Anno: 2010 Durata: 89 Origine: FRANCIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Benoît Delépine|Gustave Kervern
Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)
Tratto da:-
Produzione:GMT PRODUCTIONS, NO MONEY PRODUCTIONS, ARTE FRANCE CINÉMA, DD PRODUCTIONS, MONKEY PACK FILMS
Distribuzione:FANDANGO
Gérard Depardieu | nel ruolo di | Mammuth |
Yolande Moreau | nel ruolo di | Catherine |
Isabelle Adjani | nel ruolo di | Amante perduta |
Benoît Poelvoorde | nel ruolo di | Concorrente |
Miss Ming | nel ruolo di | Miss Ming |
Serge Larievier | nel ruolo di | Ladro di metalli |
Blutch | nel ruolo di | Impiegato del Fondo Pensionistico |
Philippe Nahon | nel ruolo di | Direttore della Casa di Riposo |
Bouli Lanners | nel ruolo di | Agente interinale |
Anna Mouglalis | nel ruolo di | Finta invalida |
Albert Delpy | nel ruolo di | Cugino |
Bruno Lochet | nel ruolo di | Cliente ristorante |
Remy Roubakha | nel ruolo di | Cliente ristorante |
Joseph Dahan | nel ruolo di | Cliente ristorante |
Gustave Kervern | nel ruolo di | Impiegato supermercato |
Stéphanie Pillonca | nel ruolo di | Cameriera ristorante |
Aurélie Brin | nel ruolo di | Amica di Miss Ming |
Bernard Geoffrey | nel ruolo di | Direttore del macello |
Catherine Hosmalin | nel ruolo di | Amica di Catherine |
Cédric Geoffroy | nel ruolo di | Assistente alla direzione del macello |
Céline Richeboeuf | nel ruolo di | Amica di Miss Ming |
David Pougnaud-Barillon | nel ruolo di | Supervisore |
Dick Annegarn | nel ruolo di | Custode del cimitero |
Eric Monfourny | nel ruolo di | Prete |
Jawad Enejjaz | nel ruolo di | Giudice delle facce |
Marie-Claude Pluviaud | nel ruolo di | Cliente pescheria |
Noel Godin | nel ruolo di | Statua del Tartobole |
Paulo Anarkao | nel ruolo di | Grande Bertha |
Rémy Kolpa Kopoul | nel ruolo di | Venditore ambulante |
Serge Nuques | nel ruolo di | Motociclista pazzo |
Siné | nel ruolo di | Viticoltore |
Sophie Seugé | nel ruolo di | Complice di Miss Ming |
Zoé Weber | nel ruolo di | Ragazzina al telefono |
Mammuth ha fatto per tutta la vita il macellaio e ora che ha raggiunto i sessant'anni aspetta con ansia la festa organizzata dai colleghi a sancire l'imminente pensionamento. Lavora da quando aveva 16 anni, non ha mai perso un impiego né preso periodi di malattia, eppure, ora che i funzionari del Fondo Pensionistico stanno facendo i conti, lo informano che, secondo i loro calcoli, mancano alcuni anni di contributi. Spinto da sua moglie, l'uomo monta in sella alla sua vecchia moto "Mammuth" e parte alla ricerca degli ex datori di lavoro del passato per mettere insieme l'incartamento necessario ad andare finalmente in pensione con contributi più alti. Il viaggio diventa ben presto l'occasione per rivedere amici, datori di lavoro e colleghi del passato e scoprire, con sua grande meraviglia, di essere sempre stato considerato un idiota. E' arrivato il momento per Mammuth di dare prova della propria autostima e di fare i conti con il passato e con quella donna, Yasmine, tanto amata e persa a causa di un incidente stradale. Non è solo però: al suo fianco c'è il nipote con la sua giovanissima ed eccentrica fidanzata, che gli faranno riscoprire il poeta che dormiva dentro di lui...
