L'Agnese va a morire1976

SCHEDA FILM

L'Agnese va a morire

Anno: 1976 Durata: 135 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, VISTAVISION, TECHNICOLOR, EASTMANCOLOR

Tratto da:romanzo omonimo di Renata Viganò

Produzione:PALAMO FILM

Distribuzione:CIDIF - RICORDI VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI

TRAMA

Agnese, lavandaia della bassa Emilia, vive silenziosamente accanto a Paolo Palita, pressoché immobilizzato, ma ancora indomito marxista. Quando i Tedeschi le portano via il marito, che morirà sotto un bombardamento nel corso del trasferimento verso la Germania, Agnese decide di arruolarsi come partigiana. Dopo aver ucciso un tedesco con il calcio del fucile, raggiunge un gruppo partigiano e ne diviene nel contempo la vivandiera e la "mamma". Per quanto illetterata, Mamma Agnese dimostra equilibrio e molto buon senso. Così, poco alla volta, i campagni le affidano compiti organizzativi importanti e le danno donne-staffette: non di rado, inoltre, alcuni casi vengono risolti in base alle sue timide osservazioni. Quando, nell'ultimo duro inverno, un gruppo di partigiani viene tradito e sterminato da Tedeschi appostati lungo il percorso che dovrebbe portarli oltre le linee, Agnese disobbedisce al Capo nascondendo in casa i superstiti; rischia l'espulsione ma viene reintegrata. Mentre si avvia verso il luogo di una missione, incappa in un posto di blocco. Un ufficiale, compagno di quello ucciso dalla partigiana, la riconosce e la uccide immediatamente sul posto.

CRITICA

"Il personaggio di 'Mamma Agnese' (tra l'altro interpretato con impegno dalla Thulin) è pressoché una novità apprezzabile nella lunga e logora antologia filmica sulla Resistenza. Tuttavia, valido come simbolo della donna in un tormentato periodo storico, manca nella fattispecie di sufficiente spessore e contiene dell'ambiguità morale: se le sue doti materne nei confronti di giovani allo sbaraglio e alle prese con momenti psicologicamente assai difficili sono positive, la sua scelta 'politica' non scaturisce da effettiva coscienza ideologica, bensì da un'emotiva e inflessibile volontà di vendetta." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 82, 1977)

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