LEOLO1992

SCHEDA FILM

LEOLO

Anno: 1992 Durata: 109 Origine: CANADA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE

Tratto da:-

Produzione:LES PRODUCTIONS DU VERSEAU, FLACH FILM, FRANCIA-OFFICE NATIONAL DU FILM, CANADA

Distribuzione:MULTI MEDIA FILM (1994) - BMG VIDEO

TRAMA

Nato "stranamente" in Canada, Leo Lauzon, che ribadisce continuamente di chiamarsi Léolo Lozzone, vive con una numerosa famiglia, ove regna l'ossessione per le funzioni escretorie: il padre, un grasso operaio, dispensa purganti alla numerosa prole, e la madre stimola in bagno con l'esempio le sullodate funzioni nel giovane rampollo, il quale vende giornali ad un pescivendolo col fratello maggiore, Fernand, cui viene fratturato il naso da un teppista rivale in affari. Leo è innamorato di Bianca, ragazzina figlia di immigrati siciliani, che "affitta" il suo corpo al nonno di Leolo, finito in manicomio per aver tentato di affogare il nipote che lo ha spruzzato con le pinne, nuotando in una vasca di gomma. Leolo ha anche due sorelle maggiori pazze: Nanette che va periodicamente in manicomio, e Rita, bulimica e autistica, alla quale ha affidato la sua collezione di animali, che vive in cantina. Léolo, che manifesta tendenze suicide, si applica alla lettura dell'unico libro reperibile in casa, e a disgustose pratiche autoerotiche, stimolato dagli accoppiamenti del nonno con Bianca o da immagini oscene. Fernand, che è diventato un culturista, usa Leo come subacqueo per recuperare ami in un canale-discarica, ma il teppista lo picchia di nuovo. Leo tenta di impiccare il nonno con una carrucola, ma finisce al manicomio, dove frattanto è finita Rita. Tornato in libertà, assiste alla violenza di un amichetto ad una povera gatta, e partecipa con un altro a giochi erotici con la prostituta Regina. Evidentemente insoddisfatto tenta il suicidio, ma viene di nuovo ricoverato in manicomio, dove tentano di calmare l'eccessiva vivacità mettendolo a bagno in acqua ghiacciata.

CRITICA

"Lauzon, con quella famiglia e quel bambino, non tenta in nessun modo le vie del cinema di cronaca, le prende solo a pretesto per ricrearvi attorno un mondo onirico che anche là dove attinge i suoi elementi nel reale, li rilegge e li reinventa in cifre quasi tutte fantasiose, con immagini in cui le tecniche, i modi, i colori tendono stilisticamente ad un barocco così insistito da rasentare in qualche momento il barbarico, specie là dove, con crudezze perfino fastidiose, si colgono spunti in un quotidiano che, pur sempre visto e ritrasmesso attraverso l'occhio di un bambino, abbonda di dettagli addirittura scatologici, con contorni iperrealistici di onanismo e spesso di altre stravaganti manifestazioni sessuali." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 30 maggio 1995)

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