SCHEDA FILM

L'AMOUR BRAQUE- AMORE BALORDO

Anno: 1985 Durata: 100 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:GROTTESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:ROMANZO "L'IDIOTA" DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

Produzione:SARA FILMS PARIS/ALAIN SARDE

Distribuzione:ARTISTI ASSOCIATI - DOMOVIDEO

TRAMA

Dopo una rapina in banca, Mickey e i suoi soci si recano a Parigi. In treno Mickey conosce Léon, un giovane transfuga ungherese di nobile estrazione, lo prende in simpatia e, arrivato alla Capitale, lo presenta all'amante Marie, che è stata costretta a fare la mantenuta di lusso nella gang dei quattro fratelli Venin, implicati nei più loschi traffici. Léon e Marie sono presi dal grande amore, ma si trovano anche coinvolti in una sequela di rapimenti e assassini. L'appartamento dei Venin è distrutto, Mickey salva Marie, mentre Léon, sempre esitante e un pò candido, è travolto nel turbine della passione e degli eventi scatenati dalle bande rivali. Mickcy uccide Claude Venin e poi dà la caccia al fratello Gilbert il quale, morente, è obbligato a rivelare l'indirizzo del terzo fratello (Edgar). Mickey e i suoi figli riescono a trovarlo, ma è Simon, l'ultimo dei quattro fratelli, che a loro preme sopra ogni altra cosa. Ucciso anche Edgar, Mickey decide di recarsi, armi alla mano, al teatro, in cui si produce Aglaè, una non più giovane attrice drammatica, della quale è ardentemente innamorato il quarto dei Venin, che muore assassinato in un parcheggio. Tutta la guerra è stata mossa da Mickey, che ha ucciso per Marie. Ma la bella Marie non l'ama: così perderà la vita anche lei e nella sparatoria conclusiva morirà lo stesso Mickey, mentre lo sconvolto Léon riesce a fuggire.

CRITICA

"Anche il film sparisce nel nulla, perché chi troppo vuole nulla stringe. Zulawski, che ha scritto con Etienne Roda-Gil una sceneggiatura dove si fa indigestione di Assoluto, ci inietta una overdose di immagini, fastidiosamente alla ricerca di qualcosa che non esiste, perché davvero non c'è una ragione che sorregga l'impianto, né i personaggi. Ciascuno nuota nel suo baratro esistenziale con qualche vago e casuale accenno alla Storia in alcune scene si nota ancora che il regista è uno che ci sa fare col cinema e ha belle intuizioni scenografiche, ma tutto va allo sbaraglio, nella prima linea di una guerra di cui non possiamo essere che spettatori passivi. Perché in questi casi, più che dire bello o brutto bisogna dire che solo Zulawski se in buona fede, sa cosa voleva dire. Ma all'inconscio sarebbe bene dare un ordine. Gli attori si danno un gran daffare e, poverini, sono i meno colpevoli: anzi, Sophie Marceau, lanciata dal 'Tempo delle mele' in questa vicenda spiritualmente hard, grida, piange e si spoglia con una certa bravura, mentre i due ragazzi, Francis Huster e Tcheky Karyo, sono molto meglio dei loro personaggi. Forse si chiedono anche loro perché; ma il film macina tutto." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera') "Un film tipico di Andrzej Zulawski, il regista polacco che ha scelto da tempo la Francia come sua seconda patria, e che segue (anche come stile), il precedente 'Femme publique' col quale forma una specie di dittico. Anche qui è una sorta di omaggio (a suo modo, ovviamente) a Dostojevskji: mentre nell'altro film la storia era ispirata ai 'Demoni' qui il regista ha preso spunto dall' 'Idiota' per trasferire sullo schermo una vicenda dove violenza, nevrosi, erotismo sono spinti al massimo, creando un vero guazzabuglio cinematografico da cuiper lo spettatore è difficile poter trovare il bandolo della matassa. (??) Un'opera convulsa ed isterica, dove tutto è urlato, dove il ritmo cinematografico è il vero, unico specifico filmico, in cui rivediamo la giovane Sophie Marceau (lanciata a suo tempo da 'Il tempo delle mele') qui in una storia ben diversa da quella dei primi amori dell'adolescenza. Accanto a lei Francis Huster, Tchey Karyo e Cristiane Jean, coinvolti in questa sorta di vulcano cinematografico messo in eruzione dal regista polacco." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 15 Giugno 1986) "Preferisco i suoi film dispari ('L'importante è amare', 'Femme publique'), e 'Amour braque' è pari. Intanto qui non gli è riuscita l'operazione che aveva avuto successo con i film precedenti: 'Possession' è un film con Isabelle Adjani, in 'Femme publique' splende Valerie Kaprinski, ma non si può dire che 'Amore balordo' sia un film con Sophie Marceau, bellina ma soltanto decorativa, schiacciata, comunque, dai suoi due partners maschili (Huster e soprattutto Karyo), che sulla corda tesa di una recitazione grottesca, istericamente mimata e parossistica, sanno stare meglio di lei, ancor troppo verde e legata alle dolcezze zuccherine del tempo delle mele. L'eccesso di scene d'azione, inoltre, toglie spazio e aria ai personaggi, affidati ad attori costretti senza pause a uno stile epilettico di gesticolazione e di movimento. Non si rimprovera qui a Zulawski il suo gusto barocco dell'eccesso, ma il corrompimento di quel gusto che produce una sorta di malattia del sentimento poetico e drammatico. E' come il lanciafiamme che viene usato in una delle più intense sequenze del film: Zulawski imprime al racconto e ai suoi personaggi una forza così dirompente e devastante che finisce con l'essere autodistruttiva." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 1 Ottobre 1985)

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