Lady Vendetta2005

SCHEDA FILM

Lady Vendetta

Anno: 2005 Durata: 112 Origine: COREA DEL SUD Colore: C

Genere:DRAMMATICO, THRILLER

Regia:Park Chan-wook

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:CJ ENTERTAINMENT

Distribuzione:LUCKY RED (2006), (2008)

ATTORI

Lee Young-Ae nel ruolo di Geum-Ja Lee
Choi Min-sik nel ruolo di Sig. Baek
Lim Su-Gyeong
Anne Cordiner
Go Su-hee nel ruolo di Ma-Nyeo
Kim Bu-Seon nel ruolo di Woo
Kim Byeong-ok
Lee Dae-yeon
Oh Dahl-su nel ruolo di Mr. Chang
Shin Ha-kyun
Kang Hye-jeong
Nam Il-Woo nel ruolo di Detective Choi
Yun Jin-Seo
Yu Ji-tae
Song Kang-ho
Oh Kwang-rok
Ra Mi-Ran nel ruolo di Oh, Su-Hee
Ryu Seung-Beom
Lee Seung-Shin nel ruolo di Yi-Jeong Park
Ryoo Seung-wan
Kim Shi-Hoo nel ruolo di Geun-Shik
Seo Yeong-Ju nel ruolo di Kim, Yang-Hee
 

SOGGETTO

Chan-wook, Park
 

MUSICHE

Young-wook, Cho
 

SCENOGRAFIA

Hwa-Sung, Cho
 

COSTUMISTA

Sang-kyoung, Cho

TRAMA

Geum-ja, una bellissima ventenne che non può fare a meno di attrarre l'attenzione di ogni uomo che incontra, viene incolpata ingiustamente del rapimento e dell'assassinio di un bambino, diventando il polo d'attrazione dei media che ne seguono senza sosta le vicende processuali. Condannata a tredici anni di prigione, li sconta trasformandosi in una detenuta modello e guadagnandosi così l'appellativo di "dolce" Geum-ja. Ma la sua non è che una copertura: durante gli anni trascorsi tra le mura del carcere non ha fatto che aspettare il momento della vendetta nei confronti del suo insegnante, il signor Baek. Cosa è successo realmente tredici anni prima e quale dilemma l'attanaglia ora?

CRITICA

"'Sympathy for lady Vengeance' del regista sud coreano Park Chan-Wook (terzo capitolo della trilogia, preceduta da 'Sympathy for Mr. Vengeance' e il famoso 'Old Boy') è la più lucida analisi del più radicato dei sentimenti umani: la vendetta, tema tra i più saccheggiati dal cinema, irto di ambiguità e facili mistificazioni. Park Chan-Wook ridisegna l'orizzonte, portando la vendetta sul campo dell'estetica, facendone di essa una estetica del rituale e regalandoci un film e una trilogia esemplari." (Dario Zonta, 'L'Unità', 4 settembre 2005) "Molti meriti, ma anche qualche pecca. Intanto, fra i meriti, i modi di rappresentazione. Senza essere quasi surreali come in 'Old Boy', si tengono spesso in equilibrio fra il realismo, la pagina più tesa e angosciante è quella, pur molto insistita della vendetta collettiva, i parenti delle piccole vittime da un parte e il mostro dall'altra. Affidato a immagini forti, figurative, persino preziose. Sul versante dell'immaginazione molti ricordi, specie quelli della vita in prigione, si alternano al resto con qualche incisività ma qui, dal punto di vista narrativo, si affastellano troppi temi, troppi personaggi e troppe situazioni di contorno che non solo intralciano la logica del filone vendetta ma ne smorzano il clima che pur dovrebbe procedere in crescendo verso quella conclusione terrificante. Basta però questa conclusione e il disegno sempre ben precisato di quella protagonista lacerata e stravolta per dare un senso al film. Con la consapevolezza che anche questa terza puntata di Park Chan-Wook sulla vendetta potrà ottenere consensi. Sia pure con riserve." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 4 settembre 2005) "La novità del regista coreano è una novità di 'sguardo'. Per intenderci, basta pensare alla sposa del 'Kill Bill' di Tarantino: donna ma portatrice di una vendetta - come dire? - tutta maschile. Invece, la storia di Geum-ju sposa la spietatezza con la dolcezza, la legge del contrappasso col sacrificio e con la redenzione. Le inquadrature sono perfette: il racconto - nella prima parte fitto di anacronie e rimandi temporali, poi lineare - esige di essere seguito con una certa concentrazione." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 gennaio 2006). "Cinema estremo che arriva a un omicidio ritual-collettivo, "sani" giustizieri di famiglia all'opera contro il peggior crimine, le torture ai bimbi. Efferatamente innocente ed etico, nel finale che mette tutti in imbarazzo, il film accumula tensioni nel gioco grottesco dei contrari. All'autore piace la figura non l'azione, ed è suadente nel film l'improbabile cammino dalla vendetta alla redenzione che trova nell'ultima mezz'ora un taglio di tempi e luci magistrale, fascinazione visiva che fa perdonare il resto di un esercizio manierista dove risplende il volto retrò di Lee Young-ae." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 gennaio 2006) "Cinema allucinato, sadico, decostruito, ricercato. Con 'Lady Vendetta' Park Chan-wook conclude la sua trilogia sulla giustizia, un tema che oggi come sempre può benissimo interpretarsi come tragedia pulp. Sul leitmotiv alla Conte di Montecristo il regista coreano innesta le note personalissime di uno stile che fonde l'ironia con l'efferatezza, il realismo con il delirio, il raziocinio filosofico con l'aggressività ferina, spingendoci senza remore in un vortice spiazzante e travolgente che si frammenta nei dettagli più esplosivi e si ricompone in una riflessione equanime e disillusa sulle (scarse) possibilità dell'uomo di reggere alla sfida degli angeli e dei demoni che coesistono nella sua essenza. (,,,) Nel climax del film - punteggiato d'immagini brutali nella loro poesia e viceversa - la protagonista s'immerge sino allo spasimo nell'oscurità psicologica e nella tortura fisica che l'istinto primordiale pretende come inevitabile risarcimento. Lo stile di Park Chan-wook non ha, forse, eguali nel panorama contemporaneo e persino gli incubi tarantiniani impallidiscono di fronte alla sua maniera fredda e asciutta di dettagliare il veleno interiore dei personaggi distillandone goccia a goccia la tensione spiritualista: 'Lady Vendetta' riesce a rendere la rabbia dolce, l'odio elegante, la violenza delicata. Il principio della redenzione, applicato a una catena di misfatti che colpisce e scandalizza in senso evangelico lo spettatore, diventa, così, la logica stessa del film, il collante della sua struttura arcana e complessa." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 gennaio 2006)

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