Le notti della luna piena1984

SCHEDA FILM

Le notti della luna piena

Anno: 1984 Durata: 102 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Eric Rohmer

Specifiche tecniche:NORMALE, 35 MM

Tratto da:-

Produzione:MARGARET MENEGOZ PER LES FILMS DU LOSANGE, LES FILMS ARIANE

Distribuzione:IST. LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAF. - CREAZIONI HOME VIDEO

ATTORI

Pascale Ogier nel ruolo di Louise
Tchéky Karyo nel ruolo di Rémi
Fabrice Lucchini nel ruolo di Octave
Virginie Thévenet nel ruolo di Camille
Christian Vadim nel ruolo di Bastien
László Szabó nel ruolo di Pittore al caffe'
Lisa Garneri nel ruolo di Tina
Mathieu Schiffman nel ruolo di Arredatore amico di Louise
Anne-Sévérine Liotard nel ruolo di Marianne
Hervé Grandsart nel ruolo di Bertrand, amico di Rémi
Noël Coffman nel ruolo di Stanislas
 

SOGGETTO

Rohmer, Eric
 

SCENEGGIATORE

Rohmer, Eric
 
 

MONTAGGIO

Decugis, Cécile
 

SCENOGRAFIA

Ogier, Pascale

TRAMA

Rémi e Louise convivono in un appartamento alla periferia di Parigi. Lui è un tecnico e lavora in zona, lei si reca ogni giorno a Parigi con l'R.E.R., nello studio di un architetto. I due si amano molto, ma i loro gusti sono differenti: Rémi gioca a tennis, gli piace andare a dormire presto e svegliarsi di buon'ora, mentre Louise detesta caricare la sveglia e vivere lontana dalla capitale ed è felice quando la sera può uscire a ballare e conoscere gente sempre nuova. Un giorno, essendosi liberato a Parigi un "pied-à-terre" di sua proprietà, Louise ha un'idea: lo restaura e lo arreda, ma non lo affitta, ripromettendosi di rifugiarsi lì almeno una volta alla settimana, per trovarvi un po' di libertà e di solitudine e dormire da sola. Rémi cede alle sue insistenze pur avendo paura che lei prima o poi si troverà un amante e l'esperimento ha inizio. Octave, un giornalista amico di Louise, è l'unico a porre delle obiezioni. L'idea di una qualche autonomia piace molto alla donna, ma una sera di plenilunio, ad una festa in casa della sua amica Camille, Louise incontra Bastien, un ragazzo un po' rozzo e più giovane di lei: i due ballano, poi fanno un rapido giro per locali, per finire nel "nido". Dalla breve avventura Louise non trae granché: è stata nulla più che una sbiadita parentesi, per un tipo come lei, abituata ad essere amata e vezzeggiata. Senonché, in un caffè un giorno a lei e Octave sembra di intravedere prima Rémi, poi, in fondo alla sala, anche Camille. Louise ne è irritata e turbata: forse il suo uomo ha una relazione? Interroga con discrezione Camille, che dice di essere appena rientrata a Parigi da un viaggio in Italia. Evidentemente, Louise si è sbagliata. Ma quando torna a casa, Rémi le confessa di avere un'amante. Con ciò, la convivenza è finita e Louise, tanto desiderosa di un po' di solitudine, resterà ora veramente sola. Per fortuna, però, c'è sempre qualcuno disposto ad ascoltare le pene d'amore...

CRITICA

"Non tragga in inganno una trama, solo in apparenza esile e che a taluno può apparire anche banale. C'è ben più. Il plenilunio - che notoriamente non fa dormire e stimola grilli nella testa - non è che un momento ed un pretesto in un quadro di notevole impegno e bellezza. E' un film sull'indifferenza della nostra società, un'opera ghiaccia, dove non c'è affetto per i personaggi, dove ogni passione è vanificata, la stessa sessualità sterilizzata e i sentimenti valutati, poco più di come un entomologo studia al microscopio uno dei più comuni insetti. Un film, dunque, assai arido, un po' beffardo e come intriso di una sottile perfidia, nel quale, peraltro, Rohmer sa fare scattare puntualmente tutti i necessari meccanismi psicologici che stanno a monte della Parola. Perché 'Le notti della luna piena' sono soprattutto teatro; tutto l'impianto del film è squisitamente teatrale (per le entrate, le uscite ed il dialogo, ed è un gran peccato non sentire quello originale). [...] Gli spunti sono moltissimi. C'è l'insoddisfazione, la irrequietezza ed il desiderio di libertà di Louise, donna troppo amata e possessiva, ma anche espressione di un tipico vittimismo; c'è la banalità di Rémi, spesso narcisistico e infantile (indispettito, si prende a schiaffi...); c'è, infine, Octave, pensatore a scartamento ridotto, intellettuale ma non troppo, in fondo simpatico, ma umoroso e narcisistico anche lui. Un mondo di piccoli borghesi in decollo permanente verso i gradini di uno 'status' superiore, gestori di situazioni emotive di marca irreversibilmente modesta; gente adusa a discorsi senza cifra e prontissima a illusioni, incontri ed evasioni di lieve entità, e così via dicendo. [...] Certo, i personaggi di Rohmer sono sempre irrisolti; alla fine stessa del film il discorso non si arresta, per cui si profilano sempre nuove possibilità, nuove aperture ed incastri, quasi in un gioco (desolante, non affascinante) di specchi che propongono soluzioni alternative e poi ancora le illusioni, le apparenze e le contraddizioni dell'uomo d'oggi." ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 98, 1985),

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