Anno: 2005 Durata: 81 Origine: GERMANIA Colore: C
Genere:DOCUMENTARIO, FANTASCIENZA, FANTASY
Regia:Werner Herzog
Specifiche tecniche:35 MM
Tratto da:-
Produzione:ANDRE SINGER, LUCKI STIPETIC PER WERNER HERZOG FILMPRODUKTION TETRAMEDIA, WEST PARK PICTURES, FRANCE 2, BBC, FR2, CNC
Distribuzione:FANDANGO
Brad Dourif | nel ruolo di | L'alieno |
Franklin Chang-Diaz | nel ruolo di | Se stesso |
Donald Williams | nel ruolo di | Se stesso |
Ellen Baker | nel ruolo di | Se stessa |
Martin Lo | nel ruolo di | Se stesso |
Michael McCulley | nel ruolo di | Se stesso |
Roger Diehl | nel ruolo di | Se stesso |
Shannon Lucid | nel ruolo di | Se stessa |
Ted Sweetser | nel ruolo di | Se stesso |
Attraverso le parole di un alieno seguiamo un'ipotesi: cosa succederebbe se, all'improvviso, una navetta spaziale in orbita attorno alla terra non potesse più fare ritorno alla base perché le condizioni di vita sul nostro pianeta sono diventate impossibili? Per gli astronauti l'unica possibilità di scampo sarebbe quella di trovare un altro luogo dove stabilirsi. Ma inviando sulla superficie di un altro pianeta la sonda Galileo, i dati che questa riporta non sono rassicuranti: la loro, quindi, sembrerebbe destinata ad essere una missione suicida. Questa ipotesi sconfortante viene illustrata dalle parole di un alieno reduce dalla missione fallimentare di integrare la propria comunità con quella già esistente sulla terra. Gli extraterrestri vengono da The Wild Blue Yonder, un pianeta composto di elio allo stato liquido e immerso in un'atmosfera completamente ghiacciata.
"(...) Herzog non fa film, fabbrica Ogm, organismi geneticamente modificati. Corpo documentario, testa fantascientifica, mente psichedelica. Ogni immagine interfaccia due mondi o più. Ogni volo dell'immaginazione è non solo possibile, ma altamente probabile. Così, ne 'L'ignoto spazio profondo', l'ultimo alieno rimasto grida la sua rabbia e la sua solitudine in un monologo che è anche una furiosa invettiva contro il consumismo globale (ma forse è solo un pazzo, chissà). La storia del genere umano diventa un'avventura interstellare senza happy end. Le creature gelatinose tremolanti nel gelo dei mari artici ci riportano agli astronauti che volteggiano privi di gravità nell'abitacolo dello Shuttle. Perché Herzog attinge (anche) agli archivi della Nasa, e il suo fanta-docu ironico e visionario mostra quanta follia ci sia nella normalità, e viceversa. Vedi gli scienziati, veri, che preconizzano una Terra ridotta a parco naturale su cui passare le vacanze dopo anni di lavoro su qualche gelido pianeta. Brrrrrr...." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 novembre 2005) "Di tutti gli autori del cinema tedesco, Werner Herzog è il meno decifrabile, e ciò sembra compiacere il suo ego di cineasta solitario. In realtà il robusto narratore di 'Aguirre, furore di Dio', il visionario autore di 'Fitzcarraldo', si perde oggi in un misticismo laico ed approda alle soglie del tempo armato di un velleitarismo filosofico, che cerca di mascherare la sua smisurata ambizione fingendo di raccontare, male, una vicenda che si poteva sbrigare con mezzi convenzionali. Ma Herzog, forte della sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, ci offre uno sconnesso semidocumentario, tecnicamente inaccettabile, le cui ambizioni non sembrano né poche, né piccole." (Adriano De Carlo, 'Il Giornale', 25 novembre 2005) "Dal talento di Herzog, il visionario dell'ex nouvelle vague, la fantascienza morale che viene dal profondo del cuore. Due piani narrativi: il viaggio di alcuni astronauti (scene Nasa inedite, straordinarie) in cerca di un altrove idoneo; antica presenza fra noi di un alieno. E la sicurezza che, passato il tunnel del Tempo, troveremo una terra desolata, ridotta a parco nazionale, resa invivibile dagli stessi uomini. Un viaggio allucinante e filosofico, come quello maestoso di 2001 di Kubrick, azionato da un consapevole pessimismo. Le sequenze degli astronauti diventano reali di fronte alla meraviglia dell'ignoto: spazi profondi, distese magmatiche, abissi acquatici e la visione sconvolgente di una Terra tornata preistorica. Supportato da matematici e fisici, il bellissimo film è un requiem per il pianeta morente e trasmette l'angoscia poetica del senso infinito del tempo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 novembre 2005) "Nel corso dei decenni e di una filmografia che raggiunge quasi i 50 titoli, il cineasta si è sempre più staccato dal film di finzione optando per il documentario. Ma in Herzog ciò che sembra vero può essere finto e viceversa. Per esempio il contrasto fra lui e l'aereonauta Graham Dorrington in 'The White Diamond' sembra un brano di cinema verità ed è invece una sapiente messinscena. (...) Ironia a parte, l'anno scorso si è celebrato in Francia con gran copia di pubblicazioni il centenario di Jules Verne, ma è proprio 'The White Diamond' il miglior modo di rivivere le emozioni della lettura di Cinque settimane in pallone, che inaugurò nel 1863 la serie dei Viaggi straordinari. Werner Herzog è il Verne del Duemila?" (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 9 giugno 2006)
Incasso in euro