Sister2012

SCHEDA FILM

Sister

Anno: 2012 Durata: 97 Origine: SVIZZERA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Ursula Meier

Specifiche tecniche:DCP, 35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:ARCHIPEL 35, VÉGA FILMS IN COPRODUZIONE CON RTS RADIO TÉLÉVISION SUISSE, BANDE À PART FILMS

Distribuzione:TEODORA FILM E SPAZIOCINEMA (2012)

ATTORI

Léa Seydoux nel ruolo di Louise
Kacey Mottet Klein nel ruolo di Simon
Martin Compston nel ruolo di Mike
Gillian Anderson nel ruolo di Signora inglese
Jean-François Stévenin nel ruolo di Cuoco
Yann Trégouët nel ruolo di Bruno
Gabin Lefebvre nel ruolo di Marcus
Dilon Ademi nel ruolo di Dilon
Magne-Håvard Brekke nel ruolo di Sciatore violento
Johan Libéreau
 

MUSICHE

Parish, John
 

MONTAGGIO

Quettier, Nelly
 

SCENOGRAFIA

Niclass, Ivan
 

COSTUMISTA

Van Brée, Anna

TRAMA

Il 12enne Simon e la sorella maggiore Louise vivono di espedienti nella valle industriale al di sotto di uno sci-resort di lusso svizzero. Simon deruba i ricchi turisti del posto, vendendo poi la refurtiva ai coetanei di fondovalle e ad alcuni impiegati del resort, tra cui un cuoco inglese. Di fatto è Simon a prendersi cura di Louise che, sbandata, si trova spesso senza lavoro e intrattiene relazioni con diversi amanti, a volte scomparendo di casa per giorni. Quando Louise sembra aver finalmente trovato un uomo con cui stabilire un rapporto equilibrato, uno strano segreto che lega lei e Simon viene a galla e lo scontro tra i due sarà inevitabile...

