L'OTTAVO GIORNO1996

SCHEDA FILM

L'OTTAVO GIORNO

Anno: 1996 Durata: 118 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:METAFORA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:PAN-EUROPEENNE PRODUCTION - HOMEMADE FILM TF1 FILMS PRODUCTION - RTL - TVI - WORKING TITLE - D.A. FILMS

Distribuzione:MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO

TRAMA

Harry, stimato docente di formazione aziendale, cura la preparazione degli addetti alle vendite, sintetizzandone il comportamento ottimale in tre regole: sorriso e attenzione al cliente, ottimismo, decisione. All'uscita da un suo servizio, quasi dimentica che è il "suo giorno" di marito separato per avere le sue bambine. Quando arriva alla stazione dove aveva promesso alla moglie Julie di recarsi a prenderle, le bambine non ci sono più e costei, in tono comprensibilmente indignato e gelido, gli fa sapere al telefono che sono tornate a casa. Mentre riflette su quella sua giornata estenuante, al volante della propria automobile in piena notte, Harry è preso da un colpo di sonno e provoca un incidente che lo fa tornare di colpo in sé. Ha investito un cane e subito si fa avanti il suo presunto padrone, Georges, un giovane dawn smarrito e farneticante, fuggito dall'Istituto in cui è stato relegato dopo la morte della madre. Harry è costretto suo malgrado ad occuparsene e lo porta al primo posto di polizia, dove s'imbatte in pretesti burocratici da parte dell'unico agente in servizio in quell'ora notturna: non gli resta che portarlo nel proprio alloggio di "single" forzato e offrirgli l'unico letto disponibile, il suo. Andati a vuoto i numerosi tentativi di disfarsi di Georges, per il quale pur sente compassione e simpatia, restituendolo a qualcuno dei suoi o all'Istituto, Harry non può far altro che dividere con lui il proprio ruolo di "perdente", rifiutato perfino della sue piccole figlie. Finché, dovendosi assentare un momento dall'automobile in cui lo ha lasciato, per i suoi impegni di lavoro, non trova più Georges che è salito sulla terrazza dello stabile, si è rimpinzato di cioccolato - verso il quale ha una pericolosa allergia - ha perduto l'equilibrio ed è precipitato giù.

CRITICA

"Jaco Van Dormael riesce a far sembrare Rain Man un film sobrio e rude come un poliziesco dell'ispettore Callaghan. Edulcorando tutto ciò che un secolo di cinema ha saputo rappresentare sull'argomento, ricorrendo alle metafore buoniste più viete e inanellando non meno di cinque finali uno più edificante dell'altro, credeva di parlare dell'animo dello spettatore e si è esibito invece in un campionario da record ricattatorio". ("Il Mattino", Valerio Caprara, 7/10/96)

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