SCHEDA FILM

L'ora del tè

Anno: 1989 Durata: 84 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:WORKING TITLE FILMS LTD

Distribuzione:LIFE INTERNATIONAL (1990) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

TRAMA

Al termine di una simpatica serata trascorsa al loro club, un gruppetto di ufficiali inglesi alquanto ubriachi rientra a casa. Alla guida dell'auto (che è di Jamie) si pone Hugo, che però ha lasciato l'esercito e fa ora l'uomo di affari. L'auto investe una sconosciuta ed il gruppetto, per evitare noie ed inchieste, la lascia ferita a morte sull'asfalto, malgrado le proteste di Jamie. La donna muore all'ospedale (è la cuoca di una nobile dama) ed il ricordo dell'incidente (e della complicità del silenzio pattuito) non solo travaglia lo spirito di Jamie (ufficiale come gli altri, però di estrazione borghese), ma comincia a tormentare Hugo, il quale per conto suo è un uomo ossessionato dalla gelosia, poiché egli, pur non avendone prove, sospetta da tempo che l'attraente moglie Ginny (una ex-indossatrice) lo tradisca con Raul, un argentino da lei associato in una impresa editoriale. Nei suoi deliri, Hugo aveva perfino pensato in un primo tempo che la donna investita fosse proprio la moglie, reduce da un incontro notturno. Poiché le indagini della Polizia sulla morte della cuoca si fanno più serrate, Hugo finisce con l'unirsi agli amici nell'accusare dell'omicidio lo sfortunato Jamie (che è anche amico della propria sorellastra Rebecca) il quale, incapace di resistere al rimorso per l'omissione di soccorso, ha informato la Polizia stessa dell'accaduto infrangendo il patto di omertà instaurato nel gruppo in quella dannata notte. Poco dopo verrà trovato in riva al mare, ai piedi di una bianca scogliera, il corpo di Jamie. Il quadro della rispettabilità resta intatto, la facciata e le singole uniformi rimangono impeccabili, ma ora alla gelosia folle di Hugo si aggiunge per sempre il rovello del rimorso per un avvenimento che lo ha messo alla prova, ponendolo sotto l'ombra nera di due cadaveri, dietro i quali, a parte il conformismo e le varie classi sociali implicate, si è rivelato uno spaccato interiore intriso di falsità, menzogne e crimini.

CRITICA

"Tra sbornie e scherzi di mano, pose in divisa per il ritratto ufficiale, malinconie di un nonno e ansie di un nipotino, 'L'ora del tè' è il primo film a soggetto del documentarista Nick Broomfield. Poco più che quarantenne, l'esordiente rivela un certo occhio per i particolari di ambiente e costume più che una vera padronanza dell'insieme: scene incisive e scivoloni di cattivo gusto si alternano in un mosaico a tratti suggestivo, in un andirivieni di interpreti tipologicamente adeguati. A cominciare dal protagonista Gabriel Byrne, che ha il solo torto di essersi prestato ad alcune scene di sesso sgraziate e ridicole." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 20 Febbraio 1990) "Nessun dubbio sull'efficacia della narrazione, anche a livello sociologico e ideologico, efficacia alla quale, però, forse contro la sceneggiatura, Broomfield sacrifica anche la finezza dell'analisi psicologica con una certa pesantezza di mano, ravvisabile specialmente nelle sequenze erotiche. Al fianco di Gabriel Byrne, il Colombo transatlantico della nostra tv che, nella parte del Lord follemente geloso, è un po' accademico nei passaggi dalle esplosioni di violenza a un aristocratico e britanmico self control, c'è Amanda Donohue, una delle più belle inglesi incontrate sugli schermi durante i banali Anni Ottanta. Con la sua anatomia da modella appartiene a quella categoria di bionde che Hitchcock prediligeva: ghiaccio di fuori, fuoco di dentro." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 25 Febbraio 1990) "Il film comincia e finisce su un'emblematica panoramica delle scogliere di Dover che da secoli proteggono il chiuso universo isolano dalle influenze continentali, e Nick Broomfield, pluridecorato documentarista alla sua opera prima, si dimostra più efficace nel disegnare l'affresco di una società classista che nel raccontare la storia di una passione. Più abile a caratterizzare una fauna sociale - ben coadiuvato dagli attori, a partire dal protagonista Gabriel Byrne - che ad analizzare una tormentata psicologia. Ancora una volta il mirino è puntato contro la Gran Bretagna, Mrs. Thatcher, bersaglio costante del rinato cinema inglese." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 4 Marzo 1990)

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