CRITICA

"L'opera per ora più convincente tra quelle in gara quest'anno (...), rimanda al rigore stilistico, ma anche morale dei fratelli Dardenne. (...) Girato alla giusta distanza dal cuore dei personaggi il film racconta la disperata ricerca d'amore e protezione del piccolo ladro sullo sfondo di una società ricca indifferente alle sofferenze altrui. Ma quando ogni cosa sembra respingere il protagonista, ecco ristabilirsi il legame (...)in un finale aperto che però non lascia dubbi sul bisogno di essere una famiglia." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 14 febbraio 2012) "Quando il film sembra riproporre solo immagini di normale miseria quotidiana, un colpo di scena geniale quanto inaspettato ribalta ogni prospettiva, aprendo allo spettatore nuove domande e curiosità. Che una regia controllata e minimale si incarica di 'svelare' con un pudore pari solo alla sua maestria." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 14 febbraio 2012) "Una storia d'amore è anche 'L'enfant d'en haute', il nuovo film di Ursula Meier (...), molto atteso dopo il successo del precedente 'Home', di cui la regista svizzera riprende la dimensione paradossale nel rapporto tra un ambiente e coloro che lo abitano. (...) Senza retorica né sensi di colpa d'abbandono, 'L'enfant d'en haute' è un film di guerra crudo con tenerezza." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 14 febbraio 2012) "In un concorso per ora di livello, è una buona sorpresa anche il franco/svizzero 'L'enfant d'en haut" di Ursula Meier, peripezia tra l'avere e l'essere del dodicenne Simon, indigente ladruncolo che fa i suoi '400 colpi' tra i turisti borghesi dei campi da sci alpini cercando tenerezza dove la risposta sembra essere il potere della prosperità." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 14 febbraio 2012) "Piccoli Dardenne crescono. Peccato: 'Home', il primo film della regista svizzera, piazzava Isabelle Huppert in mezzo a un'autostrada in costruzione senza aggiungere messaggi. Qui un ragazzino ruba sci, caschi e occhiali firmati ai turisti. Per rivenderli, e con il ricavato sfamare sé e la sorella. Orfanello dickensiano, se ci fosse una trama oltre al personaggio." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 15 febbraio 2012) "Ora con 'Sister' si conferma autrice tra le più interessanti, con tanto di «medaglia»: Orso d'argento all'ultimo festival di Berlino. Come nel film precedente, folgorante ritratto di nevrosi familiare con autostrada, Ursula Meier prosegue l'indagine sui rapporti di famiglia e i legami affettivi. Ma questa volta abbandonando la chiave tragicomica per votarsi decisamente al dramma. (...) Si sente forte, quasi schiacciante, il riferimento al realismo dei fratelli Dardenne. A cui il film s'ispira non solo per la presenza di Denis Freyd, produttore dei film dei cineasti belgi. Il denaro per Simon è un'ossessione. Col denaro spera di comprarsi tutto. Anche l'affetto di Louise a cui lo presta, lo regala. Mentre lei, invece, è distante. Lo allontana, cerca di escluderlo dalla sua vita. Simon le offre denaro anche per poterle strappare un abbraccio, per tenerla vicina a lui. Suscitando, al contrario, reazioni sempre più dure. Fino a che, con affondo nelle corde più taglienti della crudeltà, verrà svelato il segreto inconfessabile che lega, o peggio, allontana i due. Non immaginatevi morbosità di alcun genere. 'Sister' non va alla ricerca di emozioni forti di facile consumo. Ma piuttosto, senza scivolare nel melodramma, prova ad indagare nei territori più dolorosi dell'affettività." (Gabriella Gallozzi, 'L'Unità', 11 maggio 2012) "Avevo molto apprezzato, nel 2009, l'esordio della regista franco-svizzera Ursula Meier, con 'Home', un film duro e realistico su una famiglia spinta a un suicidio collettivo perché, proprio davanti alla casetta in cui vivevano, era stata costruita una rumorissima autostrada. Accolto con favore al Festival di Cannes nella sezione 'Un certain Regard', gli fa seguito questo (...) premiato di recente al Festival di Berlino. (...) In una cornice di miseria e di degrado da cui, con i suoi piccoli furti quotidiani, il fratello cerca invano di non essere sopraffatto. Atmosfere molto intense dove si impongono soprattutto i silenzi e qualche velata allusione. Cifre in equilibrio fra dolori e speranze sempre però con riferimenti indiretti perché, per intenderli, ci si affidi quasi soltanto all'intuito. Per merito anche di due interpreti degni di nota, Kacey Mottet Klein, con un'aggressività mitigata da sfumature tenere, Léa Seydoux, con tutte le ambivalenze di un carattere espresso con modi asciutti." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 11 maggio 2012) "Si intrufola fra i turisti che affollano i campi innevati, trafugando sci o pescando dai giacconi appesi nei rifugi occhiali, monete, merende. Poi nasconde parte del bottino in covi occasionali, si cambia il giubbotto e intraprende il viaggio di ritorno in funivia. Ha l'aria tracotante e poco simpatica il bambino Simon, protagonista di 'Sister', secondo film (Orso d'argento a Berlino) della franco-svizzera Ursula Meier. Quanto alla sorella Louise - con cui il ragazzino vive in uno squallido agglomerato di casermoni giù a valle - è ancor più irritante: una sbandata che non esita a farsi mantenere dal fratellino e spesso lo abbandona, svilendosi in precari rapporti sessuali. (...) Anche se il film, realizzato con rigore naturalistico e recitato da due interpreti straordinari, non è mai compiacente, lo spettatore si scopre inevitabilmente coinvolto in quel mondo di sentimenti vulnerati." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 11 maggio 2012) "Inquietudini nella Svizzera dei precari. Già, avete capito bene: lontano da banche, orologi e coltelli a protezione di paradisi fiscali, esistono gli elvetici poveri, emarginati, quasi senzatetto. (...) Un neo-neorealismo made in Swiss dei Dardenne o del primo Ken Loach? Forse un'eco di 'Sweet Sixteen' si ode, ma l'intento della cineasta franco-svizzera è di spiazzarci, abbandonando il cinema sociale per levitare in una seducente fiaba dalle sfumature dickensiane, ove il bimbo s'improvvisa ladruncolo dei ricchi turisti sciatori per farsi amare dalla sorella, sfuggente e misteriosa. Premiato in argento all'ultima Berlinale, il tocco della Meier si conferma originale, così come la sua mano sugli attori efficace: sia dell'astro nascente transalpino Léa Seydoux che dell'oggi 14enne Kacey Mottet Klein sentiremo parlare." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 11 maggio 2012)

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