L'arciere di ghiaccio1987

SCHEDA FILM

L'arciere di ghiaccio

Anno: 1987 Durata: 87 Origine: NORVEGIA Colore: C

Genere:AVVENTURA, AZIONE, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:2.35), SCOPE

Tratto da:-

Produzione:JOHN M. JACOBEN PER FILMKAMERATENE A/S, MAYCO, NORSK FILM A/S, NORWAY FILM DEVELOPMENT, THE NORWAY FILM DEVELOPMENT COMPANY

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA (1989) - VIVIVIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Una gelida sera degli anni intorno al mille, Aigin, un fiero lappone sedicenne, sta rientrando dalla caccia sui rudimentali sci, atteso dalla famiglia, quando da un'altura avvista una numerosa masnada di Tsjudie feroci predatori dei villaggi lapponi. Appiattato dietro un cespuglio, il ragazzo assiste inorridito allo scempio dei cadaveri dei familiari, trucidati e gettati dagli Tsjude nel lago gelato, attraverso una crepa di ghiaccio che lo ricopre. Tradito da uno degli sci, che gli è sfuggito dal piede scivolando giù fra gli Tsjude, Aigin viene scoperto e inseguito dai predoni che lo colpiscono con uno dei loro micidiali strali. Proprio grazie all'unico sci rimastogli, il ragazzo riesce a sfuggire agli inseguitori e a riparare nel più vicino villaggio, gettando il panico fra gli abitanti che lo accusano di aver segnato la traccia ai predoni con la propria fuga, mettendo tutti in pericolo.Viene perciò dato l'ordine di evacuare, mentre Aigin è amorevolmente curato dalla giovane Paiblin, che si innamora di lui. L'indomani, allestite le slitte, tutti se ne vanno lasciando solo Aigin che rifiuta di seguirli, deciso a far giustizia degli Tsjude. Nella notte viene turbato da segni premonitori e raggiunto prima dal "saggio" Raste, capo spirituale del villaggio che tenta di dissuaderlo dall'impresa scomparendo poi misteriosamente, e successivamente da tre lapponi del villaggio evacuato. Questi gli offrono aiuto, ma vengono quasi subito massacrati dai Tsjude, sopraggiunti velocemente, proprio sotto gli occhi di Aigin, che nascosto in un rifugio nella neve è impossibilitato a intervenire. Ecco però riapparire di soppiatto Raste, che sollecita il ragazzo a mettersi in salvo mentre lui cercherà di distrarre i predoni. Quando Aigin vede che Raste è torturato dagli Tsjude, che vogliono sapere da lui il luogo dove è riparata la tribù, balza fuori dal nascondiglio e si offre di guidarli lui stesso dai rifugiati in cambio della vita di Raste.

CRITICA

"E' la trasposizione in immagini di una delle più suggestive leggende di quelle popolazioni nordiche che ancor oggi vivono oltre il circolo polare artico una loro dura e misteriosa, eppur tanto amata vita di nomadi, fra renne, nevi e ghiacciai: la leggenda epica di un giovane eroe lappone, ardimentoso e umano, che intorno al mille salva la sua gente dall'incursione di predatori feroci e spietati, divenendo custode di tradizioni e costumi riccamente umani ed emblema di una fantasiosa e poetica spiritualità. (...) Il protagonista esordiente - poco più che un fanciullo - Mikkel Gaup, interpreta con fiero dinamismo la figura dell'eroe, duramente temprato dagli elementi e dalle avversità, ma dall'animo pieno di sensibilità e di poesia, sentimenti che trapelano attraverso l'intensità di uno sguardo straordinariamente espressivo. La scenografia immerge quasi sensibilmente lo spettatore nelle sconfinate distese innevate dell'Antartide e la colonna sonora ne fa come percepire al vivo i silenzi misteriosi, rotti da pochi suoni naturali e dalle voci dure e gutturali, minacciose e incomprensibili, dei predatori sempre incombenti e "brancolanti alla cieca verso la distruzione". Più che da sentimenti di vendetta, tuttavia, o da temeraria presunzione, l'eroe di questa leggenda appare sorretto da una specie di "pietas" ancestrale, che lo fa tutt'uno con la natura, amica anche quando è aspra e insidiosa, e con l'innata umanità della sua gente, e nella stesso tempo sempre fiducioso nella presenza di forze benefiche, che lo ispirano e lo sostengono nella determinazione di proteggerne l'incolumità e l'innocenza. Film notevole per coerenza narrativa e intensità drammatica, servito da ottima fotografia e da sobrietà ed efficacia d'interpretazione." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 107, 1989)

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