SCHEDA FILM

L'INFILTRATO

Anno: 1993 Durata: 96 Origine: USA Colore: C

Genere:POLIZIESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE

Tratto da:-

Produzione:JOHN FIEDLER, MARK TARLOV

Distribuzione:I.I.F. (1994) - SKORPION ENTERTAINMENT

TRAMA

L'agente Dan Saxon, tormentato dalla leggenda raccontatagli da un vecchio indiano (che un giorno ha costretto alla resa) secondo il quale lui stesso ha perduto la sua ombra e la ritroverà solo in faccia alla morte, ferma, per eccesso di velocità, Renèe, un giornalista che deve fare un servizio su una banda di motociclisti che si radunano nel locale campeggio il cui capo, Blood, ha corrotto lo sceriffo del luogo. Dan, dopo una lite con lo sceriffo ed il successivo licenziamento, viene contattato da un funzionario governativo, che si mostra al corrente del suo passato quando, da bambino, uccise lo zio dopo aver subito tre anni di maltrattamenti. Saxon dovrà infiltrarsi nella banda dei motociclisti, per scoprire le illecite attività: un meccanico, Virgil, con cui fa amicizia e che nomina suo aiutante, restaura una moto per lui e lo aiuta a camuffarsi. Riuscito a superare la diffidenza di Blood e soci, tramite pericolose prove di coraggio, e intrecciata una relazione con Renèe, comincia ad acquistare droga ed armi che consegna come prove a Conroy Price, uno della banda. Dopo aver fatto una sorta di amicizia con Blood, quando i motociclisti scoprono un agente FBI infiltrato, Saxon lo pesta a sangue davanti a Price, sgomento. Quindi Dan uccide due spacciatori che lo sospettano di fare il doppio gioco e minaccia un poliziotto, finché non viene arrestato. Liberato, fornisce al funzionario governativo generalità, date e capi d'accusa dei componenti la banda dei motociclisti e degli spacciatori. Mentre avvengono le retate della polizia contro i membri della banda, Dan va da Blood per arrestarlo e quando questi si ribella, lo uccide. Finita la missione, Saxon abbandona la polizia per rifarsi una vita con Renèe.

CRITICA

"'L'infiltrato' di Larry Ferguson è basato su un episodio autentico di lotta alla criminalità, ma lo sviluppo dell'azione evoca un filone cinematografico in voga diversi anni fa: quello della 'motorcycle gang' caro a Marlon Brando ('Il selvaggio') e a Roger Corman ('I selvaggi'). Rispetto alla fauna selvaggia del passato però, quelli di oggi sono lupi a confronto di agnelli. Marlon si limitava a fare un po' di fracasso e qualche scazzottata; Blood e gli 'Sciacalli' producono crack, vendono bazooka, ammazzano per divertirsi. Le loro efferatezze sono messe in scena da Ferguson (anche sceneggiatore) in modo convenzionare, salvo un momento di citazionismo inaspettato: la vestizione dell'eroe, che si trasforma in teppista con un montaggio preso a prestito da 'Scorpio Rising' di Kenneth Anger. Quanto al cast, L'infiltrato è il tipico esempio del film dove i secondi ruoli sono migliori della star. In declino vistoso rispetto ai tempi in cui lavorava per Oliver Stone, Charlie Sheen è ormai troppo grassottello per le scene d'azione come per quelle d'amore, mentre la sua faccia stenta a esprimere conflitti interiori. La bella Linda Fiorentino, invece rappresenta un interesse sentimentale più che credibile per l'eroe della storia. Ma il più convincente è Michael Madsen quello di 'Cani da rapina' di Quentin Tarantino, che si sta candidando seriamente come miglior cattivo dell'ultima leva." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 agosto 1994) "Diretto da Larry Ferguson (che è anche autore del copione), Charlie Sheen conferma il suo elevato professionismo. Si ha però l'impressione che l'attore (figlio d'arte e fratello d'arte) meriti ruoli più incisivi. Contribuisce non poco a tenere alto il livello della pellicola la deliziosa Linda Fiorentino, che affianca egregiamente il protagonista (e che attendiamo nel già annunciato L'ultima seduzione di John Dahl)." (Antonella Ely, 'Il Giornale di Sicilia', 31 agosto 1994) "Nel film c'è anche un risvolto freudiano (al quale allude il titolo originale) con Dan che ogni tanto, in brevi flashback, rivede il bambino che fu, costretto a sparare allo zio poliziotto razzista che lo perseguita perché è figlio di un'indiana e c'è un vecchio saggio indiano che si oppone all'avanzare dei bulldozer dei bianchi perché facendo buchi nella terra violano l'eterno riposo degli antenati. E ancora: c'è una donna, che si innamora di Dan conoscendone la vera identità, con una bambina in cerca di un nuovo papà. Il male inguaribile dei film americani - forse da sempre ma in particolare di oggi - sono le sceneggiature affastellate, debordanti, confuse e pretenziose. Da questo film, per esempio, se ne potevano trarre tre. E come in certi ristoranti in cui ti servono piatti stracolmi di cibi talmente invitanti che preferiresti lasciare dove stanno. Il tanto, come si sa, è nemico del meglio." (Franco Colombo, 'L' Eco di Bergamo', 31 agosto 1994)

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