MULHOLLAND DRIVE2001

SCHEDA FILM

MULHOLLAND DRIVE

Anno: 2001 Durata: 145 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GIALLO, THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:TOUCHSTONE TELEVISION - IMAGINE TELEVISION - THE PICTURE FACTORY - ASIMMETRICAL PRODUCTIONS - LE STUDIO CANAL+ - LES FILMS ALAIN SARDE

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

TRAMA

TRAMA BREVE In conseguenza di un incidente automobilistico avvenuto sulla Mulholland Drive di Hollywood, Rita perde la memoria. Betty Elms, un'attrice appena arrivata dall'Australia in cerca di gloria, cerca di aiutarla a ritrovare memoria e identità. TRAMA LUNGA Hollywood. I due autisti di una Cadillac nera, che viaggia lungo Mulholland Drive, minacciano con una pistola la donna bruna che è sull'auto con loro. Improvvisamente la vettura viene travolta da un'altra auto e l'unica sopravvissuta al terribile incidente è la donna che, però, perde la memoria. Questa, assumendo il nome di Rita, si rifugia impaurita nell'appartamento della bionda Betty, una giovane attrice dall'aria ingenua appena arrivata a Los Angeles. Betty comincia ad aiutare Rita a svelare il mistero sulla propria identità. Nel frattempo: un uomo è spaventato a morte dai propri incubi; un regista, Adam Kesher, viene costretto da due uomini e da uno strano cowboy ad affidare il ruolo della protagonista del suo prossimo film ad una misteriosa attrice, Camilla; un killer maldestro semina vittime. Durante le loro ricerche, Rita e Betty scoprono il cadavere di Diane. Le due donne, dopo essere diventate amanti, vanno a vedere uno spettacolo teatrale, a seguito del quale entrano in possesso di una scatola blu. Aperta la scatola, i personaggi si scambiano di ruolo: Betty diviene Diane e Rita diviene Camilla. Diane è innamorata di Camilla la quale, però, preferisce il regista Adam. Diane allora paga un killer per uccidere la sua ex amante. Dalla scatola blu fuoriescono, miniaturizzati, i due vecchietti che avevano accolto con entusiasmo Betty all'aeroporto di Los Angeles. I due spaventano Diane, e la inducono al suicidio. Si torna al teatro, e lì un attore pronuncia la parola: "Silenzio".

CRITICA

"Inizio avvincente, come sempre in Lynch. Un'ora almeno di cinema puro, trasognato, disperato, perturbante, sensuale. Dopo quell'ora neppure Lynch sa più esattamente cosa stia raccontando, ma lo racconta a meraviglia. Per gli irriducibili di 'Twin Peaks', 'Velluto blu', 'Strade perdute', per chi di Hollywood non percepisce il sogno ma l'incubo". (Piera Detassis, 'Panorama', 10 gennaio 2002) "David Lynch torna al suo stile più personale per raccontare una bella metafora sul cinema. Tensione, mistero, sensualità, eleganza d'epoca, romanticismo alla Raymond Chandler, storie inestricabili e confuse ma grande atmosfera, emozioni vissute come in sogno, la vita ingenua e torbida delle ragazze." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 15 febbraio 2002) "Una sfida alla logica. Un efficace, provocatorio deragliamento onirico. Un film che fa l'amore con un altro film. Si sente nel finale la fatica di ridurre per il cinema un progetto televisivo molto ampio e complesso, abortito per sfiducia dei produttori". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 14 febbraio 2002) "Sulle prime sembra uno script di John Landis girato da David Lynch. Ma c'è del metodo in tanta follia. E quel provino esilarante che con un lungo bacio abolisce il confine tra finzione e realtà, è forse la chiave di questo film Ufo, molto wellesiano, sul trucco e l'illusione. A Cannes vinse il premio per la regia ex-aequo con i Coen. Ora, a sorpresa, è candidato agli Oscar sempre per la regia. Non la spunterà, ma sarebbe una bella rivincita contro i ragionieri del copione, i maghi della formuletta che piacciono tanto a Hollywood". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 febbraio 2002) "Dopo la parentesi del semplice, bellissimo, 'Una storia vera', David Lynch ha di nuovo perduto la strada. Non che 'Mulholland Drive' sia brutto, tutt'altro: ha stile, atmosfera, il gusto dello humour nero e l'impronta dell'autore. Solo che, tornando dalle parti di 'Twin Peaks' e 'Strade perdute', il cineasta fa una nuova variazione - non la sua più riuscita - su un repertorio un po' logoro per l'uso: i mondi comunicanti, lo scambio d'identità, le premonizioni, l'abisso tra la levigata rappresentazione 'all american' della realtà e i vermi immondi che ci brulicano sotto". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 marzo 2002)

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