Le luci della sera2006

SCHEDA FILM

Le luci della sera

Anno: 2006 Durata: 80 Origine: FINLANDIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Aki Kaurismäki

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:AKI KAURISMÄKI PER SPUTNIK OY

Distribuzione:BIM (2007), DVD: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO

ATTORI

Janne Hyytiäinen nel ruolo di Koistinen
Maria Heiskanen nel ruolo di Aila
Maria Järvenhelmi nel ruolo di Mirja
Ilkka Koivula nel ruolo di Lindström
Juhani Niemelä nel ruolo di Capo dello staff
Sergei Doudko nel ruolo di Russo
Andrei Gennadiev nel ruolo di Russo
Arturas Pozdniakovas nel ruolo di Russo
Sulevi Peltola nel ruolo di Supervisore
Sesa Lehto nel ruolo di Guardia di sicurezza
Jukka Rautiainen nel ruolo di Guardia di sicurezza
Antti Reini nel ruolo di Guardia di sicurezza
Neka Haapanen nel ruolo di Guardia di sicurezza
Santtu Karvonen nel ruolo di Guardia di sicurezza
Aarre Karén
Kati Outinen
Matti Onnismaa
Pertti Sveholm
Silu Seppälä
Tommi Korpela
 

SOGGETTO

Kaurismäki, Aki
 

SCENEGGIATORE

Kaurismäki, Aki
 

MUSICHE

Melrose
 

MONTAGGIO

Kaurismäki, Aki
 

SCENOGRAFIA

Pätilä, Markku
 

COSTUMISTA

Harjupatana, Outi

TRAMA

Koistinen è un piccolo uomo senza qualità. Buono e incapace di perdere la speranza, lavora come guardiano di un grande magazzino ad Helsinki. Una sera, durante il turno di lavoro, una giovane donna lo seduce per far sì che i suoi complici riescano ad entrare nella struttura e la svaligino. Complice suo malgrado del furto, amato soltanto dalla padrona di un chiosco di salsicce, Koistinen viene condannato dalla giustizia a pagare per la sua ingenuità e per reati che non ha commesso.

