L'imbalsamatore2002

SCHEDA FILM

L'imbalsamatore

Anno: 2002 Durata: 101 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Matteo Garrone

Specifiche tecniche:-

Tratto da:rielaborazione di un fatto di cronaca nera

Produzione:FANDANGO

Distribuzione:FANDANGO - DVD: FANDANGO HOME VIDEO (2003)

ATTORI

Ernesto Mahieux nel ruolo di Peppino
Valerio Foglia Manzillo nel ruolo di Diego
Elisabetta Rocchetti nel ruolo di Deborah
Lina Bernardi nel ruolo di Madre di Deborah
Pietro Biondi nel ruolo di Padre di Deborah
Bernardino Terracciano nel ruolo di Boss
Marcella Granito nel ruolo di Manuela
Giuseppe Arena nel ruolo di Proprietario dell'officina
Vincenzo Puocci nel ruolo di Scagnozzo
Renato Puocci nel ruolo di Scagnozzo
Valentino Puocci nel ruolo di Scagnozzo
Antonella Lori nel ruolo di La moglie del boss
Aldo Leonardi nel ruolo di Datore di lavoro di Deborah
Nadia Carlomagno nel ruolo di Prima amica di Peppino
Rita Brugnoli nel ruolo di Seconda amica di Peppino
Livia Rasetti nel ruolo di Terza amica di Peppino
Salvatore Felaco nel ruolo di Primo morto
Ferdinando Iannucci nel ruolo di Secondo morto
Rosario J. Gnolo nel ruolo di Imprenditore del caseificio
Carlo del Sorbo nel ruolo di Becchino
 

MUSICHE

Banda Osiris
 

MONTAGGIO

Spoletini, Marco
 

SCENOGRAFIA

Bonfini, Paolo
 

COSTUMISTA

Leondeff, Francesca

TRAMA

Peppino, un uomo troppo piccolo, Valerio, un ragazzo troppo grande, e Deborah, una ragazza con le labbra rifatte, si incontrano per caso. Sembra un incontro destinato a non avere conseguenze invece ne scaturirà un amore tormentato. Peppino fa l'imbalsamatore, Valerio è un cameriere, Deborah passa da un lavoro all'altro. Hanno sogni e bisogni diversi ma tutti e tre sono naufraghi che tentano di attaccarsi alle certezze di un amore che dia tregua al loro male di vivere.

CRITICA

"Già campioncino del cinema indipendente, il 34enne Garrone firma il quarto lungometraggio, ma dal precedente cinema 'casuale' passa a un disegno più complesso (...) Garrone ha saputo tenere insieme un film di atmosfere e un film d'intreccio. Ha vinto la sfida". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 22 maggio 2002) "Garrone, malgrado il gusto perfino eccessivo per l'ellissi, gioca a meraviglia sui sottintesi, sull'implicito, sull'incredibile capacità di manipolazione di Peppino alla quale segue un'irrefrenabile disperazione. Ben servito dalla sensazionale performance del piccolo grande Ernesto Mahieux, vecchio attore di teatro e di molto cinema popolare napoletano. Che dà un'umanità, una profondità, una sofferenza vera a un personaggio altrimenti odioso, finendo per arricchire di sottigliezza anche il lavoro di Elisabetta Rocchetti e dell'esordiente Valerio Foglia Manzillo. Dopo tanti inutili film-cronaca, eccone finalmente uno che si accontenta di copiare la realtà, ma la reinventa e la illumina". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2002) "E' un fatto di cronaca, ma la regia di Garrone ('Estate romana'), con la fotografia di Marco Onorato, lo scardina dal suolo e lo innalza a mezz'aria nel mondo dei destinati al tragico, tra i personaggi di Testori e Pasolini. Anche se si sente 'l'operazione', il piacere dell'immagine è alto. La prova degli attori è emozionante. Prodotto da Procacci, è un successo della Quinzaine di Cannes, tra i migliori italiani della stagione". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 13 settembre 2002) "Parte da un fatto di cronaca ma subito prende direzioni iperrealistiche la quarta bellissima prova nel lungometraggio di Matteo Garrone. Se in 'Terra di mezzo', 'Ospiti' ed 'Estate romana' le storie erano, innanzitutto, questioni di geografia, di urbanistica applicata ai confini territorialmente e sociologicamente di frontiera, ne 'L'imbalsamatore' Garrone si inoltra nelle strade perdute della psiche, nelle contaminazioni chimiche (...). Non a caso l'ambientazione galleggia nello spettrale Villaggio Coppola del litorale casertano: una specie di 'incubo inurbano', dove l'architettura è un optional e gli uomini ombre stagliate all'orizzonte. Più che David Lynch, ritornano in mente Fassbinder e i suoi ambigui dolori. Quei dolori, quegli scarti, quell'ovvia incomprensione che impediscono a un uomo troppo piccolo, a un giovane troppo alto e a una ragazza con la bocca rifatta di interagire, di parlarsi e di vivere se non in forma di violenza". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 10 settembre 2002) "Finale a sorpresa, sentimenti gotici, e una tenuta narrativa che davvero stupisce e ti regala emozioni forti e diverse anche per la bravura strepitosa di un attore di sceneggiate, Ernesto Mahiuex, tra due giovani bravi e belli, Valerio Foglia Manzillo ed Elisabetta Rocchetti". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 dicembre 2002)

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