L'uomo della pioggia1997

SCHEDA FILM

L'uomo della pioggia

Anno: 1997 Durata: 135 Origine: USA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:tratto dal romanzo "The Rainmaker" (1995) di John Grisham, ("L'uomo della pioggia", Mondadori, 1995)

Produzione:DOUGLAS/REUTHER - AMERICAN ZOETROPE

Distribuzione:MEDUSA FILM - MEDUSA VIDEO

TRAMA

Appena laureatosi in giurisprudenza, Rudy Baylor, si scontra subito con la realtà dei fatti. Il bisogno di lavorare lo porta a cercare clienti e casi legali ovunque sia possibile. Ma ciò significa frequentare tipi di dubbia fama per sbarcare il lunario mentre, allo stesso tempo, vuole combattere le ingiustizie di un sistema che favorisce i ricchi e i potenti. Rudy viene assunto da Bruiser Stone, avvocato legato alla criminalità. Qui conosce Deck Shifflet, che non ha mai superato l'esame di ammissione ma che conosce tutti i retroscena del sistema. Con lui entra in contatto con Dot Black, una donna il cui figlio sta morendo di leucemia e al quale l'assicurazione non vuole riconosce alcuna indennità per le cure. Rudy comincia a seguire il caso in prima persona, poi, convinto da Deck, lascia lo studio di Bruiser. I due si mettono in proprio e decidono di andare a fondo in quello che è l'unico caso che hanno per le mani. Si tratta di sfidare la Great Benefit, una delle più grandi società d'assicurazione, rappresentata dal famoso avvocato Leo F. Drummond. Mentre in ospedale conosce e comincia a proteggere Kelly Riker, una ragazza violentata dal marito, Rudy va avanti e, aiutato dalla comprensione di Tyrone Kipler, giudice di colore, porta in tribunale la compagnia. L'abilità di Drummond sembra far prevalere le ragioni del più forte, ma, dopo l'interrogatorio di Wilfried Keeley, amministratore delegato, Rudy riequilibra la situazione facendo vedere una confessione filmata del ragazzo morente. La giuria condanna la Great Benefit, ma la multa è così pesante (50 milioni di dollari) che la società fallisce.

CRITICA

"Se anche nella descrizione della corruzione di Memphis, Coppola è parso volersi ricordare di uno dei suoi 'Padrini', in verità non ha creduto molto a questo personaggio - già alla base credibile a stento, e ha persino fatto ricorso a una voce narrante per illustrare e spiegare quello che, nel testo, in partenza, gli sembrava poco chiaro e ha finito invece per impantanarsi in una storia che procede a sbalzi, disarticolata, molto più zeppa di parole che non di fatti. Non vincendo neanche con l'interpretazione del protagonista (uno scialbo, poco noto Matt Damon) e limitandosi a regalarci solo qualche colorita figura secondaria, dai 'cattivi', interpretati da Mickey Rourke e da Jon Voight, a un 'buono' simpatico con la faccia di Danny De Vito: ma bastano per una 'firma d'autore'?" (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 gennaio 1998) "La stranezza del film - e la cosa che lo rende particolare - è il realismo quotidianamente drammatico della sua trama: non ci sono complotti eccezionali, dietro questo court-room drama, non ci sono macchinazioni diaboliche, salvo quella cinicamente organizzata ai danni dei poveri e dei malati dalla grande società di assicurazioni. Se Coppola avesse puntato di più in questa direzione, e non avesse ceduto alle tentazioni del comico e del 'genere', 'L'uomo della pioggia' sarebbe stato un grande film. Restando invece sostanzialmente fedele alla sua fonte ci dà un thriller atipico, sbilanciato, onesto, malinconico - che finisce con il paradossale addio al mondo e alla professione su cui Grisham, direttamente e indirettamente, ha fatto la sua fortuna." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 31 gennaio 1998) "Coppola incrocia con sapienza i generi, ma a forza di irrealismo e di humour finisce per dipingere un quadro del tutto realistico e assai allarmante della situazione sanitaria negli Stati Uniti. Per giunta si sa che Grisham, ex-avvocato, non inventa nulla, e i nostri paladini delle privatizzazioni facili farebbero bene a dare un occhiata a 'L'uomo della pioggia'. A tutt'oggi il più originale e spiazzante dei tanti film tratti da Grisham. Aspettando Robert Altman e il suo 'The Gingerbread Man'." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 febbraio 1998)

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