CRITICA

"Kaurismaki, chiude la 'trilogia dei perdenti' con 'Le luci dei sobborghi'. Il mood, inconfondibile, è lo stesso di 'Nuvole in viaggio' e 'L'uomo senza passato', con una punta di humour in meno. La città è sempre Helsinki, una Helsinki moderna e insieme senza tempo, fatta di periferie silenziose e bar malinconici che probabilmente esistono solo nei film del geniale finlandese. (...) Luci anni '50, dialoghi scarni ma irresistibili (Kaurismaki è un maestro del sottotesto), una colonna sonora che mescola Puccini e Gardel (ancora 'Volver !') ai tanghi di Olavi Virta, compositore finlandese amatissimo in patria. Più una fievole speranza che in extrenmis illumina il destino dei diseredati. Ammirevole per coerenza, Kaurismaki stavolta non brilla per novità. E il suo ultimo film somiglia fin troppo a tutti gli altri, un po' come l'irresistibile cagnetto Paju, ultimo discendente di una famiglia di bastardini che accompagna da sempre il lavoro del finlandese." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 maggio 2006) "Destinato ai cultori del cinema d'arte e d'essai, 'Les lumières du Faubourg' non aggiunge nulla all'identikit di Aki Kaurismaki. Già incoronato con due premi importanti a Cannes grazie a 'L'uomo senza passato', il regista finlandese vi sviluppa l'allusione chapliniana del titolo con i consueti toni da ballata minimalista: una sorta di spleen boreale che privilegia sino alla maniera il sottomondo degli umili e dei marginali e lo culla con le immagini fredde e asettiche e la complicità dell'accompagnamento musicale. Assistiamo così, senza un briciolo di vera emozione, alla discesa agli inferi del signor Koistinen (Janne Hyytiainen), sconsolato nottambulo ingiustamente accusato di furto con scasso proprio dalla donna di cui è innamorato. Negli sgradevoli sfondi di un nord Europa più disumano che mai, il poverocristo s'appresta a perdere in un colpo solo e senza un lamento posto di lavoro, alloggio, libertà e illusioni; ma per fortuna anche nella miseria più nera può materializzarsi l'ala di un angelo... E Kaurismaki finisce per fare della stralunata naiveté compositiva un fine ammiccante anziché un mezzo espressivo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 23 settembre 2006) "Vedere un film del finlandese Aki Kaurismaki, 49 anni, è un autentico piacere. La semplicità classica e profonda, lo stile lucido tutto concentrato sui protagonisti e sulla storia, senza distrazioni né parentesi, l'espressività degli attori, il deserto irreale della città; questo e altro fanno di Kaurismaki un maestro. 'Le luci della sera' (dopo 'Nuvole in viaggio' e 'L'uomo senza passato') è l'ultimo film di una trilogia proletaria dedicata ai perdenti: se il soggetto dei primi due film era la mancanza di lavoro e la mancanza di casa, il tema di questo è la mancanza di affetti, la solitudine. (...) La magia, le luci romantiche, il lato favoloso d'altri film del regista sono scomparsi per lasciar posto al male di vivere. Dolci canzoni, musica di tango, accompagnano la brutalità." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 gennaio 2007) "Breve: dura un'ora e venti; laconico: pochi dialoghi, molti silenzi; insolito: protagonista è 'un romantico scemo, fedele come un cane'. Può essere solo un film di Aki Kaurismäki su Aki Kaurismäki. Stavolta s'intitola 'Le luci della sera'. Stavolta, perché - se il film ha questi pregi - ha anche un difetto: è seriale. Il regista, sceneggiatore e produttore finlandese si ripete. Ma i più non hanno visto i suoi film precedenti, come il capolavoro 'Nuvole in viaggio' (1996) e il notevole 'L'uomo senza memoria'. E per loro valgono gli attributi dell'incipit. Kaurismäki presenta questi tre film come parti di una trilogia. In realtà 'Nuvole in viaggio' ne era la sintesi. L'analisi è venuta con gli altri due. Nulla di male, ma nemmeno nulla che sia tornato a quei livelli. È probabile che, cinquantenne etilista, Kaurismäki trovi fondi solo per film a basso costo e garantito rendimento. 'Le luci della sera' era infatti in concorso al Festival di Cannes: vetrina importante. Improbabile che da lui avremo mai una produzione di vasto respiro, quella di cui il cinema europeo avrebbe più bisogno, perché farebbe pensare senza annoiare." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 12 gennaio 2007) "Con questo suo splendido, gelido, intangibile finale della trilogia dei perdenti Kaurismaki dice che viviamo da monadi, oggetti e non più soggetti di un mondo chiuso agli affetti. (...) Aki il finlandese afferma il diritto al pessimismo senza poesia né catarsi, il mondo è quello che è, le porte si sono chiuse. Resta la confusione, il rock mescolato al 'Volver' almodovariano e a Puccini, ma il filo è staccato. L'occhio registra l'atto beckettiano senza parole di Koistinen (Janne Hyytiainen) ma i contatti non sono più con la vita ma col cinema, finzione che l' autore rende magnifica complice della sua desolata visione del mondo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 12 gennaio 2007) "Luci anni '50, dialoghi scarni ma irresistibili (Kaurismäki è un maestro del sottotesto), una colonna sonora che mescola Puccini e Gardel ai tanghi di Olavi Virta, compositore finlandese amatissimo in patria. E' lo stile unico di Aki Kaurismäki, che con 'Le luci della sera' chiude la struggente trilogia dei perdenti. Il tono stralunato e dolente è quello di 'Nuvole in viaggio' e 'L'uomo senza passato', ma un poco più disperato. (...) Ammirevole per coerenza, Kaurismäki magari non brilla per novità e i suoi ultimi film si somigliano tutti un po'. Come il buffo cagnetto Paju, ultimo di una stirpe di bastardini che accompagna da sempre il lavoro del finlandese. Ma la fievole speranza che illumina il destino dei diseredati, l'esattezza degli sguardi, delle luci, dei tempi, dei gesti, scalderebbero il cuore dello spettatore più cinico." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero, 12 gennaio 2007)

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