La stanza di Cloe1996

SCHEDA FILM

La stanza di Cloe

Anno: 1996 Durata: 93 Origine: AUSTRALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Rolf de Heer

Specifiche tecniche:PANORAMICA, ARRIFLEX 35 BL4, ARRIFLEX MACRO, 35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:ROLF DE HEER, DOMENICO PROCACCI, SHARON JACKSON, FIONA PATERSON, GIUSEPPE PEDERSOLI PER VERTIGO/FANDANGO PRODUCTION IN COLLABORAZIONE CON SMILE PROD., MARVEL MOVIES, SBS INDEPENDENT E THE SOUTH AUSTRALIAN FILM CORPORATION

Distribuzione:MIKADO FILM - BMG VIDEO

ATTORI

Celine O'Leary nel ruolo di La madre
Paul Blackwell nel ruolo di Il padre
Chloe Ferguson nel ruolo di La bambina a 7 anni
Phoebe Ferguson nel ruolo di La bambina a 3 anni
Kate Greetham nel ruolo di Kate, la babysitter
Peter Ferris
Peter Green
Todd Telford
 

SOGGETTO

de Heer, Rolf
 

SCENEGGIATORE

de Heer, Rolf
 

MUSICHE

Tardif, Graham
 

MONTAGGIO

Nehme, Tania
 

SCENOGRAFIA

Paterson, Fiona
 

COSTUMISTA

Freeman, Beverly

TRAMA

Cloe è una bambina di sette anni che si rifiuta di parlare per richiamare l'attenzione dei genitori che non fanno altro che litigare.

CRITICA

"Se gli autori andassero premiati per la loro coerenza, uno speciale riconoscimento non dovrebbe esser negato a Rolf de Heer, olandese emigrato in Australia all'età di otto anni, che, a partire dalla sua opera prima, si è eletto paladino dell'infanzia. (...) 'La stanza di Cloe' tenta l'ardua scommessa del Kammerspiel: il film è interamente visto con gli occhi e dall'altezza di una bimba settenne; in pratica non esce dai pochi metri quadri della di lei cameretta; fa uso intermittente, ma non per questo meno insistente del monologo interiore. Un rigore stilistico così deliberato ha il solo torto d'impedire qualsiasi spiraglio agli imprevisti della realtà, quegli imprevisti che tanto piacevano a Jean Renoir". (Callisto Cosulich, 'Avvenimenti', 12 giugno 1996) "La mini attrice Cloe Ferguson è davvero un colpo d'occhio e di cervello, anche se nella vita si comporta come tutte le bambine della sua età: ma nel parlare con noi spettatori, spesso con l'umorismo involontario dei bambini, Cloe è perfettamente inserita nel disegno espressivo di un film anomalo e intelligente, illuminista, persuasivo e fuori dai canoni, di cui ci complimentiamo con Domenico Procacci, produttore italiano, per la parte attiva avuta nella storia. Sono novanta minuti che viviamo rinchiusi nella stanza di Cloe, che comunica attraverso i disegni, sogna un cane e i giochi di campagna, ma rinuncia al dialogo, introducendo un tema basilare, molto amato da Bergman, come quello dell'assenza della parola: nell'arte come nella vita". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 18 agosto 1996)

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