Le particelle elementari2006

SCHEDA FILM

Le particelle elementari

Anno: 2006 Durata: 105 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Oskar Roehler

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:romanzo omonimo di Michel Houellebecq

Produzione:OLIVER BERBEN, BERND EICHINGER, DAVID GROENEWOLD PER BERND EICHINGER/CONSTANTIN FILM IN ASSOCIAZIONE CON MOOVIE - THE ART OF ENTERTAINMENT

Distribuzione:LUCKY RED

ATTORI

Moritz Bleibtreu nel ruolo di Bruno
Christian Ulmen nel ruolo di Michael
Martina Gedeck nel ruolo di Christiane
Franka Potente nel ruolo di Annabelle
Nina Hoss nel ruolo di Jane
Uwe Ochsenknecht nel ruolo di Padre di Bruno
Corinna Harfouch nel ruolo di Dott.ssa Schafer
Ulrike Kriener nel ruolo di Madre di Annabelle
Jasmin Tabatabai nel ruolo di Yogini
Michael Gwisdek nel ruolo di Prof. Fleisser
Herbert Knaup nel ruolo di Sollers
Tom Schilling nel ruolo di Michael da Giovane
Thomas Drechsel nel ruolo di Bruno da giovane
Nina Kronjager nel ruolo di Katja
Annett Renneberg nel ruolo di Klara
Birgit Stein nel ruolo di Anne
Deborah Kaufmann nel ruolo di Hannelore
Eva-Maria Kurz nel ruolo di Hippy
Franziska Schlattner nel ruolo di Ellen
Hermann Beyer nel ruolo di Padre di Annabelle
Ingeborg Westphal nel ruolo di Hippy
Jelena Weber nel ruolo di Annabelle da giovane
Jennifer Ulrich nel ruolo di Johanna
Katharina Palm nel ruolo di Infermiera Clara
Rüdiger Klink nel ruolo di Uwe
Shawn Lawton nel ruolo di Walser
Simon Boer nel ruolo di Amante di Jane
Thorsten Merten nel ruolo di Hubert
Tigan Ceesay nel ruolo di Ben
Uwe-Dag Berlin nel ruolo di Medico di Annabelle
 
 

SCENEGGIATORE

Roehler, Oskar
 

MUSICHE

Banach, Manfred
 

MONTAGGIO

Adam, Peter R.
 

SCENOGRAFIA

Henn, Ingrid
 

COSTUMISTA

Walz, Esther

TRAMA

Michael Djerzinski, biologo molecolare, e Bruno Clément, insegnante, sono fratellastri e non potrebbero essere più diversi. In comune hanno solo la madre Jane e il fatto che, cresciuti lontano da lei, sono stati allevati ognuno dalla propria nonna paterna. Michael è introverso, ha come unico interesse le sue ricerche genetiche ed è tanto disinteressato al sesso quanto invece Bruno ne è ossessionato. Poi un giorno tutti e due incontrano l'amore: Michael ritrova Annabelle, una compagna di scuola, e Bruno conosce Christiane durante una vacanza. La felicità sembra finalmente aver bussato alla loro porta finché le due donne non si ammalano gravemente...

