Le chiavi di casa2004

SCHEDA FILM

Le chiavi di casa

Anno: 2004 Durata: 105 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, FAMILY

Regia:Gianni Amelio

Specifiche tecniche:35 MM (1:1,85)

Tratto da:liberamente ispirato al libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia

Produzione:ENZO PORCELLI, KARL BAUMGARTNER E BRUNO PESERY PER RAI CINEMA, ACHAB FILM, POLA PANDORA FILM PRODUKTION, ARENA FILMS

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Andrea Rossi nel ruolo di Paolo
Kim Rossi Stuart nel ruolo di Gianni
Charlotte Rampling nel ruolo di Nicole
Pierfrancesco Favino nel ruolo di Alberto
Alla Faerovich nel ruolo di Nadine
Michael Weiss nel ruolo di Andreas
 
 
 

MONTAGGIO

Paggi, Simona
 

SCENOGRAFIA

Basili, Giancarlo
 

EFFETTI

Napoli, Claudio

TRAMA

Gianni, un giovane padre, ritrova dopo 15 anni il figlio Paolo, handicappato a causa di complicazioni sopravvenute durante il parto (nel quale la madre ha perso la vita) e che alla nascita ha abbandonato alle cure di alcuni zii. Gianni, che nel frattempo si è risposato ed è diventato padre di nuovo, tenta ora di costruire un rapporto con Paolo tra problemi, ansie, angosce e paure...

CRITICA

"Qualsiasi cosa decida la giuria, il film per cui ricorderemo Venezia 61 è 'Le chiavi di casa' di Gianni Amelio. Si può definire 'il romanzo di un non romanzo' perché rispecchia 'Nati due volte' (Mondadori), con cui il compianto Giuseppe Pontiggia vinse il Campiello nel 2001: la testimonianza personale sulla malattia di un figlio minorato attraverso trent'anni.(...) Affascinato dalla lettura, Amelio scoprì presto con Rulli e Petraglia che il libro era impossibile da sceneggiare. Bisognava inventare un intreccio autonomo pur restando in sintonia con l'esperienza e lo stile dell'autore. (...) Nel raccontare il viaggio di padre e figlio a Berlino, per esami specialistici, e proseguito in un fantastico itinerario fino in Norvegia, Amelio intreccia in chiave di finzione una concreta ipotesi di consanguineità fra i suoi interpreti, i quali recitando il loro duetto hanno finito per viverlo. Il tutto in un contesto rarefatto e poetico, anche grazie alla fotografia di Luca Bigazzi e alla musica di Franco Piersanti, e senza scivolamenti consolatori o sdolcinati. Vedi una Charlotte Rampling, madre a sua volta di una ragazza in condizioni ancora più allarmanti, che confessa la voglia di dire alla figlia 'Perché non muori?' e vedi Andrea che con pari durezza, nel percepire le inadeguatezze paterne, lo inchioda con un terribile: 'Non si fa così'. Superfluo constatare che questa battuta è una lezione per tutti noi." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 10 settembre 2004) "E quando il viaggio prosegue verso la Norvegia, dove abita Christine, un'amica di penna di Paolo, che finalmente incontrerà l'amata "bellissima", vista solo in fotografia, il film si chiude di nuovo come la scuola il giorno di domenica. Così l'emozione nel duetto padre-figlio si esaurisce, si congela, si isterilisce in battute e lacrime. Ricordiamo 'L'ottavo giorno' di Jaco van Dormael con il ragazzino down sprigionante il fantastico, inventore di universi paralleli, rivoluzionario dell'esistente, dove la malattia era tutta negli altri, ciechi e paralizzati. Non c'è questo scandalo nel film di Gianni Amelio. Se non negli occhi strabici di Andrea Rossi, che mette tutto sottosopra con la sua presenza di autentico "disturbatore" del testo." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 10 settembre 2004) "Amelio è tornato alle psicologie sommesse, ai tratti fini, all'intensissima poesia di quella che, fino ad oggi, era stata la sua opera maggiore, 'Il ladro di bambini'. (...) Scritto da Amelio. Con la collaborazione di Rulli e Petraglia, quasi in parallelo con un libro di Giuseppe Pontiggia, il testo segue passo passo l'evoluzione di quel padre in equilibrio sottile fra il rimorso, la scoperta di un affetto nuovo e l'affermarsi di una assunzione di responsabilità quasi eroica. La regia - splendida - fa il resto: con tocchi lievi, passaggi ben scanditi, la cornice ospedaliera, con alcuni incontri attentamente formulati, evocata con un realismo piano, pur non tacendone le asprezze. E affidando principalmente alla mobilissima interpretazione di Kim Rossi Stuart di visualizzare in modo magistrale l'itinerario sofferto ma generoso del padre." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 10 settembre 2004) "Che coraggio: un film sull'handicap che non scarica il problema sull'interprete (come è accaduto ai vari Sean Penn, Dustin Hoffman, Daniel Day-Lewis, Giancarlo Giannini, etc.) ma va in fondo alle cose, prendendo per attore un vero handicappato e affrontando tutti i problemi di regia posti da una scelta simile: cosa mostrare, in che modo, come dirigere un disabile che non si limita certo a fare se stesso, cosa dire o non dire per evitare lo spettacolo del dolore, etc. Che meraviglia: un regista che parte da un libro importante e autobiografico - 'Nati due volte' di Giuseppe Pontiggia - ma non lo adatta per lo schermo, bensì lo reinventa, lo riassimila cercando nel rapporto con il giovane attore disabile Andrea Rossi un equivalente, per quanto possibile, dell'esperienza da cui nasceva il libro. E che semplicità: mentre altri diluiscono il tema costruendogli intorno barocche macchine narrative, Gianni Amelio con 'Le chiavi di casa' torna all'essenziale. Al dolore, allo stupore, a quell'assoluto enigma che è - sempre - l'altro, il diverso, ciò che non potremo mai conoscere ma in cui oscuramente ci rispecchiamo. Giorno per giorno." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 settembre 2004)

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