Mon roi - Il mio Re2015

SCHEDA FILM

Mon roi - Il mio Re

Anno: 2015 Durata: 128 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Maiwenn Le Besco

Specifiche tecniche:SONY CINEALTA PMW-F55

Tratto da:-

Produzione:LES PRODUCTIONS DU TRÉSOR, FRANCE 2 CINÉMA, STUDIOCANAL

Distribuzione:VIDEA

ATTORI

Vincent Cassel nel ruolo di Georgio
Emmanuelle Bercot nel ruolo di Tony
Louis Garrel nel ruolo di Solal
Isild Le Besco nel ruolo di Babeth
Ludovic Berthillot
Chrystèle Saint-Louis Augustin nel ruolo di Agnès
Romain Sandère
Félix Bossuet
Patrick Raynal nel ruolo di Denis
Camille Cottin
Paul Hamy nel ruolo di Pascal
Yann Goven nel ruolo di Jean
Djemel Barek nel ruolo di Djemel
Marie Guillard nel ruolo di Marie
Slim El Hedli nel ruolo di Slim
Nabil Kechouhen nel ruolo di Nabil
Norman Thavaud nel ruolo di Nico
Amanda Added nel ruolo di Amanda
Abdelghani Addala nel ruolo di Abdel
 
 

MONTAGGIO

Jacquet, Simon
 

SCENOGRAFIA

Weil, Dan
 

COSTUMISTA

Coutard, Marité
 

EFFETTI

Domenjoud, Yves

TRAMA

Tony viene ricoverata in un centro di riabilitazione in seguito a un grave infortunio al ginocchio. Per tornare a camminare deve fare diverso esercizio. Non deve solo ritrovare l'equilibrio fisico, ma anche fare i conti con il proprio passato e in particolare con quanto la lega a Georgio, uomo carismatico e truffatore, con il quale ha avuto un figlio. Il periodo di riabilitazione le servirà a ritrovare la serenità e a non avere più paura.

CRITICA

"(...) un film francese all'ennesima potenza, dove si parla moltissimo e gli avvenimenti sono presentati col massimo dell'enfasi, manco si trattasse di una tragedia di Racine. Invece è una storia di 'amour fou' in versione borghese e perbenista, un po' sul genere del vecchio' Il riposo del guerriero'. A conti fatti, anche il Georgio di Cassel è solo un fascinoso bastardo non peggiore di tanti altri uomini; con l'aggravante di frequentare noiosi hipster che scambiano il look con la trasgressione. E tutti, in fin dei conti (eccetto Louis Garrel in una parte minore), risultano passabilmente antipatici." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 3 dicembre 2015) "(...) le scene da un odierno matrimonio alla francese propongono allo spettatore un pathos aspro, non riconciliato e a tratti insostenibile, in cui gli ambienti borghesi delineano un preciso contorno senza prevaricare, «entrando in campo» con i moralismi o i sociologismi di prammatica. La forza del discorso amoroso sta nell'assenza d'ideologia con cui si affronta un arduo tema psicanalitico: in assenza di slogan giustificazionisti in nome e per conto del femminismo e/o del maschilismo, «Mon Roi» affronta e vince la sfida di mettere in scena la dolorosa e occultata verità delle perversioni di coppia su cui ogni spettatore ha la libertà di giudicare." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 dicembre 2015) "Troppo effettato e gridato, l'insieme manca di autenticità, però il film, preso scena per scena, trova una naturalistica forza di impatto grazie al modo in cui Maiwenn spinge sugli interpreti stimolandoli a tirar fuori corde inedite o estreme. E se Louis Garrel, in un ruolo minore, dimostra un'imprevista attitudine alla commedia, Cassel è un notevole mix di seduttività e patologica protervia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 dicembre 2015) "Potrebbe essere molte cose, passione furibonda e estremista, ma la «radiografia» di innamoramento, crisi, noia arrivo del figlio ecc ecc nella visione di Maiwenn si dipana in un susseguirsi di banalità prevedibili nella struttura narrativa - una serie di flashback mentre la protagonista, Emmanuelle Bercot, è in una clinica dopo una dolorosa caduta dagli sci - e di una riabilitazione speculare (il ginocchio corrisponde allo stato d'animo) al recupero di un equilibrio delle emozioni. (...) Ritmo rapido, gli attori che improvvisano per assecondare il movimento amoroso di liti, odio, lacrime, urla, lasciarsi per sempre, riprendersi innamoratissimi il giorno dopo. E la brutalità di una manipolazione continua. Fuori da questo nessuna crepa, nessuna ambiguità. Forse perché, nonostante il punto di vista narrativo coincida con il personaggio femminile di Tony, visibilmente Maïwenn è sedotta dal fracasso volgare di Georgio, anzi sta dalla sua parte, ne è risucchiata lei stessa. Niente di male, anzi, ma allora perché non dichiararlo e assumersi il rischio di ribaltare il film? Magari sarebbe stato più crudo e meno isterico di quello che è." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 3 dicembre 2015) "Piacerà a chi piace il bel cinema patinato, collocato in ambienti invariabilmente sciccosi (ma dov'è questa crisi?) interpretato da una coppia di attori che sembrano nati per le rispettive parti (particolarmente Vincent Cassel, anche troppo convinto, quindi anche troppo indulgente col suo personaggio). Profondità zero (gli interventi della psicologa sono di rara inutilità anche narrativa). Ma godimento sicuro per il target femminile borghese." (Giorgio Carbone, 'Libero', 3 dicembre 2015) "Interessante l'idea di raccontare un simile rapporto attraverso due quarantenni. Qui, non ci sono vinti e vincitori, ma solo ferite insanabili. La morale? Non sempre l'amore è più forte di tutto." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 3 dicembre 2015)

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