Anno: 2005 Durata: 139 Origine: DANIMARCA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Lars von Trier
Specifiche tecniche:-
Tratto da:-
Produzione:FILM I VAST, ISABELLA FILMS B.V., ZENTROPA ENTERTAINMENTS
Distribuzione:01 DISTRIBUTION
Bryce Dallas Howard | nel ruolo di | Grace |
Isaach De Bankolé | nel ruolo di | Timothy |
Willem Dafoe | nel ruolo di | Padre di Grace |
Danny Glover | nel ruolo di | Wilhelm |
Lauren Bacall | nel ruolo di | Madre di Grace |
Chloë Sevigny | nel ruolo di | Philomena |
Aki Hirvonen | ||
Alemayehu Wajikira | nel ruolo di | Milton |
Andrew Hardiman | ||
Charles Maquignon | nel ruolo di | Bruno |
Clive Rowe | nel ruolo di | Sammy |
Derrick Odhiambo-Widell | nel ruolo di | Willie |
Dona Croll | nel ruolo di | Venus |
Emmanuel Idowu | nel ruolo di | Jim |
Eric Voge | ||
Erich Silva | nel ruolo di | Viggo |
Fredric Gildea | ||
Ginny Holder | nel ruolo di | Elisabeth |
Hasse Karlsson | ||
Ian Matthews | ||
Javone Prince | nel ruolo di | Jack |
Jean-Marc Barr | nel ruolo di | Sig. Robinsson |
Jeremy Davies | nel ruolo di | Niels |
Joseph Mydell | nel ruolo di | Mark |
Llewella Gideon | nel ruolo di | Victoria |
Maudo Sey | ||
Michael Abiteboul | nel ruolo di | Thomas |
Michael Johansson | ||
Mona Hammond | nel ruolo di | Wilma anziana |
Nick Wolf | ||
Nina Sosanya | nel ruolo di | Rose |
Rik Launspach | nel ruolo di | Stanley Mays |
Ross Tamlor | ||
Ruben Brinkmann | nel ruolo di | Bingo |
Seth Mpundu | nel ruolo di | Ed |
Sherrell Murphy-Ramos | ||
Suzette Llewellyn | nel ruolo di | Flora |
Udo Kier | nel ruolo di | Sig. Kirspe |
Virgile Bramly | nel ruolo di | Edward |
Wendy Juel | nel ruolo di | Claire |
Zeljko Ivanek | nel ruolo di | Dottor Hector |
USA, 1933. Grace ha abbandonato Dogville insieme al padre e alla sua banda di gangster per cercare un nuovo posto dove stabilirsi. La ricerca non è facile per cui il viaggio si rivela più lungo del previsto. Poiché nessun luogo sembra adatto decidono di andare verso sud e di passare per l'Alabama. E' qui che Grace entra in contatto con gli abitanti di una remota piantagione di cotone chiamata 'Manderlay' quando Flora, una delle schiave, chiede il suo aiuto per salvare dalle frustate Timothy accusato di aver rubato del vino. Grace scopre così una terribile realtà fatta di schiavitù, repressione e ingiustizia. La ragazza tenterà di cambiare le leggi rigide e crudeli che regolano la piantagione, cercando nel frattempo di infondere negli ex-schiavi i principi della democrazia.
"Signore e signori, 'Dogville 2', anzi 'Manderlay'. Come nell'originale, niente scenografie: case, alberi e strade sono sostituiti da scritte in terra, con effetto brechtiano. Protagonista è sempre la giovane idealista figlia di un gangster, in fuga verso Sud durante la Grande Depressione. Anche se, defilatasi Nicole Kidman, stavolta Grace ha il viso virginale di Bryce Dallas Howard. Anzi, a esser perfidi, 'Dogville' sta a 'Manderlay' come la più complessa (e sessuata) Kidman sta alla fragile Howard. (...) Il gioco è scoperto, la morale scontata, la pedagogia sadica di Von Trier, alla lunga, monotona. Stavolta insomma il danese rischia di predicare ai convertiti. E rovescia i codici del cinema classico più per partito preso che per reale necessità narrativa." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 ottobre 2005) "'Manderlay' o 'Dogville 2'? In ogni caso il gioco mostra la corda e partorisce un film monotono e confusionario. Innanzitutto c'è l'handicap della ripetizione. Poi c'è la caduta più rovinosa, la (forzata) rinuncia al carisma di Nicole Kidman malamente surrogata dall'impalpabile personalità di Bryce Dallas Howard. Infine l'ambiguo ma suggestivo sadismo brechtiano di 'Dogville' lascia il passo a una lezioncina sul razzismo e l'esportazione forzata della democrazia banale persino per Celentano. (...) Con il contorno di dialoghi o troppo scherzosi o troppo didascalici, di recitazioni manieristiche e di una noia diffusa che, invece di censurare le colpe della violenza yankee, finisce col mortificare l'entusiasmo credulone dei Von Trier-dipendenti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 ottobre 2005) "Diviso in otto capitoli come un libro, narrato da una voce fuori campo come una favola, senza costruzioni scenografiche ma con appena indicazioni di spazi e luoghi dell'azione come in 'Dogville', 'Manderlay' è pensato con intelligenza, abilità metaforica, volontarismo. Il congegno intellettuale è perfetto, torna in ogni accostamento e allusione, rimane più forte della maestria cinematografica (succede, nel cinema di Von Trier). Eppure, se le idee del regista possono sembrare semplificate e confuse, il suo bel film è chiarissimo." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 ottobre 2005) "Lars von Trier continua con le contraddizioni della storia sociale Usa nel suo maxi studio cine-tv in cui in realtà fa teatro: Brecht. Dopo 'Dogville', l'anima buona che era della Kidman e ora della brava Bryce Dallas Howard, fa rotta verso l'Alabama per parlare della necessaria schiavitù. Impossibile essere buoni, solo l'ambiguità ci può salvare. Crudele cantore della naturale sottomissione al Male, l'autore del 'Dogma' è fedele al modello per eccesso in 8 capitoli. Tra cartine e segni di gesso, l'America non dei sogni ma degli incubi, ricostruita per dispiacere con voce off e l' inutile catarsi di una donna delusa. Manca la folgorante sorpresa del primo film, resta la costanza stilistica e amorale. Trovate la sintonia e sposate in poltrona l'universale disfacimento: i giochi son tutti truccati, anche del e dal cinema." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 ottobre 2005)
Incasso in euro