessa, in 'Noi 4', è quindi duplice. Da un lato concentrare quattro vite nell'arco di una giornata, mentre 'Scialla!' si concedeva il lusso (si «sciallava», viene da dire...) di dipanarsi lungo un anno scolastico. Dall'altro far confluire in quel gusto della narrazione romanzesca i casi minimi e spesso incontrollabili della quotidianità. Volendo banalizzare i ruoli, è come se il Bruni-regista tentasse continuamente di sfuggire alla sorveglianza del Bruni-sceneggiatore: il secondo ha il film tutto in testa, con gli equivoci e gli appuntamenti mancati che debbono incastrarsi come in un puzzle; ma il primo, con il copione in mano, va in giro per Roma a caccia dei personaggi e di tanto in tanto vorrebbe perdersi, divagare, puntare la macchina da presa su qualcosa che lo sorprende. Se 'Noi 4' ha un difetto (lieve) è che non si perde abbastanza. Crediamo che Bruni volesse girare un film «aperto», con una libertà narrativa alla Rossellini; ma soprattutto nel finale la sceneggiatura lo richiama all'ordine e tira le fila di tutti i personaggi, con una simmetria molto «scritta» e lontana dalla vita reale. E' una nostra lettura, sia chiaro: magari, invece, il Bruni-regista e il Bruni-sceneggiatore sono andati d'amore e d'accordo e hanno realizzato il film che volevano, inquadratura per inquadratura. È quasi subito chiaro, nello sviluppo della storia, che le due donne - madre e figlia - sono le locomotive che trainano il film. Emma è una ventenne tosta che non sopporta la madre ansiosa e onnipresente; Lara è una control-freak, una di quelle persone che vivono il telefonino come una microspia: devono sempre sapere tutto di tutti e gestire le vite altrui. Quando non ce la fa, collassa e fa «sclerare» chiunque abbia intorno. Ettore è invece un amabile cialtrone, non lontano dal personaggio di Kim Rossi Stuart in 'Anni felici' di Luchetti; e Giacomo, innamorato di una compagna di scuola cinese e tormentato dal bullo della scuola, è un ragazzino che richiama tutta la nostra tenerezza. Il quinto personaggio è Roma, e la regia di Bruni ne cattura magistralmente il caos, la sporcizia, l'incessante frastuono del traffico. Il sottotitolo di 'Noi 4' potrebbe essere 'La grande bruttezza'. E questa è una Roma vera, che i suoi amministratori farebbero bene a studiarsi.." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 20 marzo 2014) "Piacerà a chi a partire da 'Scialla!' ha imparato a fidarsi di Francesco Bruni, uno dei pochi registi nostrani che sanno scrivere in un panorama dove i direttori sono incapaci di sceneggiare e gli sceneggiatori di dirigere." (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 marzo 2014) "Succede poco o niente nell'opera seconda da regista di Bruni, già esordiente sorprendente con 'Scialla!' e fedele sceneggiatore di Virzì. 'È la vita quotidiana' si potrebbe opinare, ma forse qualche emozione/risata in più l'avremmo apprezzata." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 20 marzo 2014) "La felicità, a volte, può finire troppo presto. Dopo 'Scialla!', Bruni continua, molto bene, a smontare la commedia famigliare italiana." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 20 marzo 2014) "La mano, felice, è la stessa che ha diretto 'Scialla!', uno dei film che meglio è riuscito a ritrarre le inquietudini dei giovani d'oggi. Ma Francesco Bruni è anche colui che ha collaborato con Paolo Virzì alla scrittura dei suoi film di successo: da 'Ferie d'agosto' fino al bellissimo 'Il capitale umano'. Non c'è da stupirsi, perciò, se Bruni alza il tiro e stavolta racconta la famiglia. Afflitta dai conflitti di sempre, dal contrasto generazionale fra genitori e figli. E da nuovi smarrimenti: l'idea che di fronte alle difficoltà ci si possa separare senza infliggere ferite, agli affetti e alle anime. (...) Bravissimi Ksenia Rappoport e Fabrizio Gifuni. E tanti spunti su cui riflettere." (Maurizio Turrioni, 'Famiglia Cristiana', 23 marzo 2014)

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