LEVITY2003

SCHEDA FILM

LEVITY

Anno: 2003 Durata: 95 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:35MM

Tratto da:-

Produzione:COLUMBIA PICTURES CORPORATION, ECHO LAKE PRODUCTIONS, FILM COLONY, REVELATIONS ENTERTAINMENT, STUDIO CANAL, ENTITLED ENTERTAINMENT

Distribuzione:CDI

TRAMA

Manual Jordan torna ad essere un uomo libero al termine di 19 anni di prigione per aver ucciso durante una tentata rapina il garzone di negozio Abner Easley. Dopo circa due decenni passati a fissare la faccia della sua vittima su un ritaglio di giornale, Manual è fermamente intenzionato a redimersi. Appena uscito, incontra il pastore Miles che gli offre di lavorare in una comunità all'interno di un quartiere malfamato. Poco alla volta Manual si fa prendere dal suo lavoro: c'è da aiutare Sofia, che tutte le sere, all'uscita del night, perde la strada di casa, ed anche Adele, la sorella della sua vittima. Il figlio di Adele - che si chiama anche lui Abner - è infatti un giovane ribelle che si sta perdendo in una strada pericolosa.

CRITICA

"'Levity' di Ed Solomon è una pellicola umile e dignitosa. Gli errori diventano fragilità, le colpe solo grandi occasioni mancate. Un po' come il suo protagonista (un sonnambulo Thornton) anche 'Levity' sembra non sapere bene cosa vuole veramente. E' una parabola sulla redenzione? Un inno alla marginalità? Una riflessione sul senso di colpa? Solomon, stufo dalle sceneggiature parossistiche che gli strapagano a Hollywood ha probabilmente visto questa storia, che si porta dentro da 20 anni, come la possibilità di giocare sulla sottrazione, a volte esagerando. Insolita affinità con 'Moonlight Mile' di Brad Silberling, altro film sulla provincia, l'elaborazione del lutto e la voglia di ricominciare". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 3 ottobre 2003) "Un film tipicamente Sundance: pieno di squallore poetico, fotografato in (bello) stile iper realistico e diretto da uno sceneggiatore di successo. Per come mette in scena l'altra America, quella della gente comune che fa la spesa ogni giorno e vive piccole vite stemperate nel dolore, ricorda un po' 'American Beauty' (ma senza humour); con cui condivide fra l'altro la tendenza a filosofeggiare. Come buon samaritano, Billy Bob Thornton sottolinea troppo l'aspetto depressivo del personaggio; Morgan Freeman si lascia declassare da Altissimo a pastore del Suo culto; Holly Hunter è eccellente, come sempre". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 ottobre 2003)

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