Mean Streets1973

SCHEDA FILM

Mean Streets

Anno: 1973 Durata: 110 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Martin Scorsese

Specifiche tecniche:TECHNICOLOR

Tratto da:-

Produzione:TAPLIN- PERRY - SCORSESE (TPS) PRODUCTIONS

Distribuzione:C.P.D.I. - WARNER BROS - FONIT CETRA VIDEO (COLLECTION), NUOVA ERI, MULTIVISION. DVD: RAROVIDEO (2012)

ATTORI

Robert De Niro nel ruolo di Johnny Boy Civello
Harvey Keitel nel ruolo di Charlie Cappa
David Proval nel ruolo di Tony DeVienazo
Amy Robinson nel ruolo di Teresa Ronchelli
Richard Romanus nel ruolo di Michael Longo
Cesare Danova nel ruolo di Giovanni Cappa
Victor Argo nel ruolo di Mario Vic Argo
George Memmoli nel ruolo di Joey 'Clams' Scala
Lenny Scaletta nel ruolo di Jimmy
Jeannie Bell nel ruolo di Diane
Murray Moston nel ruolo di Oscar Murray Mosten
David Carradine nel ruolo di Ubriaco
Harry Northup nel ruolo di Jerry, il soldato
Robert Carradine nel ruolo di Assassino dell'ubriaco
D'Mitch Davis nel ruolo di Agente Davis
Peter Fain nel ruolo di George
Robert Wilder nel ruolo di Benton
Ken Sinclair nel ruolo di Sammy
B. Mitchell Reed nel ruolo di Disc Jockey
Catherine Scorsese nel ruolo di Assunta (non accreditata)
Dino Seragusa nel ruolo di Anziano
Jaime Alba nel ruolo di Ragazzo di Riverdale
Juli Andelman nel ruolo di Ragazza al party
Ken Konstantin nel ruolo di Ragazzo di Riverdale
Lois Walden nel ruolo di Ragazza ebrea
Martin Scorsese nel ruolo di Jimmy Shorts (non accreditato)
Nicki Aquilino nel ruolo di Uomo nei Docks Nicki 'Ack' Aquilino
 

SOGGETTO

Scorsese, Martin
 
 

MUSICHE

Clapton, Eric
 

MONTAGGIO

Levin, Sidney

TRAMA

Per le Mean Streets di Little Italy, il quartiere italiano di New York, si aggirano giovani senza arte né parte, non ben radicati nella maggioranza onesta e laboriosa degli "oriundi" e non ancora così sradicati da inserirsi nella malavita tipicamente americana. Johnny Boy è un mezzo matto dal ghigno provocatorio, che viene saltuariamente arruolato per piccoli favori ma più spesso è volontariamente disoccupato, tutto intento a fare incetta di debiti e ben deciso a non restituire un dollaro. Charlie, traumatizzato da una distorta educazione religiosa, è sempre in bilico fra il desiderio di proteggere ad ogni costo l'amico Johnny Boy e sua sorella Teresa, che è la sua fidanzata e soffre di epilessia, ed essere l'aspirante successore dello zio mafioso. Michael vive di piccoli sfruttamenti; Tony è il proprietario di un losco bar, in bilico fra la polizia e la malavita del luogo. Dopo una serie di vagabondaggi nel quartiere, di incontri e scontri violenti, Johnny Boy - benché Charlie cerchi invano di aiutarlo intervenendo presso uno strozzino a cui il ragazzo deve tremila dollari - affronta il suo creditore sbeffeggiandolo, insultandolo, minacciandolo con una pistola. Più tardi però Johnny viene inseguito dagli scagnozzi dell'uomo e crivellato di pallottole insieme a Charlie e Teresa.

CRITICA

Dalle note di regia: "Le radici italiane partono dai miei nonni. Siciliani emigrati, arrivati negli Stati Uniti nel 1910. Non hanno mai imparato l'inglese, non hanno mai avuto il passaporto americano. I miei genitori invece sono nati tutti e due a Manhattan, anche loro però l'inglese lo parlano solo a metà e tra di loro parlano quasi sempre siciliano. Io stento a capirli. (...) I miei amici stavano fuori casa tutto il giorno, a correre, a giocare a football. Io non ce la facevo, avevo l'asma, una pleurite dietro l'altra, così non uscivo quasi mai di casa e scrivevo e disegnavo. Scrivevo delle storie e poi ne ridisegnavo la rappresentazione, metà come fumetti, metà come un film. (...) A Little Italy, gli ex italiani hanno davanti a loro soltanto due strade, il prete o il gangster. I miei amici sono diventati tutti gangster, ma io, con la salute che mi ritrovavo, non potevo certo seguirli. I gesuiti, dal canto loro, non hanno voluto che diventassi prete perché non studiavo abbastanza e perché frequentavo delle cattive compagnie, così, finito il liceo, sono andato all'Università di New York e lì non solo ho studiato cinema, ma l'ho anche insegnato. Poi Hollywood. (...) I protagonisti di 'Mean Streets' sono degli esclusi che vogliono rovesciare il 'sistema' solo perché non li accetta. Tutti esclusi, esattamente come me. Certo, ormai ho un sacco di amici, ho avuto successo, denaro, d'accordo, ma resto off, un ex italiano nato nel 'ghetto' italiano; non uno straniero, ma un 'estraneo'". (da un'intervista di Gian Luigi Rondi) "Condotto con stile documentaristico esaltato dall'uso della cinepresa a mano che diventa essa stessa un personaggio, il film ci presenta un aspetto parziale e deteriore della 'piccola Italia' americana più notturna che diurna fra riunioni conviviali di anziani e processioni strapaesane con guazzabuglio di canzoni religiose, patriottiche vecchia maniera, e del folklore napoletano. Il tutto in qualche modo collegato da mafiosi di vario calibro che rastrellano denaro con ricatti e 'protezioni', e dai rottami di un'umanità che nulla di buono lasciano sperare dalla nuova generazione. La religione, soprattutto nel ritratto di Charlie (peraltro pregevole per disegno e interpretazione) sempre tentato e combattuto fra l'irrisione e l'attrazione con accenni di sacrilegio, mancando un contrappunto positivo, risulta responsabile non secondaria di squilibrio psichico e sociale. Il tessuto sociale, sebbene non esplicitamente chiamato in causa, è sostanzialmente imputato della dissoluzione di una gioventù quasi incolpevolmente sospinta a disperata autodistruzione." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 80, 1976)

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