CRITICA

"Non c'è rifugio per i protagonisti di 'The Elementary Particles', incapaci di tornare all'infanzia forse perché un'infanzia non l'hanno mai avuta e sono dunque condannati ai più cocenti scacchi esistenziali. (...) La prima parte del film è tutta giocata sullo humour noir, ingrediente ormai inflazionato, e sulla satira: una satira spuntata e priva di sottigliezza però oltre che immemore della complessità di pensiero depositata nella scrittura di Houellebecq. Sfilano le miserie sessuali di Bruno, masturbatore, molestatore, iniziato al sesso da adolescente durante i funerali della nonna e futuro scambista ma sempre infelice; l'egoismo di una madre hippy e troppo impegnata a seguire le mode e i maschi del momento per occuparsi dei figli; le disavventure fantozziane di Bruno adulto e divorziato in un campeggio new age tutto nudismo e libertà sessuale. Mentre l'asessuato Michel conosce un'intermittente felicità accanto all'amore della sua infanzia, che si decide a impalmare ormai prossimo alla quarantina. Perfino la morte della madre bella e incosciente, rantolante incartapecorita fra le candele come Dracula (chiaro, per i figli è stata un vampiro), è risolta in chiave grottesca. Il che rende ancora più improbabile la brusca sterzata drammatico-realistica del finale con malattie, suicidi, ennesimo crollo nervoso del povero Bruno. E incongruo finalino a suo modo ottimista. Una vera delusione: eppure gli attori sono bravi, il romanzo importante, e il regista aveva già dato ottime prove con film drammatici come 'Hannah Flanders', visto anche in Italia, altra storia (autobiografica) di una madre indegna, guardacaso. Cose che succedono quando si cerca la ricetta per trasformare un best-seller in un campione d'incassi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 12 febbraio 2006) "I film tedeschi da noi valgono zero al botteghino: senza opinare se è giusto o non è giusto, bisogna impedire che capiti lo stesso a 'Le particelle elementari' di Oskar Roehler. Il film presenta qualche punto debole, edulcora (come vedremo) il romanzo originario, insomma è tutt'altro che perfetto; sta di fatto, però, che ha l'immenso merito di affrontare con sintonia di fondo un testo che sembrerebbe intraducibile e di dare ulteriore visibilità (è proprio il caso di dirlo) alle pagine più audaci e affascinanti pubblicate negli ultimi dieci anni. Sulla cosiddetta caduta dei valori nell'Occidente democratico, per la verità, siamo letteralmente soffocati dalle chiacchiere, vomitate vuoi dai politici e dai preti, vuoi dai sociologi e dai documentaristi, vuoi soprattutto dagli artisti. Michel Houellebecq ci ha, invece, dimostrato con quel libro che un barlume di verità può accendersi solo grazie alla fusione tra brutalità e (com)passione della vita: mentre un plotone di mediocri se la cava con il tifo ideologico da curva, gli accattonaggi del tempo perduto, le polluzioni terzomondiste, le pantomime sapienziali o i surrealismi da discarica, lo scrittore francese ritrae la sofferenza umana nella sua cruda materialità, nella sua predestinata fragilità e nei suoi aneliti tragicomici. Nel film, certo, questo 'nichilismo attivo' si semplifica nell'itinerario parallelo di due fratellastri che imparano dolorosamente a conoscersi e (forse) amarsi nella giungla che è succeduta al crollo dei moderni rapporti interpersonali. Del resto, il procedimento di Houellebecq - basato sulla simultaneità di fatti e pensieri - era praticamente inestricabile e il giovane regista tedesco ha sunteggiato le tappe dell'incontro/scontro ricorrendo a troppi flashback ed esplicitando più del dovuto il coté melodrammatico. Grazie agli attori estremamente sorvegliati, però, la cruciale contrapposizione tra i diversi stili di vita - che è ben diversa dalla solita igienica e tartufesca critica sociale - viene fuori in tutta la sua devastante intensità." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 12 febbraio 2006) "Per risultare più credibile il film taglia il male a metà e salva uno dei due amori, facendone il puntello esistenziale per il fratello meno fortunato. A bizzarre pagine di fantabiologia avveniristica il libro alterna sgradevoli insistenze sadiche e titillamenti pornografici. Ma Roehler, anziché calcare la mano come accade spesso sullo schermo, riesce a mantenersi su una linea più sobria, fermo restando che in sottofinale il racconto zoppica. Forse per questo, nonostante l' enorme pubblico che affollava speranzoso il Palast, l'applauso è stato misero." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 12 febbraio 2006) "'Le particelle elementari' presenta punti deboli ed edulcora il romanzo originario; sta di fatto, però, che ha il merito di affrontare con sintonia di fondo le pagine più audaci e ciniche pubblicate negli ultimi dieci anni. Michel Houellebecq vi ha dimostrato che un barlume di verità può accendersi solo grazie alla fusione tra brutalità e (com)passione della vita: mentre un plotone di colleghi se la cava con gli accattonaggi del tempo perduto o le solite fumisterie intellettuali, lo scrittore francese ritrae la sofferenza umana nella sua cruda materialità, nella sua predestinata fragilità e nei suoi aneliti tragicomici. Nel film questo nichilismo cosmico si semplifica nell'incontro/scontro tra due fratellastri che imparano a conoscersi e (forse) amarsi nella giungla dei rapporti interpersonali; del resto il procedimento basato sul flusso coscienziale resta intraducibile e il regista tedesco ricorre a troppi flash-back ed esplicita più del dovuto il coté melodrammatico. Ciò nonostante la contrapposizione tra i diversi stili di vita - che è ben diversa dalla solita e tartufesca critica sociale - viene fuori nella sua cupa intensità." (Valerio Caprara, 'Il Mattino, 22 aprile 2006) "Dal chiacchierato romanzo del francese Houellebecq che a qualcuno fa venire in mente Camus e finisce scartando l'amore per la clonazione, ecco il bellissimo film che ne ha tratto il tedesco Oskar Roehler, premiato a Berlino anche per la furibonda, magistrale prova di Moritz Bleibtreu. (...) Non si salva e non si giudica nessuno: ma se nei gialli l'assassino è il maggiordomo, in Freud la colpevole è sempre la mamma. Non è il mezzo scandalo la promessa del film, ma l'analisi spietata delle contraddizioni nel campo affettivo e un pessimismo cosmico che non risulta mai gratuito per l'ellittica espressiva narrazione." (Maurizio orro, 'Corriere della Sera', 21 aprile 2006) "Trasposta in immagini, la storia un tantino menagrama e largamente filosofeggiante di Houellebecq acquista una concretezza forzata; nel contempo, le opposte solitudini e il caos di un mondo dominato da desideri di plastica perdono una quota del valore emblematico d'origine. Ne esce un racconto un po' confuso (specie nella seconda parte), eppure condotto con un certo talento e bene interpretato da tutti." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21 aprile 2006)

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