SCHEDA FILM

Nella mischia

Anno: 1995 Durata: 93 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM.

Tratto da:-

Produzione:GIANLUCA ARCOPINTO PER AXELOTIL FILM - PUPKIN FILM

Distribuzione:NEMO DISTRIBUZIONE CINEM.CA

TRAMA

In un quartiere della perifieria romana, un gruppo di adolescenti guidati da Lorenzo, Emiliano, Marco e Andrea fa le prime esperienze di vita cercando di sopravvivere all'impazienza e al'insoddisfazione. Le cose però non vanno quasi mai per il verso giusto. Il film è aperto e chiuso dalle immagni de "Le belle prove", il precedente corto scritto e diretto dal regista, che mostra gli stessi giovani attori con qualche anno di meno.

CRITICA

"La drammatica e violenta periferia dei pasoliniani ragazzi di vita è lontana e non soltanto per ragioni di tempo passato. Non a caso, e prevedibilmente da Cannes hanno fatto il nome di Truffaut, d'altronde esplicitamente citato col fratellino che arriva solo sulla spiaggia di Ostia. Si potrebbe citare anche Renato Castellani, almeno per l'allegria vitale e la direzione degli attori. Ma di Castellani il giovane regista non ha né il pessimismo, né la freddezza di fondo. Qui nasce un dubbio: e se 'Nella mischia' fosse troppo piacevole? Non potrebbe appartenere alla categoria del Carino, come tanti altri film italiani degli anni '80? Non siamo d'accordo. Si sente nel film che Zanasi gioca in casa e racconta quel che conosce bene. Pur in cadenza di commedia, indica i problemi di fondo: il malessere di una generazione, lo sbandamento, la mancanza di futuro, la caduta dei valori, perfino la violenza. L'affetto per i personaggi non esclude il distacco critico, ne la lucidità del giudizio. Nei momenti di violenza smorzata o rimossa, dove finisce l'assenza di moralismo borghese e dove cominciano il quieto cinismo e l'amoralità tipicamente romani?" (Morando Morandini, "Il Giorno", 25 Giugno 1995) "Classe 1965, studi al Centro Sperimentale l'esordiente Zanasi è di Vignola, in quel di Modena, e si sente. Nel suo film ci sono tracce di follia zavattiniana, mescolate all'indifferenza, alla finta furbizia, alla rassegnazione romane. Una Roma definitivamente (ma non tragicamente) post-pasoliniana. Omologata, ingenua, ma ancora capace di invenzione, anche se l'imbarbarimento avanza e i micro-borghesi di oggi sono più sprovveduti dei sottoproletari di una volta. Alla fine del film un ragazzo che si è perso il fratellino (è andato a vedere il mare, come Léaud nei 'Quattrocento colpi' di Truffaut), è così impaurito che non suona alla porta di casa ma a quella dei vicini, sui quali scarica un flusso irrefrenabile di parole. E' forse la scena più bella del film, la più scoperta. Una richiesta di dialogo, buffa e disperata, obliqua e insinuante. Cinema, insomma." (Fabio Ferzetti, "Il Messaggero", 3 Giugno 1995) "'Nella mischia', selezionato dal festival di Cannes nella Quinzaine des réalisateurs, è un'opera sorprendente, non fosse altro per la quantità di debutti che segna: sono al primo film, oltre al regista, il direttore della fotografia Giulio Pietromarchi, la montatrice Rita Rognoni e i quattro protagonisti. Che da professionisti si lasciano scrutare dalla cinepresa e si sottraggono al sospetto del mestiere solo per la dizione pasticciata dello slang, un dialetto sporco, stretto e crinato." (Cristina Jandelli, "La Nazione", 3 Giugno 1995)

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