"Debole, anche se a tratti divertente, 'Mammuth' di Benoit Delépine e Gustave Kervern, road movie con Gérard Depardieu, sempre più simile a Obelix, sulle tracce di vecchi datori di lavoro e documenti necessari per la pensione." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 febbraio 2010) "Oggetto da maneggiare con cura. Sarebbe facile dirvi: andate a vedere 'Mammuth', è un bel film con un Depardieu monumentale. Voi, magari, ci andate. E se non siete stati avvertiti, passate metà del film a gridare 'fuoco!', a litigare con la maschera, a maledire il proiezionista e tutti i suoi avi. (...) 'Mammuth' è un film bello e curiosissimo, ma necessita di robuste istruzioni per l'uso. Magari partendo dai due registi. Gustave Kervern (classe 1962) e Benoît Delépine (classe 1958), francesi, hanno alle spalle pochi film (l'unico noto in Italia è 'Louise-Michel', 2008) e una lunga carriera televisiva. I loro show su Canal+ hanno fatto molto discutere per i loro toni disturbanti, provocatori, 'scurrili'. Potremmo definirli la risposta d'Oltralpe alla 'Cinico Tv' di Ciprì & Maresco. 'Mammuth' è il loro primo film 'sentimentale'. (...) Il film è un tenero apologo sulla vecchiaia incombente, girato con fotografia a colori iper-sgranata, spesso fuori fuoco, con scelte visive da cinema sperimentale (Depardieu, per dire, è spesso inquadrato di spalle). In Francia, dove è uscito ad aprile, ha totalizzato oltre 800.000 spettatori. In Italia, sarà già un successo se ne farà 800. Ma non si sa mai. Proviamo a emulare i cugini, che quando si tratta di cinema sono anni luce avanti a noi." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 29 ottobre 2010) "È roccioso, ottuso e gigantesco come un mammuth Serge Pilardos (un bravissimo Gérard Depardieu), novello pensionato francese. Certo, 'Mammuth' non si distingue per grandi doti di umanità e di acume: al supermercato ha più a cuore gli insaccati di un uomo agonizzante, per far passare il carrello della spesa tra due macchine ammacca la sua auto e quella vicina. Ma la sua graniticità nasconde il dolore mai sopito per la morte di un ex fidanzata. (...) 'Mammuth' strappa alcune risate noir irresistibili, ma non ha la stessa cattiveria proverbiale e tenace di cui i registi sono stati capaci nel magnifico 'Luis-Michel'. Anche perché questa volta l'eccezionale Yolande Moreau ha un ruolo marginale." (Cristina Battocletti, 'Il Sole 24 Ore', 29 ottobre 2010) "Attenzione: film-Ufo. Chi ha visto 'Louise-Michel' conosce il mix di beffarda ferocia e furiosa malinconia dei due guastatori Kervern e Delépine, ma 'Mammuth' va oltre. (...) Immagini sgranate (il film è girato in super 16, una pellicola estinta!), incontri bizzarri (il vecchio cugino Paul anima la scena più sconcia, triste e esilarante del decennio), un'estetica che sposa l'humour noir e il fumetto acido (fra i comprimari appare il vignettista Siné) a una tradizione poetica e libertaria molto francese (linea Brassens - Vian - Harakiri), con emozione e divertimento rari. Un regalo, impreziosito da figure femminili diversissime, la moglie extralarge (Yolande Moreau); il fantasma del primo amore (Isabelle Adjani, incredibile), e la stralunata Miss Ming, l'artista autistica che con i suoi surreali bricolages dischiude la vena creativa di quel bestione. Curiosità: il salumiere che affronta Depardieu in una lite epica e derisoria è Kervern, uno, dei due registi. Consiglio: esigete la versione originale." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 ottobre 2010) "Tutt'altro che un capolavoro, 'Mammuth' è uno di quei film che strappa un briciolo di simpatia anche agli spettatori più refrattari. Meglio dire subito, peraltro, che la messinscena si sorregge tutta sulla strenua performance di Gérard Depardieu, a suo pieno agio nel raggiungere vette sublimi giocando sulle concordanze tra il protagonista di finzione e la propria autentica personalità. I registi Delépine e Kervern (noti in patria come autori del programma più sfrontato di Canal Plus) avevano esibito propensioni affini in 'Louise-Michel', revival della lotta di classe vista attraverso lo specchio deformante del noir grottesco; in questo caso finiscono per cedere alle tentazioni del buonismo e alle scorciatoie del reducismo, ma non prima di avere fissato sullo schermo il viaggio picaresco di un personaggio pour cause mastodontico. (...) Il volutamente sgangherato road-movie meriterebbe, in effetti, qualche scatto più sorprendente; tanto è vero che i suoi momenti più felici e incisivi coincidono con le intuizioni lunari e spiazzanti, le trovate estrose e irrituali (...) e soprattutto le esilaranti espressioni fuori fase di Depardieu, tenerissimo romantico travestito da maleodorante sballatone." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 ottobre 2010) "Guardate 'Mammuth' e non azzardatevi più a lamentarvi delle riforme pensionistiche degli ultimi 20 anni in Italia. (...) Ma Benoît Delépine e Gustave Kervern, dopo 'Louise-Michel', questa volta il lavoro lo prendono come pretesto per un on the road su un Mammut d'epoca di un bonaccione capellone e sovrappeso, ex lavoratore in un'industria di carne suina. (...) Una favola su strada, che passa anche per il cugino con cui scoprì il sesso, i datori di lavoro più o meno infami e un centauro romantico che riconosce i motori da corsa dal solo rumore, una storia scalcagnata che prende forma sotto gli occhi dei registi che si assumono ogni sorta di rischio, soprattutto visivo: se a guardare la scena è lo spettatore, il taglio è moderno come il montaggio sempre originale, se è il fantasma di una donna amata l'immagine si sgrana come in un super8, mentre nel viaggio si può trovare e provare l'immagine anche in uno specchietto retrovisore. Delépine e Kervern mettono nello script e nei movimenti della macchina da presa tutta la loro voglia di rompere gli sche(r)mi, ma sempre con tanta voglia di tenerezza, condita da sana cattiveria. E così a questa perla che non segue regole, ma insegue un protagonista straripante, in tutti i sensi, viene perdonato anche quel finale (quasi) sdolcinato. Guardate e imparate. Ma tenetevi la moto." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 29 ottobre 2010) "Strepitosa commedia 'on the road', surreale e grottesca, su rapporti umani ed etica del lavoro, interpretata da un magistrale Depardieu affiancato dalla brillante Yolande Moreau (la sua scena dello spelling telefonico all'addetto di un call center è da museo del cinema). Si ride come neanche nei cinepanettoni ma con un pizzico di malinconia. Di G. Kervern e B. Delépine con Gérard Depardieu." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 29 ottobre 2010)
Incasso in euro