SCHEDA FILM

MORIRAI A MEZZANOTTE

Anno: 1985 Durata: 89 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA, EASTMANCOLOR, TELECOLOR

Tratto da:-

Produzione:LAMBERTO BAVA PER DANIA FILM, MARCO GRILLO SPINA E MASSIMO MANASSE PER RETEITALIA

Distribuzione:MEDUSA DISTRIBUZIONE (1986) - AVO FILM

TRAMA

Nicola un agente di polizia, che dall'esterno di una vetrina ha visto la moglie abbracciata ad uno sconosciuto, rientra a casa ed ha una furente disputa con la donna: questa lo ferisce con un mazzuolo da ghiaccio, ma poi verrà trovata brutalmente assassinata nella doccia. Il commissario Terzi, che dirige le indagini, dubita del suo dipendente anzi si dichiara certo che l'assassinio è opera sua, marito geloso e sconvolto. Tuttavia la sua ipotesi è contrastata da Sara Berardi, una criminologa, con la quale Carol, la figlia di Terzi, deve discutere la propria tesi, che verte sulle gesta di un maniaco sessuale (un certo Tribo), perito molti anni prima nel rogo del manicomio criminale cittadino. A giudizio di Sara, Tribo è ancora vivo ed è tornato ad uccidere. I morti continuano ad allinearsi sui banchi dell'obitorio: l'assassino è inafferrabile e la tecnica delle sue gesta orrende sembra proprio quella del suo predecessore. Un'infermiera viene uccisa barbaramente e un destino analogo aspetta anche la commessa di un magazzino. Si tratta sempre di donne ma, ad un certo momento, qualcuno spara anche a Nicola, mentre questi sta discutendo con Sara. Anche la giovane Carol ha paura, e decide di trasferirsi con due compagne di corso in un albergo vicino al mare, chiuso ai clienti per la pausa stagionale. Ma l'omicida arriva anche là e uccide due delle tre ragazze. Carol, che si difende coraggiosamente, riesce a telefonare alla Questura ed il padre accorre sul posto. Sarà Terzi a sparare al ... mostro ed a strappare dal di lui volto una maschera di plastica...

CRITICA

"Le ultime scene di violenza si svolgono in un albergo deserto sul lungomare, con la ragazza terrorizzata ed il suo persecutore ancora fresco di sangue, che la insegue. Nel drammatico finale un colpo di scena rivela la deviazione psicopatologica all'origine del comportamento dell'assassino. Prodotto da Lamberto Bava, figlio di quel Mario abile artigiano dell'horror anni '60 (vedi l'ottimo 'La maschera del demonio', quasi un cult-movie), 'Morirai a mezzanotte' è un assemblaggio di luoghi comuni del giallo-poliziesco all'italiana: assassino paranoico, femmine urlanti e molto sangue. Gli interpreti sono Valeria D'Obici, Leonardo Treviglio, Lea Martino, Paolo Maleo. Di maniera la regia di John Old jr." ('Il Tempo', 6 Maggio 1986) "L'asfittico cinema di genere italiano ha trovato un piccolo leader: sotto lo pseudonimo di John Old jr., omaggio al padre Mario che analogamente a volte si firmava, si nasconde Lamberto Bava, professionista scrupoloso e fantasioso dello spavento di immagini. In una provincia cinematograficamente vera (a dispetto di un dialogo mediocre), si muove un assassino poi non tanto misterioso, e attori che (a torto) snobbano un po' la parte. Eppure 'Morirai a mezzanotte' non perde mai il filo della suspense, sa giocare paesaggi naturali (la spiaggia nella nebbia) e storici (Ascoli Piceno, poco sfruttata dai nostri autori) con sapienza narrativa, e spende le sue immancabili citazioni (dal delitto sotto la doccia di Hitchcock alla pipa di Maigret) con ironia bonaria e discreta. Insomma, garantisce 90 minuti di cinema gradevole, a ritmo crescente, e senza cadute di tono. Si direbbe che Bava jr. sia più dotato per il thriller che per l'horror: il precedente 'Demoni', pur inventivo a tratti, non reggeva la distanza." ('Il Giorno', 30 Giugno 1986) "'Morirai a mezzanotte' - in realtà qui si muore a tutte le ore - è diretto da Lamberto Bava con la freddezza necessaria a tenere il pubblico sul filo del rasoio. Ha dialoghi piatti, un montaggio che talvolta spezza la suspense, e attori non tutti di prima fila. Ma non consente distrazioni, e le ambientazioni sono assai curate, si tratti d'un teatro in disarmo, d'un museo di storia naturale, d'un iaboratorio per le autopsie d'un vecchio albergo disabitato o d'una spiaggia invernale avvolta nella nebbia. Soprattutto sul finire le incongruenze spingono al sorriso insieme ai cocktail di sangue e pomodoro, e tuttavia c'è sempre qualche spettatore che si lascia sfuggire un gridolino di paura. L'humour nero, con implicito inchino a Simenon, si rifugia nella pipa del Maigret di turno, recapitata al legittimo possessore con un brandello di carne umana." ('Il Corriere della Sera', 28 Giugno 1986)

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