La vera vita di Antonio H.1994

SCHEDA FILM

La vera vita di Antonio H.

Anno: 1994 Durata: 93 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:GROTTESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:GIANFRANCO PICCIOLI PER PICCIOLI FILM, ISTITUTO LUCE, IN COLLABORAZIONE CON BELLATRIX PICTURES

Distribuzione:ISTITUTO LUCE (1994) - PANARECORD

TRAMA

L'attore Antonio Hutter recita, in un teatro decadente e con l'ausilio di un nastro registrato con applausi, la sua vita: figlio di un ebreo-romano assai tollerante e di una bolognese cattolica, vive l'infanzia in Israele, dove durante la sua prima apparizione teatrale esordisce facendosi la pipì addosso. Trasferitosi a Verona, è sommerso dall'onda dei film sexy anni '60. A scuola va malissimo, tanto che il padre gli compra la licenza media. Affascinato dal cinema si esalta nel vedere il successo di Dustin Hoffman nel film "Il laureato": anche lui come il protagonista non è un tipo aitante. Nel '68 e negli anni di piombo, mentre una delle sue donne addirittura ospita dei terroristi, lui pensa solo al cinema, e decide di trasferirsi a Roma, dove ritrova un ex compagno d'armi e sollecita registi e produttori per ottenere una qualsiasi particina, importunando persino Godard e Welles. Gira i suoi primi film, tra cui una scena in "Il conformista" di Bertolucci, per la quale Trintignant lo complimenta ma che viene tagliata al momento dell'uscita del film. Moretti lo chiama solo per giocare a tennis, e lui si consola amoreggiando regolarmente con le sue conquiste al Drive In. Per quattro anni convive burrascosamente con Giuliana De Sio, e perde la visione delle finali di Mennea e della Simeoni alle Olimpiadi di Mosca per salvarla dal suicidio. Ma ecco la grande occasione. Scorsese lo chiama a New York per il film "Toro Scatenato", ma un motociclista lo investe e resta in coma tre settimane, quindi la parte nel film viene affidata a Joe Pesci. Ridotto a scrivere poesie e ad iscriversi ad un corso di tip tap, di cui dà un frenetico saggio. Antonio fugge improvvisamente via dal teatro: una telefonata lo avvisa che Coppola lo aspetta a Cinecittà per un provino.

CRITICA

"Il gioco è anche piacevole, molto per addetti ai lavori, talvolta un poco imbarazzante, ma stenta a diventare una rappresentazione organica che vada al di là dell'ego ipertrofico del signor H., cui Haber dà un entusiasmo totale, una complicità di occhiate feline, sornione e spaventate, un'adesione psicosomatica tutta freudiana sia che finga la morte in stile western, sia che balli il tip tap. Monteleone è qui un ispettore generale che regola il traffico emotivo. Gli ospiti d'onore parlano da psicologi della follia del loro assistito, che dà il suo meglio quando si affida all'aspetto visionario, l'unico in grado di mescolare ricordi, finzione e realtà." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 settembre 1994)

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